Sparano alla prof con pallini di gomma, denunciati. I commenti: conosco scuole in cui entrano i martelli. Scuola violenta? 49% docenti USA pianifica la fuga, in Italia mancano dati

Commenti amari, a volte esasperati che lasciano trasparire una esacerbazione dei rapporti tra personale scolastico e utenza (e come utenza consideriamo sia gli studenti che i genitori). Non esiste un dato, non in Italia, che “misuri” il grado di conflitto e un presunto aumento di esso negli anni con vittime i docenti. Forse si dovrebbe iniziare, perché è necessario comprendere l’ambiente in cui si opera e ci si muove anche a livello normativo.

Criminalità in aumento

Se leggiamo i dati sulla criminalità tra il 2018 e il 2021 si assiste ad un aumento pesantemente consistente: +24,5% a Milano, +9,5% a Bologna, +14% a Roma, + 12,8 nella pacifica Firenze. I dati sono del dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’interno.

Quanto il deterioramento sociale incide su quelli che sono i rapporti interni ad una comunità scolastica? L’unico modo che si ha è quello di seguire la cronaca, laddove i fatti giungano al suo “onore”. Ad esempio, come vi sembrano 20 sospensioni all’anno negli istituti medi di Lodi? Secondo il cittadino.it, sono dati in crescita. Un disagio a scuola che vede abbassare sempre più l’età dei comportamenti devianti.

Scuola polveriera? Gli amari commenti

Così s’arriva all’episodio di studenti che sparano a docenti con pallini di gomma, verrebbe da dire “fortunatamente di gomma” mentre la mente corre ai terribili eventi in altre aree del mondo in cui bambini di 6 anni armati sparano alle maestre.

La docente viene ripresa e il solito video finisce sui social. “Li ho denunciati tutti e 24”, gli studenti, ha detto l’insegnante, “perché “spero non succeda più”.

Società allo sbando – scrive Carlo Calogerosi sono persi i valori importanti a partire dalla famiglia e la scuola ovviamente ne risente”, ha ragione.

Un coro di incoraggiamento viene dai social per l’atto di denuncia e qualcuno si spinge, come Rodolfo, a chiedere alla scuola di “costituirsi come parte lesa. Lasciare la decisione alla docente significa accettare l’ inconsistenza della scuola”.

Giuseppe cita Shakespeare “Non c’è nulla che incoraggi il peccato quanto la misericordia” e Aldo rievoca tempi lontani “ai miei tempi sarebbe stato punito con l’esclusione di tutta la classe dalle scuole di ogni ordine e grado… Oggi la scuola sembra la fucina dei bulli…che saranno i delinquenti di domani.

Il rapporto non sempre facile, anzi, a volte conflittuale con i genitori degli studenti viene fuori in moltissimi commenti, “il problema – dice Cinziaè che i genitori difendono sempre i figli invece di insegnare un po’ di educazione!”.

Mina propone di responsabilizzare i genitori in modo impattante “Dovrebbe denunciare anche i genitori che giustificano e coprono i loro figli” e Giovanni spera in una intervento dei giudici che tocchino “pesantemente il portafoglio dei genitori di questi bulli”.

49% docenti USA pianifica la fuga

Ad essere analizzati in Italia sono spesso i fenomeni di bullismo tra studenti, di violenza fisica o psicologica che si sviluppano nel mondo reale o virtuale e che spesso vengono descritti come in aumento. In realtà le problematiche, a leggere le esperienze dei docenti nei commenti sui fatti di violenza e la cronaca, vanno oltre e dovrebbero allarmare: il rapporto tra studenti e docenti, docenti e genitori. Una scuola che diventa luogo in cui scaricare le frustrazioni da parte dei genitori e di comportamenti deviati da parte degli studenti ha negli anni ha sfumature sempre più accentuate e violente.

Guardiamo agli States. Uno studio condotto dal “The American Psychological Association (APA) Task Force on Violence against Educators and School Personne” rileva come tra il 2019 e il 2020 ben il 33% dei docenti è stato verbalmente aggredito o minacciato dagli studenti e il 29% dai genitori. Il dato si fa più inquietante se si guarda alle violenze fisiche, con un 14% di docenti vittime di aggressione.

Dati che hanno spinto molti docenti a pianificare l’abbandono della professione e il dato è agghiacciante: il 49%.

E in Italia? Mancano i dati, solo notizie di cronaca e commenti.

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