Sofia Goggia, il docu-film sull’Olimpiade e il recupero: «A Pechino ho scoperto la paura»

Sofia Goggia, il docu-film sull’Olimpiade e il recupero: «A Pechino ho scoperto la paura»

Spread the love

di Flavio Vanetti

La campionessa azzurra presenta il docu-film realizzato da Sky Sport: Quella di St. Moritz stata un’impresa, ma quella di Pechino irraggiungibile

Lo straordinario recupero grazie al quale Sofia Goggia riuscita a partecipare ai Giochi di Pechino, vincendo l’argento in discesa, dopo l’incidente del 23 gennaio nel superG di Cortina, diventato un docu-film realizzato dallo staff di Sky Sport. Si intitola: 23 giorni, il miracolo di Sofia Goggia. Andr in onda dal 30 dicembre e negli studi dell’emittente televisiva si tenuto il vernissage, presente la campionessa azzurra, reduce da un esame universitario (dato il giorno prima a Roma) ma soprattutto da un’altra impresa al limite del possibile: la vittoria nella libera di sabato 22 a St. Moritz, a meno di 24 ore dall’operazione alla mano sinistra, fratturata in una caduta nella libera di venerd 21 vinta da Elena Curtoni, con lei comunque, seconda. Come dire, scherzando: il docu-film nasce gi vecchio, servir un sequel. Non il caso — assicura Sofia — perch se quanto ho appena fatto perfino pi impressionante per i tempi ridottissimi del ritorno in pista, l’impresa di Pechino rimane insuperabile: con una mano rotta (in realt lei ha detto “senza una mano”, ndr) se ci credi e stai in piedi, ce la fai. In Cina, invece, ho sperimentato, forse per la prima volta, il concetto di paura. E poche persone potevano conoscere le mie difficolt: ero in camera da sola, era complicato addirittura percorrere 200 metri per raggiungere il mio skiman.

Dalla felicit all’incubo

Ma questa , appunto, la parte conclusiva di una storia lieto fine. Prima il docu-film racconta le due giornate di Cortina, la prima con il trionfo in discesa e la seconda con il dramma della caduta in superG: Nel giro di 30 ore ho vissuto la felicit e il buio del baratro. Il collage delle immagini e delle testimonianze il pi vario possibile. Prima ci sono i racconti dalle piste, partendo da quello della Sofia che in discesa stava scendendo come una scellerata, tra folate di vento e vortici di neve e che l’indomani, nella gara fatale, stata rovinata da un taglio di luce che non mi ha permesso di ricordare la cunetta che avevo notato in ricognizione. Ma non mancano le sensazioni strane del suo clan, in particolare dello skiman Barnaba Greppi, che era gi stato critico dopo la libera (Aveva corso troppi rischi) e che le ha rifilato una solenne sgridata a danno fatto: Dovevi pensarci prima. Ma se i medici diranno che andare a Pechino possibile, tu ce la potrai fare.

La sfida (im)possibile

Questa riflessione introduce la parte pi delicata della storia: la sfida apparentemente impossibile resa invece attuabile grazie al lavoro di tante persone e dei medici, ma prima di tutto dalla voglia di reazione di un’atleta che, scendendo al traguardo con gli sci dopo il terribile crash, non sentiva pi le gambe: E non c’ero pi di testa. Sofia ha raccontato i tormenti, i dubbi, il dolore: Quello fisico, anche se forte, lo sopporti. Ma non reggo quello emotivo e morale che provo quando vedo l’affetto della gente per me. Forse anche per ricambiare questa passione che ha costruito la risalita verso la luce. Poi, certo, c’erano di mezzo i Giochi: uno stimolo fortissimo. Se non ci provi per l’Olimpiade, per che cos’altro dovresti impegnarti?. Herbert Schoenhuber e Andrea Panzeri, i medici che l’hanno visitata e consigliata, sono stati il supporto imprescindibile. Lei ha aggiunto il suo cuore, il suo coraggio e quella punta di positiva follia che la caratterizza: Ho attivato un piano B e un piano C, pur di esserci.

Io, Sofia Goggia

Prima del racconto del capitolo olimpico c’ stato anche modo di scoprire gli aspetti profondi di Sofia Goggia. Li ha raccontati con molta umanit e con evidente commozione. Si parte dalla bambina irrequieta, iperattiva e cocciuta che ha avuto non pochi ostacoli interiori: Ero introspettiva e non sempre ho reso partecipi gli altri delle mie solitudini: ho vissuto geli interiori e voragini, due cose solo mie. Spesso vedo il bicchiere mezzo vuoto: allora cerco di estraniarmi e di diventare una terza persona che mi valuta dall’esterno. Seguono, in questo capitolo, altre frasi simbolo, quasi degli aforismi: La mia ambizione? Voler primeggiare; Sono pervasa dalla paura e dal senso di inadeguatezza, pur essendo sicura di me; La velocit la mia condizione esistenziale.

Spirito fanciullesco

La discesa di Pechino stata prima uno spauracchio (Temevo “l’imbuto del dragone” poco dopo il via: poteva sollecitare il ginocchio sinistro, per questo abbiamo scelto una traiettoria pi accomodante) poi un luogo di gioia, una volta tagliato il traguardo con il primato provvisoria, infine il posto di un sofferto realismo: Ho subito capito che 4 decimi non sarebbero bastati per l’oro: Corinne Suter me l’ha confermato. Ci sono volute settimane — e la riconquista della Coppa del Mondo della discesa — per realizzare che non era un titolo perso ma un argento vinto. Nel 2013 avevo pensato di smettere e per la prima volta mi sono trovata a tu per tu con me stessa: chi sono? Dove voglio arrivare? Ma quando sei in crisi parti dalle risposte che ti dai e costruisci un percorso. L’ha fatto anche per arrivare a Pechino e pure dopo i Giochi. Oggi, apprendiamo, una Sofia Goggia pi serena: Sto attraversando una fase in cui sono innamorata della mia vita, mai avuta tanta consapevolezza, lo sci il “gioco” pi bello che c’ e lo vivo con lo spirito fanciullesco che avevo da bambina. Mi sono ricollegata alla mia parte primordiale: amo la velocit, mi piace impegnarmi duramente per le cose che preferisco. E nei 16 centesimi di quella sconfitta c’ la fame che alimenter questo quadriennio.

20 dicembre 2022 (modifica il 20 dicembre 2022 | 16:28)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-20 22:45:00, La campionessa azzurra presenta il docu-film realizzato da Sky Sport: «Quella di St. Moritz è stata un’impresa, ma quella di Pechino è irraggiungibile», Flavio Vanetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.