Sono positivo ma asintomatico: posso lavorare  in smart working? Le istruzioni   «Mortalità 7 volte più alta tra non vaccinati»

Sono positivo ma asintomatico: posso lavorare in smart working? Le istruzioni  «Mortalità 7 volte più alta tra non vaccinati»

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Positivi al Covid ma al lavoro. Si può, a patto che l’azienda ti collochi in smart working. Molti datori di lavoro sono obbligati a porsi il problema, dato che i contagi da giorni sono schizzati di nuovo sopra i 100 mila ogni 24 ore.

La fase è diversa dalle ondate precedenti. Gli effetti dell’infezione, infatti, sono nella maggior parte dei casi più blandi e infatti il tasso di occupazione dei posti letto in ospedale in rapporto all’alto numero di contagiati, è sensibilmente più basso che in passato: 3,5% i letti occupati in intensiva, 13,3% nei reparti ordinari.

La procedura di rilevamento dei positivi è però rimasta la stessa: ogni tampone positivo viene comunicato alla banca dati dei servizi sanitari, a prescindere dal fatto che si sia sintomatici o meno. Così come in vigore è ancora la norma (recepita da una circolare Inps del 2020) che dispone l’isolamento fino ad avvenuta negativizzazione. Un obiettivo che si raggiunge a volte in sette giorni, altre volte in 14. Il risultato è che in molte aziende venga a mancare un alto numero di lavoratori, costretti a casa.

Una soluzione, però, c’è. I positivi asintomatici obbligati all’isolamento, quindi a restare a casa, non sono obbligati a non lavorare. Possono, infatti, non richiedere il certificato di malattia al proprio medico di base, che si trasmette per giustificare l’assenza, e comunicare all’azienda la disponibilità a lavorare in smart working, laddove il loro impiego lo consenta. Dal punto di vista burocratico, non è necessario coinvolgere i medici di base: il certificato di malattia non viene emesso automaticamente quando si è positivi al Covid. Resta tuttavia essenziale la valutazione medica sulle condizioni di salute del lavoratore positivo.

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, 2022-07-09 12:38:00, Con l’aumento esponenziale di contagiati molte aziende sono alle prese con le assenze. L’obbligo di isolamento, però, non impone di non lavorare: la soluzione può essere operare da remoto, laddove l’impiego lo consenta, Adriana Logroscino

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