di Stefano MontefioriL’ex ministra socialista: manca una vera mediazione, sembra solo una competizione tra uomini forti. Vedo confusione anche negli aiuti che inviamo Ségolène Royal è stata la prima donna a arrivare al secondo turno dell’elezione presidenziale francese, sconfitta di misura nel 2007 da Nicolas Sarkozy. Prima e dopo quell’appuntamento è stata più volte ministra, presidente della regione Poitou-Charentes, deputata, e ha fatto spesso i conti con il maschilismo in politica, a partire dalla celebre battuta — «ma chi terrà i bambini?» — pronunciata dal compagno di partito socialista Laurent Fabius, certo non un grande incoraggiamento nella lotta per la conquista dell’Eliseo. L’intervista su guerra in Ucraina e elezione presidenziale francese — il 10 e il 24 aprile — si svolge attraverso il prisma della denuncia della dominazione maschile. Che cosa pensa dell’invasione lanciata da Putin, e della reazione del mondo? «Da quando Angela Merkel ha lasciato la scena si vedono solo uomini, dagli studi televisivi alla gestione del Covid alle riunioni del G7. I leader dei Paesi più industrializzati sono tutti uomini, è uno squilibrio di potere che non può non avere conseguenze. Vedo molta esibizione di testosterone e di machismo, una specie di competizione tra uomini che devono dimostrare di essere più forti. Nel linguaggio, nelle posture, noto forme di infantilismo». Il campione di questo atteggiamento non è Putin, colui che ha scatenato la guerra? «Certamente, e non da oggi con quelle immagini a cavallo a torso nudo, quell’esibizione di muscoli. Gli altri hanno paura di essere da meno, di essere accusati di piegarsi alle prepotenze, e quindi rispondono a tono, quando farebbero meglio a non scendere sullo stesso livello. L’avete vista la foto di famiglia del G7 della settimana scorsa?». Che cosa non va in quella foto? «Intanto sono tutti uomini, come dicevo, ma poi assumono una posa ridicola, tra il bellicoso, il fanfarone e il narcisistico, quando dovrebbero conformarsi alla gravità della situazione e pensare a ristabilire la pace, l’unico obiettivo». A dire il vero accanto al sostegno concreto all’Ucraina, con l’invio di aiuti e di armi, ci sono molti tentativi diplomatici in corso. Macron da mesi fa decine di telefonate a Putin, ieri anche Draghi ha parlato con il presidente russo. «Sono sforzi lodevoli, che vanno fatti. Ma manca una vera mediazione, i negoziati attuali tra russi e ucraini non possono portare a niente». Perché? «Ho conosciuto questo genere di trattative quando ero ministra dell’Ambiente e dell’Energia e mi occupavo dei dossier che avrebbero portato poi agli Accordi di Parigi sul clima. Quando i negoziatori non sono ad alto livello non hanno alcun peso politico, le discussioni diventano folkloristiche, si passano anni a litigare sulle virgole. Gli accordi di Parigi sono stati firmati solo solo perché a un certo punto i capi di Stato e di governo hanno deciso che bisognava arrivare a un risultato, non per il lavoro dei negoziatori». Secondo lei adesso manca la stessa volontà? O non è piuttosto Putin che continua a bombardare? «Ho l’impressione che Ucraina e Russia siano lasciati soli, mentre dovrebbe scattare un intervento diplomatico a più alto livello. Potrebbero essere coinvolti assieme Angela Merkel, la Turchia e Israele, per esempio, per portare la trattativa a un livello superiore. I governi occidentali sono parti in causa perché sosteniamo l’Ucraina, tanto è vero che neanche ci proviamo a definirci mediatori. Ci sono le telefonate, che male non fanno, e i negoziati tecnici tra ucraini e russi che però non hanno alcun vero mandato politico, mentre manca una mediazione ad alto livello. Anche gli aiuti che inviamo sono piuttosto confusi. Ogni Paese invia armi, poi alcune aziende si ritirano dal mercato russo ma altre restano. Credo che si potrebbe fare di meglio, perché né Ucraina né Russia potranno vincere questa guerra. Molti altri Paesi nel mondo lo hanno capito». Quali altri Paesi, per esempio? «I Paesi africani. Assistono stupefatti e scandalizzati a una guerra insensata sulle frontiere europee, che provocherà una spaventosa penuria di grano della quale saranno loro per primi a fare le spese. La carestia che si annuncia colpirà soprattutto l’Africa, e ricordiamoci le rivolte che scoppiarono una decina di anni fa a seguito del rincaro dei prezzi alimentari». La guerra in Ucraina sta facendo passare in secondo piano, anche in Francia, la corsa all’Eliseo. Si vota tra 10 giorni, pensa che i giochi siano fatti a favore di Macron? «Niente affatto, tutto può ancora accadere. Al di là di chi sarà il presidente, dovremmo comunque chiederci quale sarebbe la migliore politica per la Francia. Se Macron sarà riconfermato spero che metta in atto una politica meno a destra di quella che ha condotto finora. Comunque, meglio lui di Marine Le Pen». Pensa che Marine Le Pen, che sta risalendo nei sondaggi, possa vincere? «Certo, non ha detto la sua ultima parola. Può arrivare all’Eliseo, un po’ come Trump riuscì a farcela nonostante previsioni a lungo contrarie». Eric Zemmour si è candidato all’estrema destra proprio sostenendo che «Marine Le Pen non vincerà mai». «Un’uscita un po’ maschilista, legata a una forma di reazione tipica di quegli uomini, bianchi, reputati eterosessuali, che hanno il terrore di perdere il potere». Lei, una vita nel partito socialista, è stata molto criticata per aver detto che il voto utile a sinistra non era per la candidata socialista Anne Hidalgo ma per Jean-Luc Mélenchon, che da allora continua a crescere. «Lo penso ancora. Anne Hidalgo non mi pareva all’altezza. Sostenerla perché donna non avrebbe reso servizio alla causa delle donne». 30 marzo 2022 (modifica il 30 marzo 2022 | 22:51) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-30 21:29:00, L’ex ministra socialista: manca una vera mediazione, sembra solo una competizione tra uomini forti. Vedo confusione anche negli aiuti che inviamo, Stefano Montefiori