Silvio Baldini, due dimissioni in quattro mesi: tutte le «follie»

Silvio Baldini, due dimissioni in quattro mesi: tutte le «follie»

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di Simone Golia Redazione Di Marzio

Ufficiali le dimissioni dal Perugia, le seconde nel giro di quattro mesi dopo quelle di Palermo. Una carriera segnata da uscite piuttosto colorite: «La prepotenza nel calcio come nella vita te la dà soprattutto il denaro»

Si è dimesso due volte in quattro mesi. A fine luglio Silvio Baldini ha detto addio al Palermo degli sceicchi del City ed ha fatto poi lo stesso domenica con il Perugia di Santopadre («Se vengo qui per fare il pensionato, che c***o vengo a fare?», aveva detto al primo incontro con i tifosi). È rimasto l’unico in Italia pronto a rinunciare a tutto. È nato tutto a Empoli, dove dal 1999 al 2003 ha portato la squadra dalla B ad una comoda salvezza in A. Quattro anni di matrimonio felice, poi Zamparini lo sceglie per il Palermo con un ingaggio milionario. Uno all’anno per tre stagioni, peccato che a gennaio scatti subito l’esonero: «Era ricco a palate e si sentiva onnipotente – spiegherà l’allenatore – metteva bocca sulla formazione. L’ho insultato e mi ha cacciato». D’altronde: «I soldi e le donne sono due tentazioni, dove ci sono queste due cose — è solito sottolineare — si sbaglia sempre». Lo ha imparato da piccolo, quando suo padre faceva il cavatore di marmo e suo nonno materno aveva un’osteria: «Uno comunista, l’altro fascista — ha più volte ricordato — sono cresciuto con le discussioni da osteria, dove non prevale la verità ma la prepotenza. E la prepotenza nel calcio come nella vita te la dà soprattutto il denaro».

Dopo aver guadagnato tanto Baldini decide di allontanarsi dal mondo del calcio: «Non ci potevo più stare dentro il sistema – si giustificherà – me lo impedivano i miei valori, la necessità di emozioni. La società di oggi vuole solo vincenti e crea una generazione di falliti. Quando ho scelto i soldi ho tradito me stesso». Secondo alcuni a macchiargli definitivamente la carriera fu il celebre calcio nel sedere rifilato a Di Carlo in un Parma-Catania del 2007: «Lei ha mai dato una pedata nel sedere a qualcuno senza ragione? Non credo. Nemmeno io mi comporto così. Sono stato provocato», risponderà al primo giornalista che lo intervista, per poi aggiungere negli anni seguenti: «Mi aveva offeso con parole e gesti sprezzanti. A distanza di anni, quando m’incontra a Coverciano, finge di non vedermi».

Nel 2011, dopo un’esperienza fugace a Vicenza, decide di allontanarsi da tutto e tutti. Sei anni sabbatici, fino al ritorno in panchina alla guida della Carrarese. Gratis, senza neanche i rimborsi spese. Al massimo una clausola in caso di esonero. Anche lì h dato per tre volte le dimissioni, la semifinale playoff con vista su una B che sarebbe stata miracolosa e uno sfogo in una conferenza stampa dove minaccia l’occupazione del Consiglio comunale nel caso in cui i membri di quest’ultimo non si fossero spesi per ripristinare l’agibilità dello Stadio dei Marmi: «Finché avrò forza mi vado a incatenare dentro il comune. Se vogliono la battaglia con me, loro hanno trovato un pazzo. Io non sono capriccioso, sono pazzo. Quando toccano i miei valori, sono pronto a morire!», urlò con tanto di pugno sul tavolo. Maccarone e Tavano sono stati i suoi calciatori storici, ma il suo pupillo è Giovanni Foresta, con lui a Carrara e oggi in C con la Gelbison: «Sembra un bambino, ma è più duro del marmo. Arrivò da me con la pubalgia. Lo trovai che piangeva nel tunnel dello stadio. Volevano rimandarlo indietro. ‘Finché ci sono io, ci sei tu’. Uno, dieci, dodici Foresta in una squadra e vai in cima al mondo, batti anche la Juve».

Fra i suoi amici anche Spalletti, Conte, Lippi e non solo. Di lui è perdutamente innamorato Lele Adani, suo giocatore a Brescia: «Mi ha conquistato il giorno in cui, all’alba, mi portò nel bosco dove lui andava a trovare se stesso — ha spesso ricordato l’ex difensore e ora commentatore — si spogliò, rimase a torso nudo in pieno inverno. Ci abbracciammo. Non ho bisogno di coprirmi, quando trovo la mia essenza, mi disse. Quel giorno diventai uomo» . Crede nel karma Baldini, sua nonna gli diceva che la vita è la legge del contrappasso. Da ragazzo conosce Rosy, giovane donna brasiliana, in una discoteca. Diventa la sua fidanzata, deve sposarla (Rosy aspetta un bambino) ma tre giorni prima cambia idea. La donna ci resta malissimo, abortisce e tenta il suicidio. Torna in Sud America. Baldini sposa poi Paola, l’attuale moglie, la loro prima figlia Valentina nasce con 20 giorni di ritardo: «Ha rischiato di morire nella pancia della madre. È una bimba disabile. Doveva campare 6 mesi, oggi ha più di 30 anni. Disabile al 100 per cento. Non parla. Non può stare in piedi. Lo sapevo. L’ho sentito», dice come se avesse avuto un presentimento. Sì, lui ripete spesso che sente le voci di dentro.

L’estate scorsa, dopo la vittoria dei playoff di C col Palermo e la promozione in B, fanno rumore le sue dichiarazioni in diretta su Sky: «Qui non è come a Milano. Se sei sposato e ti metti a guardare delle belle donne non va bene. Nella loro cultura la cosa più rispettata deve essere la famiglia. Se hai moglie e figli e vuoi andarti a s… una ragazzina, fanno bene a tagliarti i c…». Poco prima, dopo l’andata degli ottavi di finale con la Triestina, aveva cominciato a scaldarsi:«A me della vittoria o della sconfitta non me ne frega nulla. Io voglio sognare, voglio essere libero, non me ne frega di questo mondo. Voglio solo godermi i miei amici e la mia famiglia. L’importante è il percorso». Il calcio come una religione: «Ai ragazzi dico che l’allenamento è un modo per esprimere i propri sentimenti, così come per i monaci lo è la preghiera». Chissà se nel calcio ci sarà ancora posto per lui.

19 ottobre 2022 (modifica il 19 ottobre 2022 | 20:20)

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, 2022-10-19 19:31:00, Ufficiali le dimissioni dal Perugia, le seconde nel giro di quattro mesi dopo quelle di Palermo. Una carriera segnata da uscite piuttosto colorite: «La prepotenza nel calcio come nella vita te la dà soprattutto il denaro», Simone Golia Redazione Di Marzio

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