Sono i geni del catering e hanno una regola: «Cucina calda, freddo il bar»

Sono i geni del catering e hanno una regola: «Cucina calda, freddo il bar»

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di Luciano Ferraro

La famiglia Cerea è conosciuta dagli Stati Uniti all’Asia. I vertici internazionali e i super matrimoni portano tutti la loro firma: i paccheri alla Vittorio. Quella volta che Obama si mangiò 8 cannoncini e la regina Elisabetta face il bis del risotto, servendosi da sola. Storia di un’idea (molto misurata) di sfarzo

La loro firma è rossa e succulenta. La conoscono dagli Stati Uniti all’Asia. Ai vertici internazionali, ai consessi dei signori dell’economia, ai super matrimoni e agli eventi nelle capitali dell’enogastronomia, non è festa se manca l’onda al pomodoro e parmigiano dei paccheri alla Vittorio, il primo comandamento del piacere dei Cerea. La madre Bruna e i cinque figli (gli chef Enrico-Chicco e Roberto-Bobo; Francesco per la ristorazione esterna; Barbara e Rossella, back office e accoglienza) sfamano i potenti del mondo. Case reali, imprenditori, rockstar e gli ultimi saliti sull’ascensore della notorietà, gli influencer. Quella dei Cerea è la famiglia bergamasca dell’immaginario collettivo: stakanovista e riservata.

Lusso mantecato

Nel loro ristorante, il tre stelle Michelin Da Vittorio, a Brusaporto, lo sfarzo è misurato, il lusso è farsi mantecare da loro i paccheri al tavolo. Se il locale è l’ammiraglia (altre sedi a St.Moritz e Shanghai e, dal mese scorso, a Saigon, aperto in contemporanea con l’informale DaV a CityLife a Milano), l’attività più intensa della flotta è il ramo del catering. Zero pubblicità e 120 eventi l’anno, con 200 tra camerieri, sommelier e lavoratori delle cucine a tempo pieno, e altrettanti a chiamata. Se chiedi l’elenco dei clienti famosi, Chicco Cerea esita. Troppi per ricordarli tutti. Soprattutto mentre è in viaggio verso Venezia e il serenissimo Arsenale decantato da Dante, per un banchetto di nozze di un magnate indiano, contrariato perché non può portare gli elefanti in laguna. «Un conto è preparare piatti per 20 persone nella tua cucina, altro è dare emozioni a 300 in luoghi sconosciuti», si schermisce lo chef. Ma non sbaglia un colpo.

Gustosa macchina da guerra

Come quando ha servito un risotto al limone dalla impeccabile cottura per 400 commensali al castello di Montalcino, per i 50 anni del Consorzio del Brunello. Dalla Regina Elisabetta a Bill Clinton, da Tina Turner a Sting, ogni volta la gustosa macchina da guerra dei Cerea si mette in moto portando un po’ di made in Italy ai tavoli. È stato così anche all’ultimo vertice di Davos, nel maggio scorso: John Kerry, l’inviato speciale del presidente Biden per il clima, ha fatto onore ai piatti. Come gli altri ospiti d’onore. Anche Chiara Ferragni e Fedez scelgono il catering Cerea. Silvio Berlusconi, per il banchetto delle nozze simboliche con Marta Fascina, si è affidato, come fa da molti anni, alla famiglia bergamasca. Prima della separazione, Michelle Hunziker e Tomaso Trussardi puntavano assieme sul servizio made in Brusaporto, alla pari di Federica Pellegrini e Matteo Giunta, del regista Lawrence Fishbourne e della cantante Dua Lipa. Nel suo libro Fuori dal ristorante (Mondadori) Francesco Cerea ha raccontato che Barak Obama, nella sala con gli affreschi del Tiepolo di Palazzo Clerici, a Milano per il Global Food In novation Summit 2017, è stato estasiato dai cannoncini alla crema («It’s delicious», ha esclamato), facendosene preparare 8 all’istante.

Sport a tavola

E lo sport? Per le cene del Roland Garros a Parigi è stato chiamato il gruppo di “Da Vittorio”. Quando Matteo Berettini, dopo la finale di Wimbledon nel 2021, è arrivato a Brusaporto per registrare una puntata di Masterchef, la signora Bruna l’ha riempito di attenzioni culinarie come una nonna con un nipote. Per i figli, Bruna è un faro. Quando Ornella Vanoni, sazia della cena tristellata, ha zittito il ristorante cantando L’appuntamento , Bobo si è affiancato intonando l’ultima strofa per dedicarla, in ginocchio, alla madre. Poi via di corsa. Gli è capitato di preparare il catering per due Ferrari: per i 120 anni delle Cantine e per la Cavalcade, la sfilata delle fuoriserie rosse, a Montecarlo, con il principe Alberto. Rispettando protocolli di sicurezza e regole di palazzo. Una volta ad infrangere l’etichetta è stata la regina Elisabetta II. Racconta divertito Francesco: «Nel 2000, durante la sua visita a Milano, abbiamo preparato il risotto alla milanese a Palazzo Diotti, sede della Prefettura. La regina si è concessa parecchi bis, servendosi da sola dal vassoio».

Record e imprevisti

Come nasce un evento Cerea? «Intanto serve un piano B in caso di pioggia. Poi la scelta di piatti e tovaglie: abbiamo 15 mise en place . I contatti con fioristi, scenografi, elettricisti…. La regola è: cucina calda, freddo il bar. Ma se si è in mezzo alla campagna e ci sono pochi frigoriferi dobbiamo trovare una società che ci riempia di ghiaccio tante tinozze». Il record. «Alla prima della Scala con Letizia Moratti sindaco, il nostro è stato il debutto di un ristorante non milanese: cena per 990 persone, 90 minuti tassativi a disposizione». Fino a 600 invitati, i Cerea sono autosufficienti: dai fornelli agli arredi, tutto arriva con i loro tir. Come in Costa Azzurra alla festa di Tina Turner o a Solomeo, il borgo di Brunello Cucinelli. Lo stilista-umanista è riuscito, nella sua ultima cena nell’avamposto a due passi da Brera, a far interrompere la meditazione e a far divertire due monaci buddisti con i paccheri. Un piatto arrivato anche a Parigi da Emmanuel Macron e in Uzbekistan dal presidente Shavtak Mirziyoyev. Un’onda rossa. Di pomodoro e parmigiano.

2 agosto 2022 (modifica il 2 agosto 2022 | 07:22)

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, 2022-08-02 05:25:00, La famiglia Cerea è conosciuta dagli Stati Uniti all’Asia. I vertici internazionali e i super matrimoni portano tutti la loro firma: i paccheri alla Vittorio. Quella volta che Obama si mangiò 8 cannoncini e la regina Elisabetta face il bis del risotto, servendosi da sola. Storia di un’idea (molto misurata) di sfarzo, Luciano Ferraro

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