Sgarbi: Mia madre ascoltava di nascosto le mie interrogazioni e poi criticava i docenti. Genitori sindacalisti dei figli ante litteram?

Sgarbi: Mia madre ascoltava di nascosto le mie interrogazioni e poi criticava i docenti. Genitori sindacalisti dei figli ante litteram?

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Il critico d’arte, personaggio televisivo, attuale sindaco di Arpino e sottosegretario al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi è stato ospite di una puntata del podcast One More Time condotto da Luca Casadei. Il 71enne ha parlato di numerosi aneddoti relativi alla sua vita, molti dei quali hanno a che fare con la scuola.

Sgarbi ha parlato del rapporto tra sua madre e i suoi insegnanti. “Mia madre mentre facevo verifiche al Ginnasio veniva di nascosto, si metteva dietro la finestra per sentire come i docenti mi interrogavano, per poi mandarli a quel Paese”, ha raccontato. “Ma che domanda è? Ma perché mio figlio deve sapere questa cosa?”, avrebbe detto.

Non è un fenomeno nuovo?

Insomma, sembra una sorta di prototipo dei genitori sindacalisti dei figli di cui tanto si parla oggigiorno. Di questo ha parlato da poco il sociologo Luca Ricolfi: “Posso dire che da circa 25 anni i genitori hanno aderito a questo atteggiamento verso la scuola, di trasformarsi in sindacalisti dei loro figli. Però non ci sono solo i genitori che vanno a protestare dal preside, c’è una cosa molto più preoccupante per l’insegnante, l’incubo del ricorso. Tu insegnante sai benissimo che se quello lì che è insufficiente in 4 materie viene bocciato, può esserci un ricorso. E magari trovano un cavillo nel registro che permette di respingere la decisione”.

E ha aggiunto: “Il vero problema che rovina la vita degli insegnanti è l’impossibilità di dare delle valutazioni negative, quando sono meritate. Al massimo si può dare qualche insufficienza durante l’anno, ma poi quando arriva il momento di decidere chi continua e chi no, le pressioni per trasformare i 4 in 6, anche quando le insufficienze sono molte, sono fortissime”.

Altri aneddoti sull’esperienza a scuola del critico d’arte

Il critico d’arte ha anche detto di essere stato cacciato dal collegio che frequentava a causa delle sue letture, che nell’istituto, a quanto pare, erano proibite. In particolare, si trattava di “Senilità” di Italo Svevo. “I miei genitori sono stati convocati dal preside e i miei genitori non mi hanno difeso”, ha raccontato. “Poi sono tornato nella scuola pubblica, al liceo classico, e ho guidato gli studenti nei comizi. Alla laurea poi ho litigato con il relatore a causa del mio discorso. Il collegio è stato utile perché pensare che la cosa per me più incandescente, che è la lettura, fosse proibita, me l’ha resa attraente. Senza quel collegio non sarei io, avrei avuto un percorso più tranquillo e invece tutto è un conflitto”, ha concluso.

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