Severodonetsk, il reporter Frédéric Leclerc-Imhoff ucciso nell’assedio

Severodonetsk, il reporter Frédéric Leclerc-Imhoff ucciso nell’assedio

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di Marta Serafini

La città è un’altra Mariupol da cui è difficile uscire: dentro sono rimasti 13 mila abitanti. I russi: «Colpiti obici delle forze ucraine inviati dall’Italia». Ma la Farnesina smentisce

dalla nostra inviata

KRYVYI RIH – «Un giornalista francese è stato ucciso. L’evacuazione della città è sospesa». Entrano a Severodonetsk i russi, uno degli ultimi bastioni di Lugansk e «punto più caldo del Donbass», come lo ha definito il consigliere del ministro degli Interni ucraino, Vadym Denysenko. Una «priorità», secondo il ministero degli Esteri russo Sergei Lavrov.

È il governatore di Lugansk Sergei Gaidai ad annunciare per primo la morte di Frédéric Leclerc-Imhoff, giornalista francese di Bmftv. «Il reporter è rimasto ucciso su un mezzo di evacuazione di civili vicino alla città dopo che la scheggia di una granata lo ha colpito al collo», si legge in un post su Telegram. Poi, in rete, subito postate le immagini che mostrano il suo corpo a terra a fianco di un veicolo, indosso il giubbetto anti proiettile, il casco e la pettorina con la scritta press. «Era andato con un gruppo di volontari che avevano da poco ricevuto un pulmino rinforzato dalla Gran Bretagna per mettere in salvo i civili», si legge nelle chat dei giornalisti locali mentre circola la foto del suo accredito stampa con le forze ucraine.

Trentadue anni, Leclerc-Imhoff lavorava per l’emittente tv da sei ed era alla sua seconda missione in Ucraina dall’inizio del conflitto. «Era lì per coprire la guerra, con il collega Maxime Brandstaetter rimasto leggermente ferito e la loro operatrice Oksana Leuta, illesa», spiegano dalla redazione. Passata qualche ora, arriva la conferma dall’Eliseo: «A coloro che svolgono la difficile missione di informare nei teatri di guerra, vorrei ribadire il sostegno incondizionato della Francia», twitta il presidente francese Macron. «Chiediamo un’inchiesta trasparente», è il commento della ministra degli Esteri francese Catherine Colonna, impegnata in queste ore in una missione a Kiev per confermare l’invio di armi da Parigi.

Soffre il Donbass, soffre Severodonetsk . Dentro, secondo il sindaco Oleksandr Striuk, 12-13 mila civili rimasti, rifugiati in cantine e bunker. «Il numero di vittime cresce di ora in ora, non siamo in grado di contare i morti e i feriti mentre gli scontri proseguono». Il tutto mentre 1.500 abitanti sono stati uccisi o sono morti per carenza di farmaci, dall’inizio della guerra. Un’altra Mariupol, da cui «è impossibile uscire», raccontano i volontari di Tato, ong di Kramatorsk. Anche soccorrere i feriti è rischioso. Perché — spiega ancora Gaidai — «i soldati russi sparano sulle auto di medici volontari. E la macchina dei tre medici è stata ritrovata, danneggiata dai colpi, ma di loro nessuna traccia». Un altro colpo mentre dall’ufficio del governatore fanno sapere di sperare che siano vivi «perché non abbiamo trovato i corpi».

Tre settimane di assedio, i russi sono riusciti prima a prendere l’Hotel Mir, punto strategico all’ingresso della città, poi la stazione degli autobus stringendo da nord e sudovest. «Ma i progressi non saranno veloci», avverte l’Institute for the Study of War, istituto di ricerca di Washington. Perché se gli analisti militari parlano di una corsa contro il tempo per Mosca, che vuole completare la cattura della regione prima che altre armi occidentali arrivino a rafforzare Kiev, la strategia dei comandanti russi resta sempre la stessa: distruggere per evitare lo scontro frontale. E solo poi avanzare.

Ma i tentativi del Cremlino di conquista del Donbass non passano solo dal campo militare. Russificare tutto l’Est è il nuovo obiettivo. Per questo ieri Putin ha firmato un decreto per la concessione della cittadinanza agli orfani ucraini del Donbass, con una procedura semplificata. Così pure per i bambini rimasti senza la cura dei genitori e per le persone legalmente incapaci delle repubbliche autoproclamate, mentre gli ucraini continuano a denunciare la scomparsa di civili e parlano di deportazioni forzate.

E nel caos del conflitto c’è anche il giallo su un raid, rivendicato da Mosca, che avrebbe distrutto un sistema d’artiglieria fornito dall’Italia, obici da 155 mm colpiti mentre la loro distruzione sarebbe stata confermata da un drone. E se Roma ha smentito che quel materiale fosse di provenienza italiana, il presidente Zelensky assicura che il suo esercito «sta facendo tutto il possibile per respingere i russi» da Severodonetsk, ma in un collegamento con i leader Ue ammette: la «situazione del Donbass è molto critica».

30 maggio 2022 (modifica il 30 maggio 2022 | 23:45)

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, 2022-05-30 22:36:00, La città è un’altra Mariupol da cui è difficile uscire: dentro sono rimasti 13 mila abitanti. I russi: «Colpiti obici delle forze ucraine inviati dall’Italia». Ma la Farnesina smentisce, Marta Serafini

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