di Carlotta De LeoIl deputato Pd: il ministro è un combattente lo è sempre stato. Le sue parole possono dare forza ai giovani per non restare infilzati a quello sguardo o a quel nomignolo Come si esce dal body shaming che diventa anche strumento di battaglia politica? «Intanto dicendolo» e facendolo diventare un elemento di riflessione pubblica. «Ieri Brunetta ha fatto esattamente questo: lo ha detto. Lo ha evocato. Io, il tappo, il nano. Io, il ciccione». Con una lettera pubblicata su Leggo, il deputato del Pd Filippo Sensi si rivolge direttamente al ministro Renato Brunetta che ieri a Mezz’ora in più , «ha fatto i conti per la prima volta con quella cosa dell’altezza. Con l’ironia di saperci sorridere, di passarci sopra, ma sapendo che sempre su quello verrai misurato, sempre su quello ti guarderanno, e giudicheranno. Non tutti, certo. Ma lo faranno». Nel gennaio del 2020, Sensi raccontò ai colleghi deputati la sua esperienza personale, con un discorso che si scagliava contro il bullismo nei confronti delle persone sovrappeso (fat shaming). «Mi capitò di parlarne in aula qualche tempo fa, di questa cosa. E di dirla. E di catturare l’attenzione di quella aula, a Montecitorio. E quando mi sono seduto – ricorda – dopo avere parlato, quando mi sono lasciato andare sullo scranno, come dopo una liberazione, Brunetta arrivò dall’altra parte dell’emiciclo e si venne a congratulare con me». Nella sua lettera, Sensi scrive: «Corpi sbagliati, troppo grassi, troppo corti, troppo calvi, troppo secchi, troppo naso, troppo quello, poco quello. Da qualche tempo si parla di body shaming, della derisione dei corpi degli altri, delle caratteristiche fisiche elevate a pregiudizio, giù risate a crepapelle, di una puzza che sembra non abbandonarti mai. Perché il primo sguardo implacabile – e non dimentichiamo mai che lo sguardo è un gesto che afferra e fissa – è proprio il nostro». «Come si esce da questo incantesimo, da questa letterale maledizione? – si chiede il deputato – Intanto dicendolo. Non occultandolo. Facendoci i conti, pubblicamente. Perché la paura di dirci diversi o non conformi, come oggi usa dire, è il tabù più forte. Ieri Brunetta ha fatto esattamente questo: lo ha detto. Lo ha evocato. Io, il tappo, il nano. Io, il ciccione». Eppure, parlando ancora del ministro della Pubblica amministrazione, «questo non ha impedito a Brunetta di essere un professore universitario, di scrivere libri, di essere stato ministro, parlamentare e tanto altro ancora». «Ma sotto quella carriera, sotto ai traguardi raggiunti, quello sguardo, magari quella risata restava sempre, resta. Uno sguardo che non gli ha impedito di fare la sua vita, ho le spalle larghe ha detto il ministro – sottolinea Sensi – E anzi, chissà, ha magari giocato un ruolo in una affermazione, in un percorso, in una esistenza coronata di successi. Brunetta è un combattente, lo è sempre stato. Così come lo siamo noi, ognuno di noi. Perché lo avevo detto. Perché lo aveva provato. Ogni giorno, ogni singolo giorno». Raccontare è fondamentale per uscire dai pregiudizi: «Se oggi, dopo l’intervista con Lucia Annunziata, qualcuno ( un ragazzo, una ragazza) troverà in quelle parole, in quella confessione un po’ amara, vissuta, ma a ciglio asciutto, la forza per fare la sua strada, per farcela e non chiudersi, non restare infilzato a quello sguardo o a quel nomignolo o a quel giudizio vorrà dire che le parole di Brunetta – quella fragilità presa di petto, ammessa, evocata, gridata – saranno arrivate dove i nostri corpi sbagliati pensavamo non ci avrebbero mai portato. Con gli altri, con noi. Finalmente» conclude Sensi. 25 luglio 2022 (modifica il 25 luglio 2022 | 12:40) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-25 16:47:00, Il deputato Pd: il ministro è un combattente lo è sempre stato. Le sue parole possono dare forza ai giovani per non restare infilzati a quello sguardo o a quel nomignolo, Carlotta De Leo