di Fulvio Fiano
La vittima, 55 anni, dipendente dell’ambasciata Usa, insultato e umiliato davanti a figli e colleghi. La sua nuova compagna seguita dalla donna che si è finta una dipendente Acea
Vessato, insultato, minacciato e aggredito. Calunniato e screditato al lavoro. Ostacolato e «dissuaso» a suon di appostamenti e pedinamenti dal continuare la storia nella quale si era rifugiato dopo essere stato cacciato di casa. Tra i due partner, però, stavolta lo stalker è una donna, moglie della vittima che infine l’ha denunciata. Ieri, davanti alla quinta sezione collegiale è cominciato il processo che dovrà eventualmente superare anche i consueti canoni di giudizio culturale, nel caso emergesse la prova della colpevolezza dell’imputata. Lui e lei sono entrambi romani.
I fatti risalgono alla primavera-estate del 2020 quando l’uomo, 55 anni, impiegato all’ambasciata americana, viene mandato fuori casa dalla moglie di due anni più giovane, al culmine di anni difficili fatti di pubbliche ramanzine ed epiteti poco lusinghieri che la donna gli rivolge durante le cene con gli amici, di debiti contratti per far fronte col suo solo stipendio al tenore di vita preteso dall’imputata, di continue umiliazioni verbali subite dalla vittima davanti ai due figli. In aula, rispondendo alle domande del pm Claudia Alberti, l’uomo — assistito dall’avvocato Denise Varone — ripercorre i giorni passati a dormire in garage e l’ospitalità ricevuta da un amico fino al momento di trasferirsi a casa della donna che aveva intanto conosciuto. È sulla nuova compagna, sua coetanea, che si scatena però l’ira dell’imputata. «Cercò di entrare a casa mia fingendo di essere un tecnico dell’Acea — racconta ai giudici la donna, parte lesa anch’essa —. Un’altra volta mi avvicinò in auto mentre aspettavo l’autobus e cominciò a seguirmi. Via mail mi mandava le foto di casa mia e della mia auto per intimorirmi. Mi diceva: “Ti denuncio, so come le hai comprate”, alludendo chissà a cosa. Ho smesso di dormire e per mia tranquillità l’auto l’ho cambiata e la casa l’ho venduta», aggiunge in lacrime. In un’altra occasione l’imputata si sarebbe presentata sotto casa della «rivale» assieme ai figli urlando: «Guardate con che p… se n’è andato vostro padre». In almeno altre due occasioni la donna avrebbe aggredito fisicamente il marito (si stanno separando) assieme al figlio adolescente: al cinema e davanti al suo ufficio.
Ma, come testimoniato da un collega dell’uomo, il perimetro di azione dell’imputata era molto più ampio: «Ci diceva che il marito spendeva i soldi in droga, prostitute e gioco d’azzardo, tutte cose ovviamente non vere. E quando l’ho invitata a calmarsi perché lui avrebbe perso il lavoro, lei mi scrisse: “Spero tu possa passare le stesse cose”. Ero in viaggio di nozze».
24 maggio 2022 (modifica il 24 maggio 2022 | 07:43)
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, 2022-05-24 11:46:00, La vittima, 55 anni, dipendente dell’ambasciata Usa, insultato e umiliato davanti a figli e colleghi. La sua nuova compagna seguita dalla donna che si è finta una dipendente Acea, Fulvio Fiano