Il secondo Sole si sta accendendo: in Provenza il cantiere di «Iter» (e c’è anche l’Italia)

Il secondo Sole si sta accendendo: in Provenza il cantiere di «Iter» (e c’è anche l’Italia)

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di Chiara Mariani e Stefano Montefiori

Ci vorranno cinque anni per realizzare Tokamak, il reattore a fusione inventato negli Anni 50 dai fisici russi Igor Tamm e Andrei Sakharov. Si tratta della scoperta scientifica che Stephen Hawking si augurava venisse realizzata, più di tutte le altre

«Vorrei che la fusione nucleare diventasse una realtà. Sarebbe una fonte inesauribile di energia, senza inquinamento e riscaldamento globale». Così rispondeva Stephen Hawking nel 2010 quando Time gli chiese quale fosse la più sconvolgente scoperta scientifica a cui avrebbe voluto assistere. Sulle colline nei pressi di Vinon-sur-Verdon in Provenza, 35 Paesi (ndr. tra cui l’Italia, cghe sviluppa una parte del progetto anche a Padova) responsabili dell’85% del Pil globale hanno unito le loro forze per terminare nei prossimi 15 anni, ITER, l’International Thermonuclear Experimental Reactor.

IN PROVENZA C’È IL CANTIERE DEL PROGETTO PER UN RIVOLUZIONARIO IMPIANTO DI FUSIONE NUCLEARE VOLUTO DA 35 PAESI. VIAGGIO NEL LABORATORIO CHE REPLICA LE STELLE: CON UN GRAMMO DI IDROGENO ENERGIA PER 8 TONNELLATE DI PETROLIO

La costruzione del Tokamak, o reattore a fusione, inventato negli Anni 50 dai fisici russi Igor Tamm e Andrei Sakharov, è iniziata la scorsa estate e avrà bisogno di altri cinque anni per essere completata. Sarà il cuore del progetto il cui obiettivo è riprodurre la fusione nucleare di isotopi di idrogeno (simile a quella che avviene nel Sole) e controllarla. ITER è un reattore sperimentale ideato per verificare con dei test di durata decennale che il metodo funziona e che la creazione di una centrale che si basa su questi principi scientifici è possibile. (continua a leggere dopo foto e link)

Gli attuali reattori a fissione sono entrati nell’elenco Ue delle fonti di energia da privilegiare nella transizione energetica, e 35 anni dopo il referendum che ha detto no all’atomo l’Italia continua a non avere alcuna centrale in funzione sul suo territorio. Le centrali a fusione invece ancora non esistono , ma rappresentano la promessa – a medio-lungo termine – di una fonte di energia perpetua. La costruzione del Tokamak in Provenza ha avuto inizio nel 2020 e quando sarà completato , se tutto va bene nel 2026, sarà il più grande del mondo (30 metri di altezza e 30 di diametro). I reattori nucleari attuali, a fissione, quelli che per esempio forniscono alla Francia all’incirca il 70 per cento del fabbisogno energetico, si basano sulla divisione dei nuclei atomici di uranio o plutonio grazie allo scontro con un neutrone.

Cinque secondi di speranza a Oxford

Un incoraggiamento è arrivato qualche mese fa, all’inizio di febbraio, dall’Inghilterra, dove vicino a Oxford c’è quello che per adesso è il più grande reattore a fusione del mondo. Gli scienziati del Joint European Torus (Jet) sono riusciti a generare 59 megajoule di energia, raddoppiando il precedente record del 1997. Secondo l’Autorità britannica dell’energia atomica «questo risultato è la dimostrazione più chiara, su scala mondiale, delle potenzialità della fusione per fornire energia in modo stabile». La produzione di energia tramite la fusione è durata cinque secondi: può sembrare un lasso di tempo irrisorio, ma la validità teorica della fusione viene dimostrata nella realtà , e con macchine più grandi e efficienti come il futuro Iter lo stesso processo potrebbe passare da cinque secondi a cinque minuti, poi a cinque ore e così via. L’Unione Europea crede nel progetto e ha stanziato 6,6 miliardi, ma le perplessità non mancano. Resta infatti cruciale il tema degli approvvigionamenti: il 5% delle riserve di uranio mondiali si trova in Russia; il 3% è in Ucraina.

6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 08:18)

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, 2022-11-06 07:20:00, Ci vorranno cinque anni per realizzare Tokamak, il reattore a fusione inventato negli Anni 50 dai fisici russi Igor Tamm e Andrei Sakharov. Si tratta della scoperta scientifica che Stephen Hawking si augurava venisse realizzata, più di tutte le altre , Chiara Mariani e Stefano Montefiori

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