Se altrove pagano più e meglio

Se altrove pagano più e meglio

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l’editoriale Mezzogiorno, 21 aprile 2022 – 11:36 di Emanuele Imperiali Il Reddito di cittadinanza, così com’è strutturato, distorce il mercato del lavoro. Ciò è sempre più evidente nonostante le piccole riforme adottate dal governo. È l’architettura del provvedimento che va ripensata, non cancellata, perché in tutto il mondo occidentale esiste una misura che salvaguardi i poveri, coloro che non riescono a lavorare per motivi indipendenti dalla loro volontà, gli anziani, i diversamente abili. La vicenda di questi giorni in Puglia, solo una delle tante perché se ne susseguono in tutta Italia, soprattutto al Sud, è un’altra lampante dimostrazione di questa verità scomoda a dirsi ma terribilmente reale. Mancano camerieri, baristi, cuochi, operai, bagnini, gli stabilimenti balneari hanno difficoltà a funzionare per carenza di manodopera, gli hotel sono privi di personale, l’intero comparto del turismo e del tempo libero, già pesantemente penalizzati in questi anni di pandemia, rischiano di subire un’altra dura mazzata. In questo caso, almeno non vengono alla luce episodi di truffa, diffusi per la verità non solo nel Meridione ma anche al Nord, però emerge prepotentemente alla ribalta un problema di vaste dimensioni che il Corriere del Mezzogiorno ha più volte sollevato senza che finora siano state individuate soluzioni concrete per affrontarlo. Non funziona l’architettura di questa misura assistenziale, che è solo in teoria un’anticamera del lavoro perché sono rarissimi i casi di quanti, dopo aver goduto dell’assegno, siano stati effettivamente indirizzati verso una vera occupazione. È questo è il maggior limite del Reddito di cittadinanza. La riforma Draghi-Orlando ha stabilito l’improcedibilità delle domande senza la contestuale dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, che dovrà essere trasmessa all’Anpal per l’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche occupazionali. Obiettivo, scoraggiare quanti attualmente ne usufruiscono operando in nero, o quanti lo intendono come una sorta di sussidio senza avere alcuna intenzione di trovare un’attività regolare alla luce del sole. Il secondo limite è la cifra media concessa: 566 euro sono troppo elevati per rendere appetibili a tanti giovani lavori e lavoretti offerti stagionalmente dal settore del turismo. L’alternativa sarebbe una soltanto, la violazione della legge, per cui un datore di lavoro dovrebbe assumere in nero un percettore dell’assegno. Alla fine, il giovane resta il più delle volte seduto sul divano di casa o va in giro con gli amici bighellonando, o peggio si dedica a piccole attività truffaldine per arrotondare, trasformandosi nei fatti in un soggetto ai margini della società produttiva, proprio nella fascia d’età in cui invece dovrebbe fare formazione continua e lavorare alacremente per crearsi un futuro. A marzo 2022 in Puglia sono circa 130 mila i redditi e le pensioni di cittadinanza pagate ogni mese ad altrettanti nuclei familiari per un conteggio complessivo che finisce per riguardare poco meno di 300 mila persone. Una spesa, quindi, anche consistente per il bilancio pubblico. Nella regione, ma in generale in tutto il Mezzogiorno, domanda e offerta di lavoro, specie per alcuni profili professionali, ormai non si incrociano più per la quasi totale mancanza del primo. A ciò si aggiunge un ulteriore elemento: molti giovani che hanno frequentato le scuole alberghiere vanno a lavorare altrove, anche all’estero, contribuendo a quella dispersione del capitale sociale che sta sempre più depauperando la società e l’economia meridionale. La verità è che il dramma del lavoro è come un’anguilla, cerchi di tenerlo fermo da una parte e ti sfugge dall’altra. 21 aprile 2022 | 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-21 09:37:00, l’editoriale Mezzogiorno, 21 aprile 2022 – 11:36 di Emanuele Imperiali Il Reddito di cittadinanza, così com’è strutturato, distorce il mercato del lavoro. Ciò è sempre più evidente nonostante le piccole riforme adottate dal governo. È l’architettura del provvedimento che va ripensata, non cancellata, perché in tutto il mondo occidentale esiste una misura che salvaguardi i poveri, coloro che non riescono a lavorare per motivi indipendenti dalla loro volontà, gli anziani, i diversamente abili. La vicenda di questi giorni in Puglia, solo una delle tante perché se ne susseguono in tutta Italia, soprattutto al Sud, è un’altra lampante dimostrazione di questa verità scomoda a dirsi ma terribilmente reale. Mancano camerieri, baristi, cuochi, operai, bagnini, gli stabilimenti balneari hanno difficoltà a funzionare per carenza di manodopera, gli hotel sono privi di personale, l’intero comparto del turismo e del tempo libero, già pesantemente penalizzati in questi anni di pandemia, rischiano di subire un’altra dura mazzata. In questo caso, almeno non vengono alla luce episodi di truffa, diffusi per la verità non solo nel Meridione ma anche al Nord, però emerge prepotentemente alla ribalta un problema di vaste dimensioni che il Corriere del Mezzogiorno ha più volte sollevato senza che finora siano state individuate soluzioni concrete per affrontarlo. Non funziona l’architettura di questa misura assistenziale, che è solo in teoria un’anticamera del lavoro perché sono rarissimi i casi di quanti, dopo aver goduto dell’assegno, siano stati effettivamente indirizzati verso una vera occupazione. È questo è il maggior limite del Reddito di cittadinanza. La riforma Draghi-Orlando ha stabilito l’improcedibilità delle domande senza la contestuale dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, che dovrà essere trasmessa all’Anpal per l’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche occupazionali. Obiettivo, scoraggiare quanti attualmente ne usufruiscono operando in nero, o quanti lo intendono come una sorta di sussidio senza avere alcuna intenzione di trovare un’attività regolare alla luce del sole. Il secondo limite è la cifra media concessa: 566 euro sono troppo elevati per rendere appetibili a tanti giovani lavori e lavoretti offerti stagionalmente dal settore del turismo. L’alternativa sarebbe una soltanto, la violazione della legge, per cui un datore di lavoro dovrebbe assumere in nero un percettore dell’assegno. Alla fine, il giovane resta il più delle volte seduto sul divano di casa o va in giro con gli amici bighellonando, o peggio si dedica a piccole attività truffaldine per arrotondare, trasformandosi nei fatti in un soggetto ai margini della società produttiva, proprio nella fascia d’età in cui invece dovrebbe fare formazione continua e lavorare alacremente per crearsi un futuro. A marzo 2022 in Puglia sono circa 130 mila i redditi e le pensioni di cittadinanza pagate ogni mese ad altrettanti nuclei familiari per un conteggio complessivo che finisce per riguardare poco meno di 300 mila persone. Una spesa, quindi, anche consistente per il bilancio pubblico. Nella regione, ma in generale in tutto il Mezzogiorno, domanda e offerta di lavoro, specie per alcuni profili professionali, ormai non si incrociano più per la quasi totale mancanza del primo. A ciò si aggiunge un ulteriore elemento: molti giovani che hanno frequentato le scuole alberghiere vanno a lavorare altrove, anche all’estero, contribuendo a quella dispersione del capitale sociale che sta sempre più depauperando la società e l’economia meridionale. La verità è che il dramma del lavoro è come un’anguilla, cerchi di tenerlo fermo da una parte e ti sfugge dall’altra. 21 aprile 2022 | 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

Pietro Guerra

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