Siamo liberi però teniamo le mascherine

Siamo liberi però teniamo le mascherine

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di Antonio Scurati

Il giorno dell’agognato ritorno alla nostra consueta e quotidiana libertà scivola via come se nulla fosse

Questo giorno non sarà ricordato. Lo abbiamo lungamente atteso, desiderato, invocato eppure pare non esserci nulla di memorabile in esso. Il giorno dell’agognato ritorno alla nostra consueta e quotidiana libertà scivola via come se nulla fosse. Tutti noi ricordiamo il giorno in cui la libertà ci fu tolta, dov’eravamo e cosa stavamo facendo quando fummo raggiunti dalla notizia del primo lock down — sicuramente tutti i lombardi — ma dubito fortemente che il primo di maggio del 2022, primo giorno senza mascherine né green pass farà data sui nostri calendari.

Senza bandiere al vento

È straniante questa libertà ritrovata sottotono, senza squilli di trombe e rullar di tamburi, senza belle bandiere al vento, soprattutto senza che venga accompagnata da un gioioso sentimento di liberazione. Le ragioni sono numerose: le condotte di prevenzione dei contagi si erano già da tempo allentate, le polemiche sulle restrizioni sopite, la paura dei contagi attenuata. Inoltre, con lo scoppio del conflitto in Ucraina un’altra e diversa emergenza, un’altra drammatica minaccia ha scalzato la pandemia dall’agenda della comunicazione di crisi dei mass media. Nella successione delle sciagure archetipiche, dopo la pestilenza, ora è il momento della guerra (sperando che poi non giunga quello della carestia).

Non è finita

Eppure non si può certo dire che la pandemia sia terminata. Il giorno della fine delle restrizioni, delle cautele, delle precauzioni non coincide con quello della scomparsa del morbo che le aveva rese necessarie. È questa discrasia, io credo, a privarci della gioia di un’autentica esperienza di liberazione. Una buona dose di opacità, di difficoltà a leggere il quadro complessivo delle nostre esistenze, una sorta di torpida estraneità a noi stessi accompagna le decisioni del governo. Entriamo per la prima volta dopo anni in un bar con il volto libero da mascherine senza davvero capire il perché oggi sia consentito e ieri no. I contagi si contano ancora nell’ordine di diverse decine di migliaia eppure si scivola insensibilmente verso un bizzarro «liberi tutti». Moltissime infezioni, poche ospedalizzazioni. In questa sintesi la spiegazione ufficiale. Ma, allora, come si spiegano le centinaia e centinaia di morti quotidiane?! E poi: se la scarsa severità dei sintomi è dovuta alle vaccinazioni, perché prevedere anche la fine dell’obbligo vaccinale? Insomma, dopo due anni di una minuziosa, talvolta ossessiva analisi della situazione medico sanitaria, ci accompagna la spiacevole sensazione di una revoca dell’emergenza difficile a comprendersi. Una sensazione che fa il paio con una gemella ancora più inquietante: non si tratta della fine della guerra al virus ma solo di una tregua d’armi. Non una vittoria, non una sconfitta e nemmeno una pace negoziata in forma di convivenza. Uomini e virus con le armi ai piedi in attesa di riprendere la battaglia in autunno.

Le restrizioni

Detto altrimenti: le restrizioni anti-covid delle nostre libertà giungono alla loro (provvisoria?) fine ma questa storia che ha segnato un’epoca delle nostre vite ancora non ha un finale. Diverse narrazioni della pandemia si sono prodotte, e spesso contrapposte nell’arco degli ultimi 25 mesi. Non è il caso di riproporle ora. Va, però, riconosciuto che la narrazione ufficiale, quella che ha giustificato le restrizioni delle libertà individuali (e che personalmente ho condiviso), manca di una logica chiara proprio nel momento in cui decide la fine delle tanto discusse restrizioni. Un finale non può essere un mero esaurimento della vicenda, un suo scivolare nell’oblio. Il finale, a differenza dell’estinzione, deve essere un passaggio che completa e compie, il momento cruciale grazie al quale, voltandoci indietro verso ciò che abbiamo vissuto e narrato, le nostre storie ricevono il dono prezioso di un senso. E, invece, in questo inizio di maggio dell’anno 2022 entriamo per la prima volta dopo molto tempo in un locale pubblico a volto scoperto come camminando sulle uova, incerti, insicuri, accompagnati dalla sgradevole sensazione che quel finale debba ancora essere scritto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 maggio 2022 (modifica il 2 maggio 2022 | 23:19)

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, 2022-05-02 22:15:00, Il giorno dell’agognato ritorno alla nostra consueta e quotidiana libertà scivola via come se nulla fosse, Antonio Scurati

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