Spese militari, resta la distanza con il M5S. Oggi Draghi incontra Conte

Spese militari, resta la distanza con il M5S. Oggi Draghi incontra Conte

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di xMonica GuerzoniGli alleati si spaccheranno in commissione sul testo di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% degli investimenti per gli armamenti. Ma il Movimento 5 Stelle voterà la fiducia al decreto Ucraina. La Lega: possiamo fare senza di loro. Renzi: cercano i clic Il muro di parole e accuse resta alto, ma il governo non rischia la crisi sulle spese per la Difesa. Mario Draghi è determinato a scongiurare che la maggioranza si spacchi in Parlamento su un tema cruciale e le trattative, che vanno avanti da giorni, sono arrivate ai massimi livelli. Il premier ha in agenda per oggi un incontro con Giuseppe Conte. La questione dell’aumento fino al 2% del Pil della spesa per gli armamenti sarà al centro del colloquio e non assisteremo a una resa dei conti tra il presidente del Consiglio e il suo predecessore. Conte si mostrerà deciso a non fare passi indietro e chiederà a Draghi «un passo avanti», che per lui vuol dire diluire nel tempo i miliardi che mancano per centrare il bersaglio del 2%. Enrico Letta è convinto che «si arriverà a un punto di intesa» e che il governo Draghi «continuerà il suo compito, fondamentale per l’Italia e per l’Europa». Il segretario del Pd ha lavorato per una mediazione e ha detto di aver apprezzato i toni «molto responsabili» di Conte. Dichiarazioni che non fanno temere una frattura insanabile, anche se il conflitto scatenato da Putin in Ucraina ha provocato, per dirla con lo stesso Letta, «sconvolgimenti» nella maggioranza. Tensioni che soltanto il voto di fiducia sul decreto Ucraina, che approda in Aula giovedì, riuscirà a placare. Già, perché il M5S, dopo aver votato alla Camera un ordine del giorno per l’aumento delle spese militari, ha fatto dietrofront e si prepara a bocciare nelle commissioni Esteri e Difesa del Senato un dispositivo gemello, proposto da Fratelli d’Italia. «Niente forzature», l’avviso di Conte a Draghi. Il premier sta cercando di ritagliarsi un ruolo in Europa nella mediazione ben più impegnativa con Putin e non vuole divisioni sulla Difesa: nel 2014 l’Italia aveva assunto con la Nato l’impegno di arrivare in dieci anni al 2% del Pil e lo stesso Conte, quando a Palazzo Chigi c’era lui, lo aveva onorato. Il cambio di rotta ha fatto infuriare gli alleati. Il capogruppo leghista Riccardo Molinari, è arrivato ad affermare a Radio24 che «la maggioranza può fare anche a meno del M5S». E Matteo Renzi ha strattonato Conte, accusandolo di «usare il dramma ucraino per avere un po’ di consenso». In questo clima bellicoso il Pd si affanna a cercare un accordo che tenga insieme, oltre alla maggioranza, anche l’asse con il M5S. Molto si è speso per conto di Palazzo Chigi anche il ministro Federico D’Incà nella call di ieri sera con i sottosegretari Amendola, Mulé, Della Vedova, i presidenti delle commissioni Esteri e Difesa (Petrocelli e Pinotti), i capigruppo della maggioranza e nelle commissioni. «Ha ragione il ministro Guerini, gli investimenti per la Difesa sono essenziali», ha schierato Forza Italia sul sì il relatore Maurizio Gasparri. Ma la proposta del Pd di un ordine del giorno largo e senza spigoli, che imprimesse, come spiega il senatore Alessandro Alfieri, «una gradualità agli impegni di spesa», è stata respinta dal M5S. «Conte vuole segnare un punto», è la lettura di un esponente del governo. Chiederà ai suoi senatori di votare contro l’ordine del giorno che Fratelli d’Italia presenterà in commissione e che il governo accoglierà, perché ricalca il discorso di Draghi a Montecitorio. Pd, Forza Italia, Lega e Iv sono pronti al sì, mentre Leu e il M5S si smarcheranno. «Una corsa al riarmo sarebbe un prendere in giro gli italiani», insiste Conte. Ma poiché Draghi deciderà di porre la questione di fiducia per far passare senza incidenti il decreto Ucraina, i 5 Stelle non potranno che votarla: l’ex premier ha dichiarato pubblicamente che non intende aprire la crisi di governo e solo la fiducia può toglierlo dall’imbarazzo. 29 marzo 2022 (modifica il 29 marzo 2022 | 09:30) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-29 07:43:00, Gli alleati si spaccheranno in commissione sul testo di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% degli investimenti per gli armamenti. Ma il Movimento 5 Stelle voterà la fiducia al decreto Ucraina. La Lega: possiamo fare senza di loro. Renzi: cercano i clic, xMonica Guerzoni

Pietro Guerra

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