di Marzio Bartoloni
I tamponi rapidi entrano in classe per scoprire contagi al Covid tra studenti e prof nel giro di 15 minuti. E potranno evitare la quarantena delle classi e la chiusura delle scuole con le Asl che alla luce dei risultati – a esempio un solo positivo e tutti negativi – potranno decidere di far continuare le lezioni.
Dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico il ministero della Salute in una circolare ha sdoganato ieri l’uso dei test rapidi antigenici per le diagnosi di Covid «con particolare riguardo al contesto scolastico» dove si contano già oltre 700 istituti con almeno un caso di Covid. Con il commissario per l’emergenza Arcuri che sempre ieri ha dato il via alla gara veloce per acquistare 5 milioni di test rapidi. E mentre i contagi crescono – +1648 nuovi casi (+154) con 40mila tamponi in più – colpendo sempre di più il Centro-Sud scoppia un focolaio in serie A dove sono stati trovati 14 positivi tra 14 tesserati della squadra del Genoa: 1o calciatori e quattro dello staff, con 12 casi scoperti dopo che la Asl3 di Genova ha preteso un nuovo tampone per la squadra al rientro dalla partita col Napoli .
Tornando alla scuola la circolare ricorda come il tampone naso-farigneo tradizionale, quello che dà la risposta nel giro di 24-48 ore, resta lo strumento più affidabile e l’unico utilizzabile per confermare i casi di positività, ma i test antigenici (chiamati anche tamponi rapidi visto che il prelievo avviene nello stesso modo) si sono però dimostrati nel tempo efficaci nello scoprire i contagi quando la carica virale è alta e il prelievo dei campioni è recente («fresco»).
Una affidabilità – sottolinea la circolare – ancora non raggiunta invece dai test salivari a meno che non si ricorra ai laboratori allungando però così i tempi: per ora questi test, più adatti per i bambini più piccoli, saranno testati dal Lazio tra i piccoli tra i 3 e i 6 anni. Al contrario i tamponi rapidi utilizzati già massicciamente negli aeroporti – nonostante il rischio di «falso-positivi» e «falso-negativi» – sono stati finora in grado di intercettare «un rilevante numero di contagiati, probabilmente con alte cariche virali, che non sarebbero stati individuati in altro modo».
Ecco perché si utilizzeranno da ora in poi nelle scuole soprattutto per arrivare a una «diagnosi differenziale» nei casi sospetti di influenza o Covid che spesso hanno gli stessi sintomi: «È del tutto lecito assumere che la frequenza di episodi febbrili nella popolazione scolastica nel periodo autunnale e invernale sia particolarmente elevata, e che sia necessario ricorrere spesso alla pratica del tampone». Grazie ora ai test rapidi oltre a individuare i casi positivi e tracciare tutti i contatti sarà più facile prendere «la decisione di applicare o meno misure quarantenarie in tempi brevi».
Intanto il contagio da coronavirus in Italia si sposta sempre più al centro sud, in particolare in Campania, nel Lazio e in Sardegna. Quest’ultima conta oggi 79 focolai – erano 5 a inizio estate – e con quasi 129 casi di Covid ogni 100mila abitanti è la Regione con più densità di casi, seguita dal Lazio con 120 casi. Ci sono poi Emilia Romagna (105 positivi per 100mila abitanti), Campania (103) che ieri ha avuto il record di contagi con 286 casi e dalla Lombardia (91). Il bollettino di ieri oltre ad aggiungere 1648 nuovi casi e 24 vittime registra anche 7 pazienti in più in terapia intensiva (totale 271) e 71 ricoverati con sintomi (in tutto ora 3.048). Numeri ancora ben al di sotto di altri grandi Paesi europei tanto che l’Italia viene elogiata da Angela Merkel: « Si può viaggiare in Germania e si può andare in zone non a rischio in Europa – spiega la cancelliera tedesca -, in Italia, ad esempio, si agisce con grandissima cautela».
Infine ieri il ministro della Salute Roberto Speranza è tornato a ribadire la necessità di sfruttare i fondi europei per realizzare una «coraggiosa e profonda riforma del Servizio sanitario nazionale» basata su 5 cardini, «per superare limiti e difficoltà della sanità italiana, che ha comunque superato in maniera positiva l’emergenza Covid» . Una riforma – ha detto in audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato, parlando del Recovery fund – che dopo la visione ospedalocentrica del passato ora deve puntare al territorio e all’assistenza a casa del paziente che deve diventare «il primo luogo di cura». Mentre sulle risorse e il nodo del ricorso al Mes spiega: «Da ovunque esse vengano sono benvenute. Mi batterò per averne il più possibile».