Il “lei” non equivale a mettere distanza ma rappresenta una forma di rispetto che lo studente deve portare all’insegnante. Suona più o meno così la sintesi dei commenti che sono arrivati sui social in seguito ad un nostro articolo in cui si rifletteva su come oggi gli studenti chiamato il proprio o la propria docente.
Non certo una riflessione fine a se stessa sul sapere se è meglio dare del “tu” o del “lei” al proprio insegnante. L’articolo analizza proprio quale situazione sembra essere maggiormente in voga nella scuola degli ultimi anni e soprattutto riflette sul fatto se il “lei” o il “tu” incidano pesantemente sul rispetto nei confronti di un pubblico ufficiale, come l’insegnante.
I commenti sulla nostra pagina Facebook sono stati tantissimi e per questo ne proponiamo alcuni fra i più significativi:
“Come i giovani non capiscono che il lei dato ai professori ( mi rifiuto di dire prof) ha tante finalità tra cui quella, non trascurabile, di sapersi rapportare con gli altri in ambienti lavorativi e non. Sfigate sono le persone che non vanno oltre il proprio orizzonte conoscitivo e vogliono appiattire tutti al loro livello“;
“È raro?! Veramente, quando entro, i miei si alzano in piedi. Se non esigiamo più nemmeno il lei siamo alla frutta!”
“Il “lei” non è affatto raro e io lo pretendo. C’è modo e modo per dimostrare vicinanza ai ragazzi, fare l’amico non è uno di questi. Hanno bisogno di una guida autorevole, non sprovvista di empatia e/o comprensione dei bisogni di certo, ma gli amici li hanno fuori. Noi facciamo i docenti”;
“Ho grande pena per i Ragazzi che, a dispetto della giovanissima età, vengono aggravati da ruoli di pseudo innovatori dei costumi. La generazione adulta ha il dovere di tutelarli fornendo loro tutti gli strumenti per vivere nel mondo . La capacità di riconoscere i ruoli e manifestarli con appropriati strumenti linguistici è una risorsa. Considerare e trattare i Docenti e comunque le persone più grandi con lo stesso registro degli amici e coetanei è una sciocchezza. Una menzogna sociale che li rende più impreparati per il futuro. Il lei è regolarmente e giustamente in uso nel mondo della scuola e non rappresenta ostacolo a costruire rapporti supportivi e solidali con gli Alunni“.
“Gli alunni non sono amici, anche se li si ama con tutto il cuore. Come non lo sono i genitori”;
“Non è da queste cose che si misura l’empatia e la vicinanza di un insegnante ai suoi alunni..alcuni miei studenti addirittura (pensate) si alzano pure in piedi quando entro in classe!“;
“Definire sfigato un professore perché esige il giusto rispetto…già crea una prospettiva sbagliata“.
“Comunque penso che sia lecito il “lei”, anche perché non necessariamente il “tu” crea empatia e complicità”
“I miei alunni mi danno del lei e tra me e loro c’è stima e affetto. È necessario sempre ricordare la diversità dei ruoli e diversità non vuol dire sottomissione”
C’è anche chi pensa che riequilibrare la situazione sia la scelta giusta: “Il tu allo studente ed il Lei all’insegnante mi sembra davvero poco democratico ed equilibrato. Il tu con il tu rischia di essere alquanto svaccato. Per più di 40 anni ho dato del Lei ai miei studenti, adolescenti ed adulti. Superate le iniziali paranoie hanno capito che non lo facevo per tenere le distanze ma come forma di rispetto e di “par condicio” nei loro confronti. Da vecchietto ormai pensionato, penso che i miei studenti, verso di me, di rispetto ne abbiano avuto fin troppo e non so neppure se me lo sia davvero tutto meritato“.