Il dibattito sulle possibili differenze salariali per gli insegnanti a livello regionale ha scatenato aspre polemiche. L’opposizione ha sostenuto che ciò creerebbe disuguaglianze e metterebbe in pericolo l’unità della scuola pubblica, mentre alcuni lo hanno considerato “una misura sensata”.
Il ministro dell’Istruzione ha poi fatto un passo indietro, affermando che la vera sfida è quella di pagare tutti gli insegnanti di più. Secondo lui, un salario di 1.500 euro non è sufficiente per un professore e nemmeno un salario di 1.300 euro per un insegnante di scuola primaria.
Eraldo Affinati, scrittore e insegnante romano, ha espresso la sua opinione all’agenzia di stampa SIR, sottolineando che gli stipendi degli insegnanti italiani sono troppo bassi rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro richiesto. La rivoluzione digitale ha aumentato le responsabilità e le competenze richieste agli insegnanti, senza un adeguamento salariale. Questo ha portato, secondo Affinati, a un aumento di impegni burocratici e formali, lasciando poco tempo per gli studenti, l’aggiornamento professionale e la preparazione delle lezioni.
Poi aggiunge: “Per valorizzare i docenti e rafforzare le loro motivazioni non possiamo limitarci a propinargli l’ennesimo corso di formazione e aggiornamento Dovremmo piuttosto spingerli a una continua verifica della scelta che hanno compiuto, la quale non può ridursi in chiave soltanto professionale, dovrebbe essere anche esistenziale”.