La sinistra torni alla politica

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editoriale Mezzogiorno, 3 novembre 2022 – 07:28 di Francesco Marone Naturalmente non ho votato a destra, ma disciplinatamente, come sempre, quello che mi offriva l’universo progressista. Nel mio collegio era tutto fuor che sinistra, parola della quale molti di lor signori si vergognano un po’, e forse per la prima volta avrei fatto anche scelte diverse. Non l’ho fatto per una ragione su tutte. La coalizione che ha vinto le elezioni ha nel programma l’autonomia differenziata, che sarebbe un errore e una rottura, forse definitiva, del vincolo di solidarietà che tiene insieme il Paese. Su questo la sinistra balbetta, ma almeno non si dice apertamente a favore di una riforma scellerata e, per come discussa sin qui, anche incostituzionale. La coalizione che ha vinto le elezioni, poi, vuole una riforma in senso presidenziale o semipresidenziale. Anche questo sarebbe un errore. La forma di governo presidenziale funziona solo negli Stati Uniti, «nonostante la Costituzione» come diceva Giovanni Sartori. Nel resto del mondo è una degenerazione presidenzialista, che tende a svuotare il Parlamento di ruolo, come vediamo peraltro anche nella forma di governo delle nostre regioni, autentico capolavoro di insipienza costituzionale. Quanto alla forma semipresidenziale, c’è solo in Francia (la Russia pure sarebbe un sistema semipresidenziale, ma non avendo separazione dei poteri, non viene classificata) e crea una concentrazione di potere nelle mani del presidente che è la somma di quelli del presidente americano e del premier inglese. Crea più problemi di quanti ne risolva, come riconosce anche una larga parte dei costituzionalisti francesi. È molto meglio tenerci il nostro parlamentarismo, con qualche correttivo semplice: una legge elettorale scritta bene, qualche modifica dei regolamenti parlamentari che disincentivi la frammentazione del sistema partitico e uno strumento di razionalizzazione che stabilizzi il governo, ad esempio la sfiducia costruttiva. La posizione della sinistra mi sembra abbastanza chiara nel senso di opporsi alle riforme proposte dalla destra. Per questo li ho votati pazientemente per l’ennesima volta, nonostante i mille errori degli ultimi trent’anni. Detto questo, però, la campagna della sinistra e, soprattutto, la gestione del dopo elezioni mi sembrano sbagliate, se non addirittura dannose. Davvero discutiamo del ruolo delle donne a fronte di una destra che indica una donna premier per la prima volta nella nostra storia patria? Davvero immaginiamo di dover difendere la democrazia da orde barbariche fasciste che vi vogliono attentare? Davvero riteniamo di dover difendere la Costituzione? Ma da chi? Da cosa? E a che titolo? Giorgia Meloni è legittimamente Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana e, peraltro, non ha sbagliato una mossa né una dichiarazione, tanto in campagna elettorale quanto nel corso delle trattative con i suoi alleati per la formazione del governo. Se farà qualcosa in contrasto con la Costituzione, la Costituzione si difenderà da sola con i suoi organi di garanzia, la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale, che funzionano e hanno sempre funzionato nel migliore dei modi. La sinistra si dovrebbe occupare di costruire un’alternativa di governo da offrire agli elettori, che hanno votato a destra non perché si sono sbagliati o non hanno capito, ma perché hanno scelto liberamente altro. Non sarà l’ennesimo segretario, né tantomeno lo spauracchio di un pericolo fascista che è fuori dalla storia, a risolvere problemi e contraddizioni. L’unica strada è una discussione seria, dura se necessario ma vera, che porti a definire una linea e un programma sui quali guadagnarsi la fiducia dei cittadini italiani. Perciò, lasciate perdere la Costituzione, accettate il risultato delle elezioni e mettetevi a fare politica. 3 novembre 2022 | 07:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-03 06:29:00, editoriale Mezzogiorno, 3 novembre 2022 – 07:28 di Francesco Marone Naturalmente non ho votato a destra, ma disciplinatamente, come sempre, quello che mi offriva l’universo progressista. Nel mio collegio era tutto fuor che sinistra, parola della quale molti di lor signori si vergognano un po’, e forse per la prima volta avrei fatto anche scelte diverse. Non l’ho fatto per una ragione su tutte. La coalizione che ha vinto le elezioni ha nel programma l’autonomia differenziata, che sarebbe un errore e una rottura, forse definitiva, del vincolo di solidarietà che tiene insieme il Paese. Su questo la sinistra balbetta, ma almeno non si dice apertamente a favore di una riforma scellerata e, per come discussa sin qui, anche incostituzionale. La coalizione che ha vinto le elezioni, poi, vuole una riforma in senso presidenziale o semipresidenziale. Anche questo sarebbe un errore. La forma di governo presidenziale funziona solo negli Stati Uniti, «nonostante la Costituzione» come diceva Giovanni Sartori. Nel resto del mondo è una degenerazione presidenzialista, che tende a svuotare il Parlamento di ruolo, come vediamo peraltro anche nella forma di governo delle nostre regioni, autentico capolavoro di insipienza costituzionale. Quanto alla forma semipresidenziale, c’è solo in Francia (la Russia pure sarebbe un sistema semipresidenziale, ma non avendo separazione dei poteri, non viene classificata) e crea una concentrazione di potere nelle mani del presidente che è la somma di quelli del presidente americano e del premier inglese. Crea più problemi di quanti ne risolva, come riconosce anche una larga parte dei costituzionalisti francesi. È molto meglio tenerci il nostro parlamentarismo, con qualche correttivo semplice: una legge elettorale scritta bene, qualche modifica dei regolamenti parlamentari che disincentivi la frammentazione del sistema partitico e uno strumento di razionalizzazione che stabilizzi il governo, ad esempio la sfiducia costruttiva. La posizione della sinistra mi sembra abbastanza chiara nel senso di opporsi alle riforme proposte dalla destra. Per questo li ho votati pazientemente per l’ennesima volta, nonostante i mille errori degli ultimi trent’anni. Detto questo, però, la campagna della sinistra e, soprattutto, la gestione del dopo elezioni mi sembrano sbagliate, se non addirittura dannose. Davvero discutiamo del ruolo delle donne a fronte di una destra che indica una donna premier per la prima volta nella nostra storia patria? Davvero immaginiamo di dover difendere la democrazia da orde barbariche fasciste che vi vogliono attentare? Davvero riteniamo di dover difendere la Costituzione? Ma da chi? Da cosa? E a che titolo? Giorgia Meloni è legittimamente Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana e, peraltro, non ha sbagliato una mossa né una dichiarazione, tanto in campagna elettorale quanto nel corso delle trattative con i suoi alleati per la formazione del governo. Se farà qualcosa in contrasto con la Costituzione, la Costituzione si difenderà da sola con i suoi organi di garanzia, la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale, che funzionano e hanno sempre funzionato nel migliore dei modi. La sinistra si dovrebbe occupare di costruire un’alternativa di governo da offrire agli elettori, che hanno votato a destra non perché si sono sbagliati o non hanno capito, ma perché hanno scelto liberamente altro. Non sarà l’ennesimo segretario, né tantomeno lo spauracchio di un pericolo fascista che è fuori dalla storia, a risolvere problemi e contraddizioni. L’unica strada è una discussione seria, dura se necessario ma vera, che porti a definire una linea e un programma sui quali guadagnarsi la fiducia dei cittadini italiani. Perciò, lasciate perdere la Costituzione, accettate il risultato delle elezioni e mettetevi a fare politica. 3 novembre 2022 | 07:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

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