Siluanov, il ministro russo che divide il G20: deve esserci? Veto Usa, sì cinese. Il ruolo Ue

Vladimir Putin e Joe Biden in un summit prima della guerra

Un giallo si sta consumando in queste ore fra i governi delle democrazie avanzate, perché domani e giovedì, 20 e 21 aprile, è previsto a Washington il G20 Finanze. È il primo G20 da quando è iniziata la guerra e la sua portata anche simbolica non può sfuggire a nessuno: il Gruppo dei Venti — le prime venti economie della Terra, in rappresentanza di circa il 90% del prodotto lordo mondiale — è nato con la crisi finanziaria del 2008 e oggi è forse l’emblema migliore di come la globalizzazione possa essere governata dal confronto alla pari fra Paesi ricchi e potenze emergenti.

La presenza scomoda di Siluanov

Ma adesso ha un problema, con un nome e un cognome (oltre che un patronimico): Anton Germanovich Siluanov, ministro delle Finanze della Federazione russa. In quanto tale, è invitato anche lui dalla presidenza di turno dell’Indonesia alle riunioni del G20 previste domani e giovedì a margine degli incontri di primavera del Fondo monetario internazionale a Washington. Ma i Paesi occidentali del Gruppo dei venti non hanno molta voglia di partecipare a riunioni in cui sia presente il loro pari grado di Mosca. Il problema era già esploso una decina di giorni fa al cosiddetto B20, l’equivalente del G20 a livello delle associazioni imprenditoriali. Quella era stata una riunione solo via videoconferenza, ma quando il rappresentante russo era apparso sugli schermi varie delegazioni europee (non tutte in verità) avevano spento e se n’erano andate.

Il no degli Usa

Del resto lo stesso presidente americano Joe Biden ha detto che la Russia dovrebbe essere cacciata dal G20. Ma nessuno dunque in questo momento sa esattamente come potrà svolgersi il G20, perché alla Russia non può essere revocato l’invito. O almeno l’Indonesia non intende farlo, anche perché la Cina si oppone all’esclusione di Mosca. Intanto però il ministro delle Finanze ucraino Serhiy Marchenko è invitato come ospite speciale e sarà anche lui al tavolo, probabilmente accanto al premier di Kiev Denys Shmyhal. I ministri occidentali che hanno messo la Russia sotto sanzioni, incluso l’italiano Daniele Franco, dovranno gestire un dilemma difficile: se boicottano il G20, di fatto rischiano di distruggere lo spazio più utile per il governo della globalizzazione e non potranno confrontarsi con i Paesi emergenti sulla crisi alimentare che la guerra sta scatenando soprattutto in Africa. Ma se gli occidentali accettano di sedersi e discutere con Siluanov (probabilmente in collegamento), allora rischiano di legittimare la Russia come interlocutore al pari loro malgrado l’aggressione illegale dell’Ucraina e i crimini di guerra.

Il dilemma della Ue

Janet Yellen, la segretaria al Tesoro americana, cercherà di liberarsi del problema con una specie di slalom: i suoi hanno fatto sapere all’Associated Press che Yellen ci sarà «per una sessione o due», ma non sempre. E proprio in queste ore i ministri europei del G20 stanno cercando un modo comune — ammesso che ci sia — per sedersi al tavolo, ma evitando l’imbarazzo della presenza di Siluanov. Si capirà meglio nelle prossime ore cosa verrà deciso. Di certo questo dilemma del G20 è l’immagine della crisi che sta attraversando il multilateralismo a causa della guerra in Europa. Da come sarà risolto, nei prossimi giorni e soprattutto nei prossimi mesi, si capirà se davvero la globalizzazione resterà intera. O sarà per lungo tempo finirà spezzata in due blocchi dai cannoni di Vladimir Putin e dalla finta neutralità della Cina di Xi Jinping.

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, 2022-04-19 13:54:00, Il G20 Finanze a Washington è il primo G20 che si tiene dopo l’inizio della guerra. L’americana Yellen minaccia di boicottare il G20 se ci sarà il russo. La Cina si oppone all’esclusione della Russia e il ministro ucraino è invitato come ospite speciale, Federico Fubini

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