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di Anna Rosa Besana, Rossella Gattinoni*
Le Raccomandazioni del Consiglio dell’Ue sui percorsi per il successo scolastico (30 ore l’anno di orientamento) si scontrano con la rigidit del nostro sistema: si fissi un nucleo di materie di base uguali per tutti fin dalle medie e il resto diventi la carte
Non facile per un ragazzo individuare la scuola giusta per lui gi a partire dalla scelta delle superiori e, a seguire, del percorso universitario o specialistico. Lo dimostrano le nuove Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea (datate 28 novembre 2022 e di recente rilanciate nell’ottica del Pnrr) sui percorsi per il successo scolastico, che mirano a ridurre i fallimenti con la piaga gravissima degli abbandoni. In effetti, spesso, nel passaggio fondamentale dalle medie alle superiori, le scelte sono poco appropriate e causa di ripetenze se non di abbandoni della scuola stessa. Ci confermato da una ricerca, molto puntuale, della Fondazione Agnelli sullo stato della secondaria di primo grado che mostra come il 44% degli studenti di scuola media non segue il consiglio orientativo. Per loro la probabilit di bocciatura al primo anno delle superiori quasi doppia rispetto a chi lo segue (Fondazione Agnelli, Rapporto scuola media 2021). A ci si aggiunge una recente inchiesta di AlmaDiploma del 2022, che evidenzia come il 45% dei diplomati non rifarebbe la stessa scuola. Dunque, chiaro: la scelta giusta di fondamentale importanza per il successo formativo o, quantomeno, per la realizzazione di aspettative personali. E questo anche un punto focale delle innovazioni richieste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), in via di attuazione, che prevede una serie di riforme: dal reclutamento dei docenti, alla revisione dell’istruzione tecnico-professionale, dal potenziamento delle discipline Stem e delle competenze digitali e, non ultimo, al percorso orientativo.
Ma entriamo nel merito di cos’ orientamento secondo quanto sottolineato recentemente dal Consiglio dell’Ue: dalle prime battute si legge che l’orientamento implica sostegno, fiducia delle potenzialit degli scolari e questo gi a partire dalla scuola dell’infanzia e primaria, nell’ottica della valorizzazione dei talenti e delle attitudini, con l’obiettivo di consentire il superamento delle difficolt che possono emergere durante il percorso scolastico. A seguire, si indicano gli strumenti che, gi a partire dal prossimo anno scolastico, dovrebbero essere messi in campo: moduli specifici dedicati all’orientamento sia alle medie che alle superiori. In entrambi i casi si parla di moduli di 30 ore anche extracurriculari, da non intendersi come discipline aggiuntive. Si specifica, infatti, che si tratterebbe di laboratori con gruppi di studenti omogenei per interessi, addirittura mescolati tra cicli inferiori e superiori, con azione di tutoraggio dei pi grandi verso i pi piccoli e laboratori tra docenti del ciclo superiore e studenti del ciclo inferiore. Il tutto da inserire poi in un E-portfolio che racchiuda il curriculum in itinere dello studente con la valorizzazione delle attivit formative sperimentate, in un’ottica personalizzata e interdisciplinare.
Un breve commento. Tali apprezzabili iniziative si scontrano con un sistema scolastico rigido, in cui vige una distinzione netta di ordini di scuola e di articolazione degli studenti in classi chiuse, che rende difficile attuare una vera flessibilit didattico- organizzativa che dia ai ragazzi la possibilit di ricalibrare la scelta dell’indirizzo di studi. Se, come si evince dalle Raccomandazioni, l’Orientamento prende le mosse gi con la prima scolarizzazione e prosegue in forme sempre pi articolate nei gradi elevati, l’iniziativa dovrebbe ascriversi a una revisione sostanziale dell’organizzazione scolastica, nell’ottica della valorizzazione delle attitudini attraverso la flessibilit del curriculum, con la reale possibilit di creare un percorso di studi individualizzato. Questo per evitare quello stress da carico di lavoro che gi dalle medie 4 studenti su 10 lamentano (Fondazione Agnelli, Rapporto scuola media 2021).
Nella concretezza, considerando l’impossibilit di una parcellizzazione estrema dei percorsi individuali, parrebbe opportuno articolare il curriculum in due parti: una parte di saperi ben definiti in termini di competenze di base, perseguibili da tutti gli studenti, in un numero limitato di discipline, soprattutto nella scuola media inferiore; una volta stabiliti gli obiettivi irrinunciabili, secondo un quadro orario che andrebbe anch’esso ridefinito, la seconda parte dovrebbe risultare aperta e diversificata, come una sorta di contenitore da arricchire in modo personalizzato. In questo modo, s ci si potrebbe avvicinare al modello delle scuole anglosassoni in cui gli studenti si iscrivono liberamente a corsi specifici (lingue, teatro, musica, diritto, laboratori vari di argomenti scientifici e cos via). Pensare, invece, di aggiungere un anno alle medie (quarta media), nell’ottica di un pi proficuo orientamento, per uniformare poi le superiori a modelli di quattro anni, sarebbe la semplificazione inutile di un problema complesso.
Se tutto ci deve diventare parte integrante dell’attivit didattica, da svolgersi anche al pomeriggio, non si possono, d’altra parte, eludere i problemi di trasporto, mensa e apertura pomeridiana delle scuole. E non pare realistico attribuire la risoluzione di queste pesanti criticit all’autonomia scolastica evocata spesso quale panacea di tutti i mali, per evitare, probabilmente, di ripensare al sistema scolastico in toto. Piuttosto, le Raccomandazioni spingono a considerare la scuola come un campus, dove il ridisegnare il curriculum implicherebbe, a ragione, il coinvolgimento di altri attori del processo formativo: territorio, enti, associazioni, aziende. Inoltre, si parla di spazi e tempi flessibili. Ma come potrebbero essere applicati se a inizio anno scolastico, nella fase della programmazione, nell’ambito dei 200 giorni di scuola obbligatori, si ha scarsissima flessibilit? Il tutto ridotto a qualche santo patrono o giorno aggiuntivo per i ponti? Se, al massimo, si pu scegliere tra trimestre e quadrimestre? Se l’attivit didattica continua a essere intesa in termini di scrutini intermedi e finali? Se la lunga pausa estiva rigidamente fissata e non lascia spazio a stacchi intermedi liberamente programmabili? Forse, uscire dalla logica della scuola cos come in Italia da sempre strutturata implicherebbe superare la rigidit del sistema in termini di classe, curricula, insegnamenti e, soprattutto, partire dalla base, la scuola dell’infanzia, per arrivare preparati alle superiori, dove s avrebbe senso la creazione di campus aperti all’istruzione e all’educazione in senso lato. Sono pronti, ci chiediamo, i vetusti edifici scolastici disseminati per il Bel Paese ad accogliere qualcuna delle ventilate novit?
*docenti di Lettere dell’IISS A. Greppi di Monticello in Brianza (Lecco)
10 marzo 2023 (modifica il 10 marzo 2023 | 08:19)
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