lavoro
di Fausta Chiesa20 feb 2023
Milano la citt dove ci sono gli stipendi pi alti d’Italia: in media, nel 2021 un lavoratore dipendente ha guadagnato 30.464 euro. Uno stipendio medio che superiore di due volte e mezzo rispetto alla media nazionale di 12.473 euro e nove volte pi alto di quello di Rieti, provincia fanalino di coda nella classifica retributiva. Seconda in classifica Bolzano con 18.942 euro, seguita da Bologna con 18.628, Parma con 18.175 e Roma con 17.774.
Ma se Milano la prima provincia italiana per valore pro-capite dei salari, Savona (+14,3%), Oristano (+11,8%) e Sud Sardegna (+11,2%) presentano gli incrementi maggiori delle retribuzioni tra il 2019 e il 2021. La mappa degli stipendi stata tracciata dal Centro Studi Tagliacarnein base a elaborazioni provinciali sulle voci che compongono il reddito disponibile a prezzi correnti. La classifica prosegue con Reggio nell’Emilia (16.912 euro), Firenze (16.686 euro), Modena (16.572 euro), Vicenza (16.451 euro) e Genova (16.031).
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Altri redditi? Milano ultima
Ma fin qui abbiamo parlato di stipendi, cio di redditi da lavoro dipendente. E le altre fonti di guadagno, come per esempio l’incasso per affitti o rendite finanziarie? Tra 2019 e 2021, il peso del reddito da lavoro dipendente (quindi lo stipendio) sul totale del reddito disponibile (che tiene conto di tutte le entrate) rimasto stabile intorno al 63 per cento. Ai due estremi di questa media si trovano Rieti con il 23,9% e Milano con il 90,7 per cento: tradotto, a Rieti i redditi sono fatti prevalentemente da altre fonti diverse dal salario, mentre a Milano dipendono quasi per tutto dal lavoro dipendente. Tanto che, se stilassimo una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo precipiterebbe all’ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa.
Addio dicotomia Nord-Sud
L’analisi – sottolinea Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – dimostra che la geografia delle retribuzioni diversificata territorialmente e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud. Infatti se confrontiamo la graduatoria del Pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben dieci province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale.
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