La sua vita sempre stata una battaglia, sin dall’infanzia. La passione per il calcio, la Coppa dei Campioni vinta con la Stella Rossa, e poi la guerra. Gli anni come allenatore in Italia e infine la scoperta della malattia
Non ce l’ha fatta, Sinisa. Da giorni si attendeva questo esito, purtroppo.
Ha combattuto come un leone, in linea con il suo carattere.
Con la malattia si arrabbiato, l’ha domata, l’ha sfidata, l’ha battuta nella partita d’andata. Ma poi quella tornata pi cattiva e lui non aveva pi le forze di prima. Almeno quelle fisiche, perch il dono della volont non gli mai venuto meno.
Giocatore di immensa qualit, intelligente e deciso, tecnico e sapiente, Mihajlovic era poi diventato un allenatore di prestigio. Ha guidato la nazionale Serba, il Milan, la Fiorentina, la Sampdoria, il Torino, da ultimo il Bologna. I suoi giocatori rossobl andarono sotto la sua finestra in ospedale per fargli sentire quanto gli volevano bene. E il rude Sinisa si commosse.
La sua vita stata sempre una battaglia. Quando era piccolo i suoi andavano a lavorare e gli lasciavano il fratello in cura: Dalle 6, ora della loro uscita simultanea per andare a lavorare, spettava a me badare a Drazen. Mentre mio fratello ancora dormiva, io mi alzavo, mi vestivo e uscivo a prendere un litro di latte e un chilo di pane per la colazione. Ma per quanto facessi alcune cose da adulto, avevo appena cinque o sei anni. Con tutte le paure di un bambino. Appena tornavo a casa, mi rimettevo spalle alla stufa. Immobile. Con gli occhi sgranati fissavo la porta col terrore che qualcuno potesse entrare.
E poi i primi calci, il talento che si vede a occhio nudo, le pallonate tirate addosso alla porta del garage davanti alla quale torner con la Coppa dei Campioni vinta con la Stella Rossa. E poi la guerra, quella che gli ha tagliato la vita. Ne parlammo una volta e lui mi colp molto. Mia madre era croata e mio padre serbo. La guerra l’ho subita due volte. Io sono met e met, cosa peggiore non c’. In nessuna guerra ci sono buoni e cattivi o bianco e nero. Il colore che domina il rosso del sangue degli innocenti. Queste guerre civili sono i peggiori crimini.
Per Sinisa Mihajlovic la guerra che aveva segato in mille pezzi la Jugoslavia era stata un incubo. Pipe, il suo migliore amico fin da quando erano bambini, era un ragazzo croato. Una volta viene a casa e dice ai miei genitori che devono andare via, che lui la casa la deve buttare gi. Mia madre e mio padre non lo hanno preso sul serio. Lui, dopo due giorni, tornato con altri due e ha cominciato a sparare sulle mie foto. I miei hanno visto che era una cosa grave, sono scappati e lui ha buttato gi la mia casa. Dentro di me dicevo ma come possibile, eravamo due fratelli,…… La prima partita dopo la guerra, in albergo, viene questo mio amico. Ci mettiamo a parlare. Lui era cosciente che io sapevo tutto e mi disse: Sinisa tutti sapevano che io e te eravamo i migliori amici, e mi hanno detto che per dimostrare di essere davvero un grande croato proprio a te dovevo fare del male. Io ho cercato in tutti i modi di far capire ai tuoi genitori che dovevano scappare. Perch io la casa dovevo buttarla gi, senn mi ammazzavano. Ma non volevo farlo con i tuoi dentro. Perci ho sparato sulle foto, per fargli capire che dovevano andare via. Ho salvato la vita ai tuoi genitori e anche la mia. Aveva ragione e quel giorno io l’ho ringraziato, Pipe.
Ora che se ne andato, a 53 anni, tutti ricorderanno la sua forza e il suo carattere deciso, a volte ruvido. Ed giusto, Sinisa era un uomo forte. Ma io, nelle occasioni in cui l’ho incontrato, ho sempre visto anche in lui una grande tenerezza. Anzi, di pi. Una grande, rara, umanit.
16 dicembre 2022 (modifica il 16 dicembre 2022 | 20:06)
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, 2022-12-16 19:07:00, La sua vita è sempre stata una battaglia, sin dall’infanzia. La passione per il calcio, la Coppa dei Campioni vinta con la Stella Rossa, e poi la guerra. Gli anni come allenatore in Italia e infine la scoperta della malattia, Walter Veltroni