Stato e aziende, l’intervento mirato che non può aspettare

Stato e aziende, l’intervento mirato che non può aspettare

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di Federico Fubini

Non esiste un manuale per tornare alla normalità, ma bisogna avere il coraggio di programmare

Niente è più difficile di programmare i prossimi anni quando nessuno può dire cosa accadrà nei prossimi mesi, eppure niente è più necessario. L’Italia è stata investita in pieno dalle conseguenze economiche della guerra in Ucraina prima ancora che essa divampasse. Adesso sappiamo con un grado ragionevole di certezza che una parte dei rincari nel costo dell’energia a partire da quest’autunno non si dovevano a un semplice squilibrio di mercato fra domanda e offerta. Non si spiegavano solo con la transizione ecologica o con la ripresa dopo la recessione pandemica. No: erano dovuti al tentativo di Vladimir Putin di destabilizzare e generare insicurezza economica in Europa prima dell’aggressione all’Ucraina. In questo il piano è riuscito e già il solo saperlo obbliga le istituzioni europee, il governo italiano e le strutture di governo regionali e locali a reagire. Già, ma come? Non esiste un manuale per tornare alla normalità, quando una guerra all’interno del nostro spazio strategico moltiplica per sei il prezzo del gas naturale e rende scarse alcune materie prime strategiche. Ma molto più facile che dire ciò che bisogna fare, è spiegare ciò che invece è meglio non fare. Non è possibile per esempio pensare che la finanza pubblica si possa gestire in un quadro di guerra ai confini, con la ripresa quasi ferma e l’inflazione ai massimi da tre decenni, come se fossero tempi normali.

Le piccole e medie imprese, le imprese a più alto consumo di energia, avranno bisogno di altri sostegni e rimborsi pubblici: esistono meccanismi relativamente più efficaci che costosi — per esempio un tetto al prezzo dell’elettricità al consumo, con rimborsi ai produttori per la differenza — che si possono ancora esplorare. Anche molte famiglie avranno bisogno di essere aiutate e sembra ormai scontato che da Bruxelles i vincoli di finanza pubblica resteranno di fatto sospesi anche nel 2023. Niente di tutto questo significa però che non esistono più limiti a ciò che il Paese può spendere e al debito che può fare. Per questo l’intervento pubblico non potrà che essere più mirato e preciso che mai. Dovrebbero essere aiutate a pagare le bollette solo le famiglie che ne hanno realmente bisogno. Dovrebbero essere aiutate solo le imprese che presentano piani convincenti per l’uso ottimale, senza sprechi dell’energia. Dovranno essere incentivati gli investimenti e la crescita dimensionale delle imprese, più che la sopravvivenza di aziende decotte. Programmare nel pieno di una guerra è come muoversi in un labirinto: la sola certezza è che nessuno ci verrà a tirare fuori da lì, se restiamo fermi dove siamo.

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4 aprile 2022 (modifica il 4 aprile 2022 | 22:03)

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