Il ministro Valditara intende aumentare il numero dei docenti di sostegno e assicurarsi che abbiano una buona formazione specializzata. Dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato che ha ritenuto regolari i titoli di specializzazione per il sostegno conseguiti da docenti italiani in Romania, il ministro potrebbe essere tentato di favorire il più possibile gli accertamenti di validità del titolo conseguito, come hanno disposto i giudici di Palazzo Spada quando hanno precisato: “Spetta al Ministero competente verificare se, e in quale misura, si debba ritenere che le conoscenze attestate dal diploma rilasciato da altro Stato o la qualifica attestata da questo, nonché l’esperienza ottenuta nello Stato membro in cui il candidato chiede di essere iscritto, soddisfino, anche parzialmente, le condizioni per accedere all’insegnamento in Italia, salva l’adozione di opportune e proporzionate misure compensative ai sensi dell’art. 14 della Direttiva 2005/36/CE”.
Un accertamento non troppo restrittivo potrebbe consentire di normalizzare la situazione di migliaia di docenti di sostegno specializzati in Romania, colmando in buona misura il fabbisogno di personale, ma lascerebbe in predicato l’obiettivo di avvalersi di docenti con buona formazione specializzata.
In Italia i docenti che escono specializzati dai corsi universitari di TFA, passano attraverso una rigida selezione, partecipano ad attività laboratoriali e tirocini, frequentano i corsi con notevoli disagi per non meno di otto mesi.
In Romania non c’è selezione per l’ammissione e basta una frequenza mediamente di tre step di quindici giorni ciascuno. Spesso non ci sono attività laboratoriali e, per quanto riguarda eventuale partecipazione a tirocini, va precisato che l’inclusione di alunni con disabilità in scuole rumene è scarsamente diffusa, in quanto, come in altri Paesi europei, sono tuttora presenti molte scuole speciali e, conseguentemente, la specializzazione secondo i canoni dell’inclusione sono insussistenti.
Oltre ai dubbi di merito sulla qualità di quella specializzazione conseguita in Romania, c’è un aspetto formale non trascurabile per quel titolo.
Prima di essere utilizzata in Italia, quella specializzazione dovrebbe essere utilmente impiegata in Romania: è questa la condizione della doppia valenza di utilizzo in diversi Paesi dell’Unione. Ed è per questo che il titolo per il sostegno è anche accompagnato dal riconoscimento del livello B2 della lingua rumena conseguito (si fa per dire?) dai docenti italiani.
Striscia la Notizia nelle settimane scorse ha dato evidenza di casi in cui il conseguimento della lingua rumena sia il risultato “farlocco” assicurato da talune agenzie formative italiane.
È augurabile che il Ministero dell’istruzione e del merito, nel fornire criteri oggettivi sugli accertamenti dei titoli rumeni, tenga presente che dai controlli non dovrà uscire la liberatoria sulla scarsa formazione specialistica.
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