Se lo sciopero delle madri nasce dai dubbi sul partner («sarà l’uomo giusto?»)

Se lo sciopero delle madri nasce dai dubbi sul partner («sarà l’uomo giusto?»)

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di Antonio Polito

Bene le politiche pubbliche per sostenere la natalit ma sul fronte dei sentimenti che dobbiamo agire noi maschi. Non faremo passi avanti se continueremo a rivolgere appelli “patriottici” alle donne per far figli in nome della sostenibilit del welfare o della sopravvivenza del popolo italiano

Il movimento femminista si battuto per liberare le donne dalla schiavit della maternit, da un destino che le destinava a procreare e accudire i figli e basta, in una posizione subalterna al maschio. Ma, nonostante tanti successi, non ancora riuscito a garantire alle donne la libert di essere madri. Una mole di ostacoli sociali, culturali ed economici, e profondi pregiudizi sessisti, non consentono oggi in Italia di compiere in autonomia e serenit la scelta della maternit. Il desiderio, quello c’, ed forte, come registrano le rilevazioni demoscopiche. Ma ostacolato, conculcato, non riconosciuto come un diritto.

Ecco perch sbaglia – a mio parere – chi teme l’adozione di politiche pubbliche per la natalit come l’intromissione di uno Stato etico nella vita delle donne. Intanto perch c’ un interesse collettivo ad accrescere il numero dei bambini che nascono ogni anno, crollato per la prima volta sotto i 400mila: sar altrimenti impossibile sostenere il welfare del futuro, visto che nel 2035 per ogni lavoratore occupato ci sar un pensionato da mantenere.
vero per che la decisione di diventare madri non dipende solo dagli incentivi economici o dal numero di asili nido disponibili (oggi troppo pochi). infatti per definizione una scelta di vita. Ed dunque anche sul fronte delle idee e dei sentimenti che bisogna agire.

Cristina Comencini, regista e scrittrice, animatrice del movimento femminista Se non ora, quando?, ha posto tale questione in termini molto sinceri a un recente convegno della Fondazione Unipol. in corso un vero e proprio sciopero della maternit da parte delle giovani donne, ha detto, che hanno paura di rinunciare alla carriera, paura di partorire quando il parto indolore ormai una pratica, paura di perdere il loro corpo da ragazze, paura di non essere all’altezza, paura di essere sole. Le giovani donne di oggi dovrebbero imporre a gran voce, come un tempo la generazione precedente ha imposto la libert sessuale, la loro libert di essere madri, di desiderare un corpo anche per farne nascere un altro.

Ha ragione. E io credo che non faremo passi avanti se continueremo a rivolgere appelli “patriottici” alle donne per far figli in nome della sostenibilit del welfare o della sopravvivenza del popolo italiano. Dovremmo invece cominciare a prendere sul serio quelle “paure”, nessuna delle quali pu avere risposte senza una nuova sensibilit maschile. Perch quando una donna teme di restare sola, o di non essere all’altezza del compito di crescere un bambino, o di pagare un prezzo in termini di carriera, sta implicitamente dando un giudizio sul proprio compagno. Quante volte abbiamo sentito una donna senza figli dire che sta ancora cercando l’uomo giusto? Il dibattito su come rilanciare le nascite nel nostro Paese non pu essere dunque solo un affare tra donne e Stato. anche cosa nostra, di noi maschietti.

RIPRODUZIONE RISERVATA

8 dicembre 2022 (modifica il 8 dicembre 2022 | 10:20)

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, 2022-12-08 09:23:00, Bene le politiche pubbliche per sostenere la natalità ma è sul fronte dei sentimenti che dobbiamo agire noi maschi. Non faremo passi avanti se continueremo a rivolgere appelli “patriottici” alle donne per far figli in nome della sostenibilità del welfare o della sopravvivenza del popolo italiano, Antonio Polito

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