Stefano Ghidotti e il triathlon: «Così vinciamo il Parkinson» (con l’obiettivo delle Olimpiadi)

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di Lilina Golia

Ghidotti e i Parkinsonauti: «Mai smettere di sognare, questa è terapia». Salvato dallo sport: triatleta, impegnato anche come blogger e mental coach. Il viaggio in bici da Bergamo a Eindhoven

All’inizio, cinque anni fa, sembrava una forma di depressione. In realtà la degenerazione dei neuroni stava assottigliando piano, piano i livelli di dopamina. Quando sono comparsi i primi tremori, a Stefano Ghidotti non serviva il neurologo per capire di cosa si trattasse, perché quei sintomi li aveva già passati in rassegna, osservando suo padre, assalito dal morbo di Parkinson qualche anno prima. Che fare? «Trasformare la sfiga in sfida». Vietato arrendersi. «Perché, insieme con le terapie farmacologiche, serve anche questo contro la malattia, almeno fino a quando la ricerca scientifica non porterà a nuove scoperte e nuovi farmaci, in grado di combattere il Parkinson. Fino ad allora dovremo cercare di rimanere il più possibile padroni del nostro corpo».

Tra un mese, forte della sua preparazione da triatleta, per la terza Bike Riding for Parkinson pedalerà, assieme ai suoi Parkinsonauti, da Bergamo fino a Eindhoven, dove dal 4 agosto parteciperà ai Parkinson Games. «Sono le Olimpiadi dei malati di Parkinson. In bici partiremo in dieci, ma in Olanda noi gareggeremo in 30, rappresentando l’Italia che ospiterà i Giochi il prossimo anno». E quando dice «noi» si riferisce alla sua seconda famiglia, quella con un’anima fortemente agonistica anche nella quotidianità.

La seconda famiglia

I Parkinsonauti sono la costola più attiva di Parkinson&Sport, l’associazione fondata proprio da Stefano Ghidotti, cinquantanovenne di Palazzolo sull’Oglio, nell’ovest Bresciano. Sono 320 gli iscritti in tutta Italia. Da quando la vita per lui ha disegnato un altro quadro, il fil rouge della sua esistenza si è trasformato in una sorta di imperativo categorico: «Vivere una vita straordinaria, nonostante il Parkinson». Da odontotecnico a filosofo dell’attività sportiva. Ha intrapreso un percorso interiore che, dopo la diagnosi, lo ha portato ad una nuova consapevolezza di sé.

«È stata una crescita spirituale in cui ho trovato la forza per oppormi alla malattia». La ricetta? Il triathlon (combinazione di nuoto, bicicletta e corsa) che Ghidotti alterna alle maratone. «Lo sport – spiega – è sempre stato nella mia vita: tennis, basket, volley, vela, e pure il ballo». Poi ha puntato sul triathlon, appunto, «grazie al supporto che ho avuto dagli amici con cui già condividevo le gare». La passione è diventata un impegno anche per gli altri. Triathlon e Parkinson si sono fusi in un binomio che ha cambiato l’esistenza di molti malati, reclutati attraverso blog e social. E, così, è diventato anche mental coach.

Le imprese

«Io non facevo più niente, ero in carrozzella e ora, a vedermi pedalare, mi sento una atleta, pronta per le Olimpiadi», racconta Samantha. «Dove la medicina non arriva, ci arriviamo col cuore», le fa eco Carmela. Le loro mani sono agitate dalla malattia. I loro occhi velati di lacrime di gioia, come quelli degli altri Parkinsonauti. La traversata dello stretto di Messina, la maratona di New York, una 12 ore di cycling, l’ironman, il trekking sulle Dolomiti e tanto altro. «Lo sport è il nostro viaggio verso la cura», racconta ancora Ghidotti, trascinatore del gruppo che sarà inserito nello studio Move On, progetto di ricerca scientifica su terapia farmacologica associata all’attività motoria, condotto dall’IRCSS Fondazione Mondino di Pavia. Confrontarsi su fatica, sensazioni, umori.

«Nessuno deve sentirsi solo. Alla maratona di Roma è venuta a cercarci in albergo una ragazza, malata, che ci aveva conosciuto sui social. Guardiamo soprattutto ai giovani che ricevono una diagnosi, perché hanno molta più vita davanti da condividere con il Parkinson». E poi ci sono gli appuntamenti itineranti (anche a richiesta) di Parkinson&Sport nella tua città, per fare informazione sulla malattia e sulle attività dell’associazione. La raccomandazione di Ghidotti? Sempre la stessa: «Non smettete mai di sognare». Nemmeno davanti a una diagnosi.

2 luglio 2022 (modifica il 3 luglio 2022 | 02:21)

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, 2022-07-03 04:06:00, Ghidotti e i Parkinsonauti: «Mai smettere di sognare, questa è terapia». Salvato dallo sport: triatleta, impegnato anche come blogger e mental coach. Il viaggio in bici da Bergamo a Eindhoven , Lilina Golia

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