«Non so come, ma in mezzo a tutta quell’acqua, a quel fango, il telefonino pur fradicio non mi si è spento. E allora io ho chiamato Denis e gli ho detto: “Ciao Denis, sono Simone, sto in cima a una pianta vicino a casa mia, sento che sto per morire…”». Invece per fortuna Simone Bartolucci, 23 anni, si è salvato e adesso è qua davanti al Molino Mariani completamente sommerso dal fango che lo racconta, anche se la sua voce è straziata: «Sono rimasto solo, non ho più niente». Sua mamma Brunella Chiù, 56 anni, è ancora dispersa. Sua sorella Noemi, 17 anni, è stata identificata tra le 10 vittime. Giovedì sera, quando è arrivata la bomba d’acqua e il fango era arrivato fino al primo piano del loro casolare in Contrada Coste hanno pensato di mettersi in salvo fuggendo da lì. Così sono usciti tutti: Brunella e Noemi sono salite sulla Bmw bianca della madre e lui sulla Bmw nera. Le due donne sono partite e l’onda, da dietro, le ha travolte. Mentre Simone è sceso per chiudere il garage. E in quel momento preciso la montagna liquida lo ha sommerso completamente («ho nuotato sott’acqua») e poi sbattuto a metri di distanza, facendolo arrivare vicino a una pianta. E lui ci si è arrampicato fino in cima. Il Nevola era esondato già una volta, nel 2014, ma mai con questa violenza: i camion del Molino Mariani sono stati sbalzati come fossero di carta. Simone guarda con desolazione ciò che è rimasto. A fargli coraggio, tutt’intorno, ci sono i suoi amici: Samuel Monnati, Andrea Michelini e Denis Baldassarri. Loro gli chiedono dell’altra notte e lui risponde.
Quanto tempo è passato su quella pianta?
«Due ore e mezza, ma l’acqua era così alta che pur stando sopra i rami, mi scorreva lo stesso alle ginocchia. Per fortuna il telefonino non si è mai scaricato e quando Denis è arrivato ho acceso la torcia per farmi vedere sull’albero. Lui per risposta mi ha fatto luce col suo cellulare: ho capito che non ero più solo».
La casa è distrutta?
«Sono andato a vedere, c’è fango dappertutto, gli armadi sono a terra. Per fortuna ho ritrovato la scatola della nonna con tutti i ricordi.È l’unica cosa che si è salvata».
Cosa hanno fatto i vigili del fuoco appena arrivati?
«Hanno cominciato a gridare di mettermi al sicuro, cercando una biforcazione dei rami e di non farmi assolutamente venire l’idea di scendere da solo. Faceva un freddo tremendo, l’acqua scura che scorreva sotto mi faceva paura: mi pare di sentire ancora quel rumore sordo. Poi mi hanno legato e trascinato con una corda». Simone studia Agraria vicino a Jesi e intanto lavora al Molino Mariani, dove fa un po’ di tutto: produzione, confezionamento e trasporto della farina. Danny Mariani, il figlio del proprietario, dice che «è il jolly dell’azienda, un ragazzo d’oro, sa guidare anche i camion, è una vita che lavora per aiutare in famiglia, da solo manda avanti anche una piccola impresa agricola dove coltiva patate». Suo padre Paolo conferma: «Simone ormai è uno di famiglia, un giovane amico con cui vado pure a caccia di lepri. Non lo lasceremo mai solo». La notte Simone l’ha passata in ospedale al pronto soccorso di Senigallia, in stato di ipotermia. Poi alle cinque e mezza del mattino è tornato a Barbara e ha dormito da Danny.
Ma non è stato facile chiudere occhio, vero?
«No, con Danny abbiamo continuato a parlare, poi mi sono un po’ assopito per l’enorme stanchezza ma alle 7 ero già in piedi e sono tornato a cercare mamma e Noemi». (Fabrizio Caccia, inviato)
17 settembre 2022 | 00:08
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, 2022-09-17 05:34:00, I volti e le storie di chi non è riuscito a salvarsi dalla marea di detriti. Il ragazzo che vede morire madre e sorella. La pensionata uccisa mentre cercava di chiudere la finestra di casa, Fabrizio Caccia, Alfio Sciacca, inviati, e Alessandro Fulloni