Farà discutere quanto approvato durante la discussione, alla Camera, sul salario minimo. La Lega ha presentato un ordine del giorno che ripresenta la questione della differenziazione degli stipendi tra Nord e Sud.
Il provvedimento, presentato da Andrea Giaccone, è stato approvato generando sorpresa e preoccupazione tra gli altri partiti. Il governo, rappresentato dal sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, ha espresso un parere favorevole. Sebbene gli ordini del giorno approvati in Aula abbiano un valore principalmente indicativo, l’approvazione di questo ordine del giorno segna un passo significativo per la Lega, che ha visto convalidata la sua proposta dal governo.
Cosa prevede l’ordine del giorno
La proposta prevede una “quota variabile” di stipendio per i dipendenti pubblici, in particolare nel settore dell’istruzione, basata sul luogo di attività. L’obiettivo dichiarato è quello di considerare il diverso potere d’acquisto nelle varie regioni d’Italia, ma solleva preoccupazioni per possibili discriminazioni territoriali.
Ecco il testo integrale:
premesso che:
il provvedimento all’esame delega il Governo a legiferare in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva al fine di garantire ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi e contrastare fenomeni di lavoro sottopagato, lavoro nero o irregolare e/o di dumping contrattuale;
ricordato che:
la Direttiva 2022/2041 del 19 ottobre 2022, nello stabilire nuove norme che promuovono salari minimi adeguati al fine di conseguire condizioni di vita e di lavoro dignitose per i lavoratori in Europa, non ha previsto, contrariamente a quanto si vuol far credere, un obbligo di introduzione del salario minimo nei Paesi che ancora non lo prevedono, bensì impone agli Stati membri in cui la copertura della contrattazione collettiva è insufficiente di prevedere un quadro per la contrattazione collettiva e di istituire un piano d’azione per promuoverla per garantire che i salari minimi siano fissati ad un livello adeguato;
considerato che:
il disegno di legge in esame si propone l’obiettivo di incentivare la contrattazione di 2° livello, tenendo conto delle diversificate necessità derivanti dalle differenze del costo della vita su base territoriale;
ritenuto che:
il tema del costo della vita e delle retribuzioni adeguate è principalmente sentito nel settore del pubblico impiego, laddove lo stipendio unico nazionale può comportare disuguaglianze sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo;
valutato che:
sarebbe auspicabile per alcuni settori, come ad esempio nel mondo della scuola, un’evoluzione della contrattazione che da una retribuzione uguale per tutti passi a garantire un pari potere d’acquisto per tutti, ipotizzando una base economica e giuridica uguale per tutti, cui aggiungere una quota variabile di reddito temporaneo correlato al luogo di attività,
impegna il Governo
a proseguire nello sforzo di garantire retribuzioni proporzionate e sufficienti, valutando l’opportunità di prevedere con apposito provvedimento un intervento sulla contrattazione del pubblico impiego nella direzione esplicitata in premessa.
L’idea della Lega, dunque, è di legare in maniera più incisiva gli stipendi al costo della vita. Per questo il partito ha presentato anche un disegno di legge “per dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita, oltre a quelli già previsti per legge, nell’attribuzione dei trattamenti economici accessori ai dipendenti pubblici e privati”. Spiega il senatore Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama: “Chiaramente, il principio della parità retributiva non viene meno. Parliamo infatti di trattamenti economici accessori, che possono essere così riconosciuti ai dipendenti valutando anche il diverso impatto che l’incremento dei costi dei beni essenziali ha sui cittadini, così come si evince dagli indici Istat”. Romeo, in particolare pensa alle grandi città “dove l’inflazione ha degli effetti differenti rispetto ad altre zone del nostro Paese. Introduciamo con questa norma un elemento nuovo, attribuendo ai lavoratori una somma differenziata in base al luogo in cui ha sede l’azienda, prevedendo per i datori di lavoro privati un credito d’imposta per coprire le spese sostenute. Riteniamo sia una proposta di buonsenso”.
L’ira del Partito Democratico
Marco Sarracino, rappresentante del PD, ha espresso preoccupazioni significative, suggerendo che l’ordine del giorno potrebbe portare a classificare i cittadini del Meridione e delle aree interne come “cittadini di serie B”. Anche Elly Schlein, segretario dem, attacca: “Il governo ha dato il via libera all’ordine del giorno che sostanzialmente mette nero su bianco che voi pensate che un insegnante al Sud debba prendere di meno rispetto a un insegnante al Nord”.
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