“Come un orologio ogni anno dobbiamo commentare la distanza nelle retribuzioni dei docenti italiani in rapporto ai colleghi della zona UE”: commenta così Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, i dati Eurydice, secondo i quali gli stipendi dei docenti italiani a fine carriera sono sotto di 11 mila euro rispetto ai colleghi europei. “Il rapporto Eurydice mette in luce il divario pauroso che esiste tra la media delle retribuzioni europee e quelle dei nostri docenti” dice a Orizzonte Scuola Elvira Serafini, segretario generale dello Snals.
“Non solo – aggiunge Turi interpellato da Orizzonte Scuola -, il vero problema ( scandaloso) è che questa distanza è già riscontrabile nelle retribuzioni italiane rapportate ai colleghi del pubblico impego con qualifiche equipollenti che registrano distanza di oltre 5.000 euro“.
“Questa è una delle ragioni per cui il rinnovo del CCNL del comparto è al palo. Non ci sono le risorse sufficienti neanche a ricostituire il potere d’acquisto delle retribuzioni che sono ferme da oltre tre anni di contratto scaduto.
Le risorse disponibili sono pari al 3,5%( 104 euro medie mensili) a fronte di un’inflazione dell’8%. Per questo abbiamo definito la trattativa in corso, missione impossibile” continua il segretario generale Uil Scuola.
Il punto della trattativa sono le risorse che, come sempre, mancano o comunque risultano insufficienti per adeguare gli stipendi del personale scolastico: “Servono risorse aggiuntive e il governo che fa? le riduce come ha fatto con il D.L. 36. Sono le motivazioni degli scioperi del 10 dicembre e del 30 maggio u.s. che qualcuno riteneva inutili” evidenzia Turi.
E promette: “Come tutti i nodi vengono al pettine, di scioperi ne dovremo indire ancora. All’ARAN non stampano soldi per i contratti, utilizzano quelli che il governo ha deciso, appunto 104 euro medie pro – capite.
La UIL Scuola, ritenendo che non ci siano le condizioni di alcuno scambio, per l’insufficienza delle risorse, come è noto, ha proposto di anticipare l’erogazione delle risorse esistenti e nel contempo continuare la trattiva per la stipula del contratto che deve essere ulteriormente finanziato, per potere mantenere almeno il potere d’acquisto delle retribuzioni e remunerare le nuove e più complesse funzioni del personale docente ed ATA“, conclude.
Grosso il gap anche a inizio carriera degli insegnanti italiani rispetto ai colleghi dell’UE: dal rapporto Eurydice registra un divario di circa 7.800 dopo dieci anni di carriera.
Ma per Serafini il dato ancora più preoccupante è un altro: “Esiste un divario di diverse centinaia di euro tra le retribuzioni del personale della scuola e quelle del restante pubblico impiego. Le risorse contrattuali non serviranno nemmeno a coprire la perdita del potere d’acquisto degli stipendi. Senza un’inversione di tendenza nelle politiche per il personale della scuola sarà difficile raggiungere gli obiettivi di miglioramento della qualità del servizio scolastico e di contrasto alla povertà educativa previsti dal PNRR“.
L’Anief continua a ritenere necessario arrivare quanto prima a un contratto ponte: “Questi numeri – dichiara Marcello Pacifico – confermano che diventa sempre più importante accordarsi all’Aran il prima possibile con un “contratto ponte” per il periodo 2019/2021”.
Stipendi docenti, differenze fra inizio e fine carriera. Le schede a cura dell’Eurydice
, 2022-07-13 17:03:00, “Come un orologio ogni anno dobbiamo commentare la distanza nelle retribuzioni dei docenti italiani in rapporto ai colleghi della zona UE”: commenta così Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, i dati Eurydice, secondo i quali gli stipendi dei docenti italiani a fine carriera sono sotto di 11 mila euro rispetto ai colleghi europei. “Il rapporto Eurydice mette in luce il divario pauroso che esiste tra la media delle retribuzioni europee e quelle dei nostri docenti” dice a Orizzonte Scuola Elvira Serafini, segretario generale dello Snals.
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