di Claudio BozzaL’ex ministro: «Conte era un uomo delle istituzioni e ora tenta di brandire temi populisti, ha preferito gli slogan ai ragionamenti» Alea iacta est: addio Movimento. Vincenzo Spadafora, qual è stato il punto di non ritorno nella diaspora da Giuseppe Conte? «Conte ha avuto due grandi opportunità. Quella di essere catapultato a Palazzo Chigi, ed è stato bravissimo soprattutto durante la pandemia, poi ha ricevuto in dono, superando le resistenze di Grillo, un Movimento con una grande storia alla quale sembrava potesse portare un valore aggiunto di idee e consenso. Non è andata così: era un uomo delle istituzioni e ora tenta di brandire temi populisti, ha preferito gli slogan ai ragionamenti, ha nominato molte persone senza capacità politiche ma fedeli a lui. Avrebbe dovuto aprirsi al confronto interno, invece ha rinunciato all’ambizione di volare alto e si è messo ad alimentare scontri e odio». Visti i suoi rapporti con l’ex premier, aspettava questo momento da tempo… «Ho avvertito questo rischio quando per tre mesi si è chiuso a scrivere lo Statuto col notaio invece di parlare coi gruppi parlamentari. Da oltre quattro mesi ho chiesto a Conte di confrontarci, gli ho scritto messaggi, l’ho invitato a iniziative anche attraverso i suoi più stretti collaboratori: mai un riscontro. E nel mio caso lo sfido a dire che gli abbia mai chiesto poltrone o posto questioni personali. Ho solo e sempre posto questioni politiche, ma lui non è abituato a ragionare in questi termini: o sei a favore o sei contro». Ha sentito Beppe Grillo? «Non abbiamo questa consuetudine, in questi anni ci siamo sentiti poche volte». Avete provato a cercare un accordo? «Abbiamo chiesto sempre, sia in pubblico che in privato, luoghi di confronto reali, non gli organi nominati a sua immagine e ratificati dai pochi attivisti rimasti. Questa unanimità di facciata prima o poi dovrà fare i conti con la realtà. Mi aspetto che, come annunciato, Conte faccia votare entro la fine di giugno sulla questione del doppio mandato con un quesito chiaro, senza bizantinismi, o sarà l’ennesima retromarcia». Quante persone sono con voi? «Quelle di ieri sono le prime adesioni, e sono andate oltre ogni previsione. Ma tanti si uniranno, sia sul piano nazionale che sui territori». Di Maio ha detto iniziamo il cammino, per andare dove? «Per costruire con tante altre persone, a partire dai sindaci, dai territori, da un mondo di associazioni che nessuno ascolta più da tempo, una forza innovativa, non un partito personale. Una forza che abbia idee e progetti nuovi su cui coinvolgere i cittadini, da Nord a Sud, e offrire agli elettori e al Paese una visione dell’Italia per i prossimi anni». E con chi? «Da ieri i nostri telefoni non hanno smesso di squillare un minuto. Ci sono tante forze e tante energie che cercano una casa, e potremo costruirla insieme, senza re o padroni». Dove vi collocherete politicamente? «Sosterremo convintamente il governo di fronte alle sfide del Covid, della guerra, della crisi economica, energetica, alimentare e climatica. La cultura politica euroatlantista è la cornice in cui ci muoviamo». Si è parlato di contatti con Carlo Calenda, con Matteo Renzi, con il sindaco di Milano Beppe Sala… «Certamente dobbiamo stabilire delle prospettive. Con Renzi il confronto è complicato, abbiamo visioni diverse e stili diversi. Dialogheremo con tutti, ma sono convinto che se facciamo operazioni con sei o sette segretari di partito non andiamo da nessuna parte». E il Partito Democratico? «Con loro c’è sempre stata un’ottima interlocuzione. Il Pd deve soprattutto stabilire la natura del rapporto con Conte che è sempre stato ritenuto affidabile. Mi sembra che adesso qualche problema ci sia». Crede che il Movimento sia davvero finito? «La forza propulsiva iniziale si è esaurita, senza dubbio. Il Movimento ha avuto una fase di evoluzione che lo stava trasformando, secondo me in positivo, in una forza più matura, anche imparando dagli errori del passato. L’arrivo di Conte doveva consentire di rilanciare su basi nuove e con nuovi obiettivi, ma in più di un anno le cose sono peggiorate». 22 giugno 2022 (modifica il 22 giugno 2022 | 07:49) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-22 06:07:00, L’ex ministro: «Conte era un uomo delle istituzioni e ora tenta di brandire temi populisti, ha preferito gli slogan ai ragionamenti», Claudio Bozza