Il sorriso dolente di Trevisan

Il sorriso dolente di Trevisan

Spread the love

di EMANUELE TREVI

Stile, rigore, coscienza della condizione umana: la lezione a un anno dalla scomparsa. Il premio Strega ricorda lo scrittore vicentino: i suoi scritti conseguenza della visione sradicata del mondo

Vitaliano Trevisan era un uomo difficile, saturnino, pessimista d’istinto ancora prima che per convinzione filosofica. A prima vista, poteva sembrare forte e risoluto, ricco com’era di esperienza della vita, e di conoscenza profonda di s. Non che queste prime impressioni siano necessariamente ingannevoli, ma di sicuro sono incomplete, e troppo comode. La verit che Trevisan attingeva la sua energia vitale, e la sua potenza creativa, dallo stesso pozzo scuro e profondo di malinconia che ha finito, con le sue esalazioni, per rendergli intollerabile la vita. Baudelaire scrisse di Edgar Allan Poe che l’angelo cieco dell’espiazione aveva governato la sua vita. E sulla vita di Trevisan (che adorava Poe) era facile riconoscere l’ombra di un custode altrettanto tirannico.

Questo non vuol dire che fosse incapace di allegria e di amabilit, tutt’altro. Pi che rigorosamente tragica, la sua visione dell’esistenza umana potrebbe definirsi tragicomica, spesso e volentieri surreale. Non a caso l’opera che rappresenta la sua piena maturit artistica, Works, pubblicata nel 2016, ha un tono di satira sociale e antropologica che pu far pensare a un Luciano Bianciardi redivivo. Ma la nota dominante, l’aspetto fondamentale della personalit di Trevisan era cupo, sempre pi dolente e risentito con il passare degli anni.

Parlo dell’autore come potrei parlare dell’opera, non lo avessi conosciuto e frequentato. Tutto quello che Trevisan ha scritto la conseguenza di una percezione del mondo fondamentalmente disadattata, e sradicata. L’esercizio pi raffinato dell’intelligenza diventa, per un carattere cos incline al negativo, una forma suprema di disperazione. Anche nei libri degli autori pi amati, Trevisan cercava la visione spietata, il disincanto assoluto. Adorava Leopardi e Cioran.

Nato nel 1960, stato un vero scrittore del Novecento, quasi fuori tempo massimo, un erede consapevole e dichiarato dei grandi maestri del fallimento e dell’assurdo, e soprattutto di Samuel Beckett e Thomas Bernhard. I suoi personaggi, e preferibilmente il Thomas di alcuni libri memorabili, non fanno altro, in effetti, che raccontare crolli, riferire catastrofi. La possibilit di un patto vantaggioso con la realt escluso in partenza.

Questi resoconti in prima persona, a partire da Un mondo meraviglioso, il libro che rivel il talento di Trevisan nel 1997, solo approssimativamente si possono definire romanzi. Pi adeguato sarebbe parlare di soliloqui, o anche meglio di monologhi. Perch l’eroe di queste storie, che le racconti nella sua testa o le affidi a un memoriale scritto, sembra sempre un attore capace di conquistare l’attenzione del suo pubblico trascinandolo a forza nel suo mondo interiore. La provocazione, nel senso pi ampio della parola, prevale decisamente sull’intrattenimento.

Esperto musicista oltre che scrittore, Trevisan era ossessionato dal ritmo della prosa, che per lui non era un orpello, un abbellimento secondario, ma lo strumento pi adatto a creare quella che una vera e propria suggestione, una specie di contagio emotivo e simbolico di rara efficacia. il ritmo a sprigionare, nei primi libri di Trevisan, il fantasma credibile di una voce, con le sue pause, i suoi affanni, le sue ripetizioni e variazioni sul tema.

Pi che tentare facilmente nuovi esperimenti, Trevisan lavorava molto su ci che, in quello che aveva gi fatto, era rimasto ancora inespresso, come se il libro successivo fosse anche il risarcimento di tutto ci che non era riuscito ad ottenere nel precedente. Ed cos che, nel solco gi splendidamente scavato in Un mondo meraviglioso, si collocano almeno due opere destinate a lasciare un segno indelebile nei suoi lettori: I quindicimila passi del 2002 e Il ponte nel 2007.

L’epigrafe del primo di questi due libri una frase di Karl Marx sulla quale Trevisan deve avere meditato a lungo, tanto vicina al cuore della sua poetica. paradossalmente l’epoca dei rapporti sociali pi sviluppati, osserva profeticamente Marx, a generare il modo di vedere dell’individuo isolato. Isolato dai suoi simili, e prigioniero della sua mente, che diventa necessariamente un surrogato del mondo, una parodia della creazione che in realt un’apocalisse. Quanto pi i vincoli sociali si stringono e si ramificano, tanto pi la solitudine dei singoli si accresce, fino a rendere incerta e inaffidabile anche la loro memoria.

E il fatto che della solitudine si possa raccontare una storia non significa n una consolazione n una redenzione. Possiamo solo supporre che, rinunciando alla sua vita, Trevisan abbia portato alle sue estreme conseguenze quell’aspetto auto-distruttivo della coscienza di s e del mondo circostante che il tema principale della sua scrittura rapsodica e visionaria.

Per chi ha preso sul serio i suoi libri il suo destino lungamente annunciato stato un dolore, ma non una sorpresa. Quello che davvero rimane di lui una lezione di stile, di rigore, di consapevolezza della condizione umana dalla quale, sommersi come siamo da tanta inutile frivolezza letteraria, abbiamo tutti molto da imparare.

Le iniziative – I fiori, il romanzo incompiuto

Ricordando Vitaliano Trevisan: a un anno dalla scomparsa sono diversi gli omaggi. Tra questi, a Sandrigo (Vicenza) Ma fiori, non opere di bene un invito a portare un fiore sabato 7 gennaio, dalle 16 alle 19, sulla tomba, al cimitero del paese mentre in contemporanea la chiesetta Trissino ospita l’installazione sonora, con la voce dello stesso Trevisan, Note sui Sillabari. Omaggio a Goffredo Parise, su testo edito da InSchibboleth. Il 17 gennaio a Roma (Casa delle Letterature, ore 18, piazza dell’Orologio), presentazione del libro postumo e incompiuto Black Tulips: con Simona Cives, introduce Paolo Repetti, interventi di Andrea Cortellessa ed Emanuele Trevi; letture a cura di Federica Fracassi; ingresso libero.

La biografia

Vitaliano Trevisan scomparso il 7 gennaio di un anno fa a Crespadoro (Vicenza); era nato il 12 dicembre 1960 a Sandrigo (Vicenza). stato autore di romanzi, racconti e testi teatrali. Ha esordito con i racconti Un mondo meraviglioso (Theoria, 1997; poi Einaudi Stile libero, 2003). Tra gli altri suoi lavori I quindicimila passi. Un resoconto (Einaudi Stile libero, 2002), Shorts (Einaudi Stile libero, 2004; Premio Chiara), Il ponte, un crollo (Einaudi Stile libero, 2007); e ancora Works (Einaudi Stile libero, 2016) di cui apparsa nel 2022 una nuova edizione ampliata. Dello scrittore morto suicida , infine, uscito postumo lo scorso ottobre il romanzo incompiuto Black Tulips (Einaudi Stile libero)

6 gennaio 2023 (modifica il 6 gennaio 2023 | 21:53)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.