Corriere.it Scuola – Stati generali della scuola digitale: ecco come useremo lintelligenza artificiale Valentina Santarpia

Corriere.it Scuola – Stati generali della scuola digitale: ecco come useremo lintelligenza artificiale Valentina Santarpia

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di Valentina Santarpia

La presidente di Impara digitale: Mettiamo a punto nuovi strumenti per una didattica innovativa e fornire le competenze richieste dal mercato del lavoro. Schettini ai docenti: Scegliete i vostri strumenti e mettete dentro il vostro entusiasmo

In questo momento dove la trasformazione digitale, l’innovazione tecnologica galoppano velocemente, e l’intelligenza artificiale sullo sfondo che rimane una sfida e una grande attrazione innovativa, bisogna insegnare ai ragazzi che questi rimangono sempre strumenti e che la loro autodeterminazione, il loro cervello, il loro pensiero devono rimanere sempre autonomi e che quindi devono governare questi processi, non farsi governare: la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito Paola Frassinetti a dare la linea agli Stati generali della scuola digitale, la due giorni organizzata da Impara digitale a Bergamo dove si sono confrontati psicologi, esperti, docenti, dirigenti, influencer, sindacalisti, politici, imprenditori, scrittori, analisti, scienziati. Obiettivo: fare il punto sul digitale a scuola (e non solo) e capire come affrontare le nuove sfide senza farsi sopraffare dalle innovazioni. Lavoriamo da anni per mettere a punto nuovi strumenti per una didattica innovativa per coinvolgere gli studenti e fornire le competenze richieste dal mercato del lavoro- sottolinea la presidente di Impara digitale, Dianora Bardi – E ora abbiamo anche aggiornato il sito metedologiedidattiche.it, che permette di filtrare le metodologie in base alle necessit e alle esigenze: perch non si pu innovare senza padroneggiare gli strumenti. l’appello che lancia il prof fisico influencer Vincenzo Schettini, che spiega la fisica a migliaia di studenti attraverso i suoi canali social: Docenti, scegliete i vostri strumenti e usate quelli, specializzatevi, e poi mettete nelle vostre lezioni tutti voi stessi e il vostro entusiasmo. Il terreno fertile: Gli studenti di oggi sono i migliori di tutti i tempi- dice lo psicologo Matteo Lancini – Dicono in classe cose che nessuno della mia et avrebbe mai detto. Finalmente sentono di avere adulti identificati con loro.

Basta con gli strumenti, serve formazione

La formazione per gli insegnanti quindi resta la chiave: Il ministero da anni concentrato su questo piano di innovazione digitale perch gli insegnanti siano formati per affrontare queste sfide- spiega ancora Frassinetti – Le risorse del PNRR sono utili perch concorreranno per far s che questa formazione sia sempre pi approfondita, perch sulla strumentazione siamo a buon punto: bene che le risorse siano razionalizzate. La nostra sfida arrivare ovunque, anche nelle zone pi degradate, dove la povert educativa maggiore, per non avere picchi di eccellenza e zone abbandonate. I numeri lo confermano: Le scuole hanno usato gran parte dei 386 milioni di euro sulle strumentazioni, alla formazione sono state destinate poche risorse, 46 milioni- spiega la dirigente del ministero dedicata all’Innovazione digitale Gianna Barbieri- Abbiamo cercato di dare voce alle esperienze portate avanti dalle scuole, avviando una consultazione, ma i risultati sono stati identici, i dirigenti hanno evidenziato che la digitalizzazione ha riguardato tutta l’organizzazione scolastica ma non il sistema, l’incremento di soluzioni didattiche innovative, per cui gli strumenti digitali non risultavano pervasivi.

Passare dalle Stem alle Steam

Certo, facile dire che la scuola ora deve puntare sulla formazione, ma quale? Non si sceglie come una pizza al ristorante- ironizza Marco Bentivogli, storico sindacalista e co-fondatore di Base Italia- La ricetta imparare a fare formazione di qualit, puntando non pi solo sulle STEM (dall’inglese science, technology, engineering and mathematics) ma sulle STEAM, dove la A sta per arte, perch dovremmo incrociare formazione umanistica e tecnica. E Agostino Santoni, vicepresidente per il digitale di Confindustria, aggiunge anche la D di digitale, perch ormai le aziende sono parte di un ecosistema, e se non hanno competenze digitali non competono. L’intelligenza artificiale ormai trasformativa, orizzontale su tutti i processi di funzionamento delle imprese, non possiamo non tenerne conto. Ma ricordiamo che Chat Gpt la somma di 275 mila scelte che sviluppatori di tutto il mondo hanno fatto nella creazione di questo software, 275 mila regole dove delle persone hanno detto si o no: quindi io resto il pilota, lei pu essere solo il copilota. E nel futuro dovremo immaginare anche una riflessione sui principi, su come ci immaginiamo questa tecnologia: inclusiva, trasparente, rispettosa della privacy, priva di bias, con determinati principi e regole. Una linea tanto pi importante quanto pi delicato l’ambito di applicazione: Il nostro progetto e i nostri esperimenti per creare delle macchine cervello, sono fondamentali per aiutare le persone malate di SLA, o paralizzate per traumi spinali- sottolinea Gianvito Martino, direttore scientifico del San Raffaele, neurologo- ma hanno un impatto etico e sociale, perch manipolare le correnti elettriche, per condizionare un cervello significa dover avere una consapevolezza sociale e una guida politica illuminata. Non colpa di Einstein se ha inventato l’atomica, colpa dell’uomo se non sapr governare l’IA.

l’IA? Serve a fare i lavori ripetitivi, a noi restano le relazioni

Del resto, l’Intelligenza artificiale nata per l’aumento della produttivit e la diminuzione della fatica, come spiega Stefano Quintarelli, di Fondo Rialto Venture Capital. L’IA in grado di automatizzare task ripetitivi, il che un bene, perch ci sono dimensioni alienanti di alcuni lavori che sono terribili: pensate agli addetti di una fabbrica di champagne che ruotano di 45 gradi le bottiglie ogni tot secondi. Non dobbiamo pensare al lavoro come uno slot fisso, l’economia va avanti e si espande. Il tema del riskilling per importante. Gli d man forte Massimo Chiriatti, tecnologo e scrittore: Non dobbiamo spaventarci, e lasciare il lavoro ripetitivo alle macchine: a noi rimane gran parte delle relazioni, negli occhi degli altri vediamo gli infiniti desideri, che rappresentano i bisogni. Se il mercato li soddisfa, avremo pi produttivit. Possiamo complementarci con le macchine. E anche a scuola l’IA va usata, non usata male, ad esempio facendoci fare le domande e poi elaborando le risposte. E poi, ci sono anche tantissimi strumenti per gli insegnanti anche per capire se un testo stato fatto con chat gpt- aggiunge Emanuela Girardi, fondatrice e presidente di Popular Artificial Intelligence (Pop Ai) -Gli studenti spesso si trovano a vivere nel secolo scorso a scuola, ma a casa videogiocano e si ritrovano nell’attualit: gli insegnanti non possono non tenerne conto. C’ open IA che ha un’area che si chiama Teach with Ia , con una serie di comandi da utilizzare per creare delle lezioni, o lezioni interattive. Aggiunge Enrico Panai , Human Information Interaction Specialist: Non possiamo farr un passo indietro, vietarle sarebbe un errore, ma se da una parte bisogna essere ottimisti, bisogna anche identificare i possibili rischi per mitigarli. Ogni volta che le tecnologie ci danno tempo, bisogna abbracciarle, ogni volta che aiutano ad aumentare il nostro capitale di interpretazione del mondo, bisogna coglierle in maniera positiva. Ma queste tecnologie vengono dai dati, cio dal passato, dagli errori del passato. Dobbiamo noi spingere in avanti in modo che il dato sia usato in maniera positiva nell’educazione. Stiamo lavorando a un progetto di decadenza del capitale semantico: la decadenza viene perch questi sistemi si basano su una struttura ambientale. Noi esseri umani mettiamo il sale, l’innovazione, la creativit. Se facciamo creare delle poesie, non avremo che poesie mediocri. E come conclude Francesco Sacco, che si occupa di trasformazione digitale per la Bocconi, possiamo immaginare un futuro dove i ragazzi, in base alle loro difficolt specifiche, possano usare gli strumenti pi adatti. Usare, appunto: non essere usati.

28 novembre 2023 (modifica il 28 novembre 2023 | 18:01)

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