Staccò con un morso il mignolo a un poliziotto, a processo il boss di «Cosa nostra»

Staccò con un morso il mignolo a un poliziotto, a processo il boss di «Cosa nostra»

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di Fulvio Fiano

Giuseppe Fanara, detenuto a Rebibbia per scontare l’ergastolo in regime di massima sicurezza, aggredì un agente della penitenziaria nella sua cella e inghiottì il suo dito

Giudizio immediato per il boss detenuto che nel giugno 2020 staccò con un morso una falange del mignolo della mano destra di una guardia penitenziaria e lo ingoiò. Il gup ha accolto la richiesta del pm Giulia Guccione a carico dell’imputato Giuseppe Fanara, 66 anni, boss di Cosa Nostra nell’agrigentino, detenuto da undici anni al 41 bis nel carcere di Rebibbia, a Roma, dopo una condanna all’ergastolo. È accusato ora di lesioni aggravate, lesioni gravissime e resistenza.

Il 17 giugno 2020, durante un controllo all’interno della sua cella, Fanara aggredì un agente della polizia penitenziaria: dopo essere stato afferrato al collo e trascinato a terra e colpito con un pugno dal boss, il poliziotto non riuscì a fermarlo prima che questo gli prendesse il dito tra i denti. «Io a voi vi sgozzo come maiali», urlò poi ad altri sei agenti intervenuti. Armato di una scopa con la quale puliva la sua cella, ci vollero ore per calmarlo. A causa di questa aggressione Fanara è stato trasferito da Roma al carcere di massima sicurezza di Sassari in Sardegna.

Il boss era finito in carcere nel 1999. Nel 2010 la Direzione distrettuale antimafia di Palermo lo incluse tra un gruppo di mafiosi ritenuti responsabili a vario titolo di undici omicidi compiuti tutti in provincia di Agrigento tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90. La sua aggressione all’agente sarebbe nata in seguito alla notizia di non poter avere colloqui di persona con i suoi familiari a causa delle restrizioni anti-Covid.

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7 giugno 2022 (modifica il 7 giugno 2022 | 19:23)

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, 2022-06-07 20:04:00, Giuseppe Fanara, detenuto a Rebibbia per scontare l’ergastolo in regime di massima sicurezza, aggredì un agente della penitenziaria nella sua cella e inghiottì il suo dito, Fulvio Fiano

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