Varato un odg della Lega che chiede al governo di introdurre una “quota variabile” di stipendio per i dipendenti pubblici, in particolare “nel mondo della scuola“, da calcolare in base “al luogo di attività”. Il provvedimento, presentato da Andrea Giaccone, è stato approvato tra la preoccupazione degli altri partiti circa possibili discriminazioni territoriali. Il governo, rappresentato dal sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, ha espresso parere favorevole con l’obiettivo di considerare il diverso potere d’acquisto nelle varie regioni d’Italia.
In particolare, nell’Odg si legge: “Ritenuto che il tema del costo della vita e delle retribuzioni adeguate è principalmente sentito nel settore del pubblico impiego, laddove lo stipendio unico nazionale può comportare disuguaglianze sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo… sarebbe auspicabile per alcuni settori, come ad esempio nel mondo della scuola, un’evoluzione della contrattazione che da una retribuzione uguale per tutti passi a garantire un pari potere d’acquisto per tutti, ipotizzando una base economica e giuridica uguale per tutti, cui aggiungere una quota variabile di reddito temporaneo correlato al luogo di attività”.
In sostanza, l’idea della Lega sarebbe quindi quella di legare gli stipendi insegnanti al costo della vita. Per questo è stato presentato anche un disegno di legge “per dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita, oltre a quelli già previsti per legge, nell’attribuzione dei trattamenti economici accessori ai dipendenti pubblici e privati”.
“Ci risiamo – commenta il Movimento 5 Stelle in una nota -. Non contenti dello spettacolo vergognoso offerto al Paese con l’affossamento del Salario Minimo, la maggioranza ha aggiunto un’ultima ciliegia avvelenata diretta al mondo della scuola pubblica. Con un blitz la Lega ha messo per l’ennesima volta nero su bianco che auspica l’introduzione delle gabbie salariali e che dunque gli insegnanti del Centro Sud secondo loro valgono meno di quelli del Nord e devono ricevere stipendi più bassi. Il governo ha dato l’ok. Lega e Meloni rifilano così l’ennesimo schiaffo alla scuola pubblica e al Sud, dopo il ridimensionamento della rete scolastica e le autonomie. Se davvero Giorgia Meloni seguirà la Lega in questa follia, ci troverà dentro e fuori il Parlamento a difesa della dignità dei docenti italiani e dell’unità del sistema scolastico nazionale. La scuola ha bisogno non di stipendi differenziati ma di stipendi insegnanti più alti, per portare l’Italia almeno al livello degli altri stati europei”.
Aspra la critica mossa anche da Maurizio Landini (Cgil): “Pensiamo che sia un errore grave quello che il governo sta facendo – riporta il Corriere.it -, che ha scelto di non fare nessuna trattativa sul salario minimo. Il governo si è fatto votare una delega dal Parlamento addirittura per introdurre gabbie salariali, perché pensano che i salari debbano essere diversi a seconda del Paese o della regione in cui sei”. “Dopo l’autonomia differenziata siamo alle gabbie salariali – aggiunge anche Alfio Mannino, segretario Cgil Sicilia -. Ma quando calcolano i costi della vita, tengono presente i costi che i siciliani devono sopportare per un sistema dei trasporti insufficiente, per una continuità territoriale non garantita, per la sanità pubblica che non garantisce il diritto alla salute, per la mancanza di servizi e di un welfare adeguato? E’ ora di alzare la testa”.
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