Ero esausta, dormivo con la bimba, Salvai il piccolo della mia compagna di stanza:   le vostre storie

Ero esausta, dormivo con la bimba, Salvai il piccolo della mia compagna di stanza: le vostre storie

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(Getty images) (Getty images)

Centinaia le madri, dopo aver letto la storia del neonato soffocato nel letto dell’ospedale Pertini di Roma, hanno condiviso con noi le loro esperienze del parto e del post parto negli ospedali italiani. Molte ammettono di essersi sentite abbandonate, giudicate, derise. In tante dichiarano di essersi addormentate accanto al figlio e alla figlia, quella mamma potevo essere io. Alcune affermano: Penso di aver avuto un po’ pi fortuna di lei.

Abbiamo scelto alcune delle storie pi belle e significative tra quelle che avete inviato. Eccole.

Ho chiamato l’infermiera per mettere la bambina nella culletta perch si era addormentata in braccio e io sentivo che mi stavo addormentando. Da sola in camera con una ragazza che aveva subito come me un parto cesareo la mattina. Non riuscivamo ancora a camminare tra dolori, anestesia e allattamento da sole. I pap sono stati mandati via alle 19 e noi abbiamo trascorso la prima notte da sole perch: Tanto c’ il personale che ti aiuta. Quando arrivata l’infermiera, in modo molto infastidito mi ha detto che se la bambina si fosse svegliata piangendo e volesse nuovamente attaccarsi mi sarei dovuta arrangiare perch lei non sarebbe tornata a ogni mia assurda richiesta. La bambina era gi nel posto giusto tra le mie braccia, altrimenti cosa ero diventata madre a fare. Basta riposare adesso sei madre.
Poteva succedere anche a me.

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Ho partorito due volte, nel 2010 e nel 2014. Nel 2010 c’era ancora la nursery, per fortuna. Nel 2014 purtroppo no. Nel 2010 ho avuto un parto naturale lungo, doloroso nonostante l’epidurale somministrata due volte, concluso con la nascita di una bellissima bimba sana, 45 punti e due raschiamenti in successione. Mi hanno portata fuori dalla sala parto in sedia a rotelle in piena notte, dopo nove ore di travaglio. Ho potuto riposare la notte perch le ostetriche si erano prese cura della bimba e di me, riportandola alla nursery quando eravamo entrambe pronte. Siamo rimaste in ospedale quattro notti, con le ostetriche della nursery che mi davano tutto il sostegno e l’assistenza di cui avevo bisogno in quel momento. Poi nel 2014 arrivata la seconda bimba. Sapevo che ci sarebbe stato il rooming-in. Ce lo avevano “venduto” ai corsi pre-parto come una figata pazzesca: mamma e figlia insieme da subito. Sai che idillio?, mi dicevo. Ma poi ho dovuto fare i conti con la realt. Il secondo parto non stato traumatico. La bimba era nata sana e forte alle 14 di un bel pomeriggio di primavera. Io stavo bene ed ero rientrata in camera sulle mie gambe, con la bimba con me, sempre attaccata al seno. Poi per era arrivata la prima notte. Non dimenticher mai i pianti miei e della bambina. Io ero esausta e chiedevo assistenza perch la bimba non smetteva di piangere. Una ostetrica mi disse che era normale e che dovevo abituarmi al suo pianto. Mi disse di non piangere, e mi fece notare che chiedere aiuto era quasi fuori luogo. Spiegai che non ero una primipara, che sapevo gestire il pianto di un neonato, ma che non si trattava della bambina: ero io che stavo chiedendo aiuto. Ero io che ero esausta e avevo bisogno di riposare. Dopo tanta insistenza e tante urla della bimba mi vidi recapitare un ciuccio. Un ciuccio alle 2 di notte. E mi fu fatto notare che era pure pericoloso darlo alla bambina perch poteva essere troppo presto per lei… Un ciuccio, io e la bambina. Non una parola di conforto; non una ostetrica che abbia preso la bimba in braccio per cullarla e tranquillizzarla. La mia vera fortuna stata che mi hanno dimesso velocemente e sono potuta tornare presto a casa, dove mia mamma e mio marito finalmente mi hanno messo nelle condizioni di riposare. Quella mamma potevo essere anche io.

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Ho partorito nel giugno del 2012 nell’ospedale cittadino di un capoluogo di provincia. Ero e sono una donna forte, che ha lavorato sino a cinque giorni dal cesareo programmato (bambina in posizione podalica) e si recata in ospedale a piedi, portando da sola il borsone con i cambi della bambina. Il cesareo, per, un’operazione e il giorno dopo il parto, dopo due giorni di digiuno assoluto, non riuscivo a reggermi sulle gambe, tant’ che sono caduta per terra mentre cercavo di andare in bagno, prontamente soccorsa da un’inserviente. Nonostante ci, sin dalla mattina successiva all’intervento, la piccolina mi stata lasciata tutto il giorno e, quando la sera ho chiesto a mio marito di portarla in nursery perch avevo paura di addormentarmi mentre l’allattavo o, ancor peggio, di scivolare per terra nel tentativo di prendere la piccola dalla culla, l’ostetrica di turno ha risposto che la bambina si sarebbe sentita rifiutata da me, dalla madre. Quelle parole per me furono devastanti e fu doloroso vedere lo sguardo di disapprovazione della professionista che mi fece sentire semplicemente in colpa. Come, avevo avuto la fortuna di partorire una bambina bella e sana e, anzich restare con lei notte e giorno, chiedevo ad un’estranea di guardarla al posto mio durante la notte? Che madre ero? Questi fatti sono dei ricordi indelebili, ancora dolorosi e spero che nessun’altra neomamma debba trovarsi in tale situazione. Col tempo e col supporto di un’altra meravigliosa ostetrica, che mi ha aiutata anche a risolvere una brutta mastite bilaterale con febbre, ho capito che giorno dopo giorno si impara a diventare mamme e che, se la mamma sta bene, anche il bambino sta meglio. Una neomamma non deve aver paura di chiedere aiuto, non deve sentirsi inadeguata, ingrata, inetta solo perch non riesce a far fronte da sola e da subito alle esigenze del proprio bambino! Aiutiamo per favore le neomamme, pensiamo anche a loro. Grazie.

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Mi fa male il cuore nel ricordarmi a letto dopo il cesareo mentre tiravo a me dalla culletta un neonatino piangente. Ma nello stesso tempo mi d una pacca sulla spalla perch quel cesareo l’ho preteso dopo ore di straziante travaglio. Mi d una pacca sulla spalla per aver risposto a tono ai sanitari che sul tavolo della sala operatoria mi chiedevano come mai avessi deciso di fare un figlio se non avevo voglia di partorire. Quegli stessi sanitari che non venivano a cambiare il bambino perch ero io che avevo scelto il cesareo. A me andata cos ed passata, sono tornata a casa con mio figlio, ma non va cos a tutte purtroppo.

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Ospedale di Bologna. Ventiquattro ore di travaglio senza mangiare, n bere. Partorisco e il bambino non respira. Viene portato in terapia intensiva e io in camera con altre tre mamme con bambini quando io non sapevo se il mio era vivo. Lacerata. Dopo due giorni che chiedo come sta mio figlio senza sosta, rispondendo che non sanno..mi dicono signora, perch non va a trovarlo? Io non sapevo dove era e non riuscivo a camminare..cio mi hanno fatto sentire la madre peggiore del mondo.

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Leggendo i contributi delle altre donne mi sale un’angoscia incredibile. Dodici anni fa proprio in questi giorni vivevo la mia prima esperienza da madre, che avevo assolutamente idealizzato anche a causa dei racconti estremamente parziali del corso pre-parto. Essendo fuori termine di 11 giorni, mi hanno indotto il parto, durato 11 ore, non mi sono lamentata e alla fine ho avuto la mia bambina. La prima notte lei non dormiva, io cercavo di calmarla, ricordo un’infermiera che mi ha un po’ presa in giro perch passeggiavo con la neonata cercando di non dare fastidio alle altre mamme. Gi dalla prima notte, essendo che la montata lattea tardiva ad arrivare, sono stata spedita in una stanzetta a stimolarmi col tiralatte, strumento che mi sono procurata anche per il ritorno a casa. E cos ho sbattuto la testa contro l’idea di allattamento come la cosa pi naturale del mondo, ho pianto tanto per non esserci riuscita. Agli appuntamenti con le assistenti sanitarie, tutte si stupivano, facendomi sentire inadeguata. Tutte tranne una, che con pazienza mi ha guidata nell’acquisizione dimestichezza con la mia preziosa creaturina.
La mamma di Roma potevo essere anche io.

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Prima figlia. Dopo averla allattata la tenevo al petto con gli occhi chiusi. Ospedale di Siracusa. passata subito l’infermiera e l’ha messa nella culla accanto a me. Io le ho detto: Ma non stavo dormendo. Lei mi ha risposto: Sai che ti puoi addormentare e allargare le braccia senza che te ne accorgi, e la bimba cadere? successo a molte donne. stata carina e con dolcezza ha adagiato mia figlia nella sua culla. Sono passati 10 anni e ancora lo ricordo.

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Quante parole mi sarebbero servite quando ho partorito la mia prima figlia a 26 anni nel luglio del 2020! Sola come un cane per tutto il tempo, mio marito potuto entrare solo nella fase espulsiva e io poi non l’ho pi visto fino alle dimissioni. Dopo 24 ore di dolore e 12, ripeto 12 ore in sala parto ero distrutta, ero gi in ospedale da tre giorni ed ero molto insofferente, sia dal punto di vista emotivo che fisico ovviamente. Ho partorito alle 19.02 e alle 21 ero gi in stanza con la bimba sola! Avevo chiesto se per qualche ora mi avrebbero tenuto la bimba al nido (ho ribadito solo per qualche ora) per recuperare un attimo e mi stato detto: Certo signora, se poi ha fame le do io il mio latte se vuole, ovviamente sarcasmo che stato molto doloroso. Nulla, ho stretto i denti e ho provato a fare del mio meglio ma purtroppo mi sono addormentata con la bimba in braccio la prima notte e l’unica ad avere una piccola ma importante accortezza stata la ragazza che era in stanza con me, che mi ha alzato l’altra sponda del letto rimasto abbassato. Che tristezza. Sono rimasta in totale sei giorni e cinque notti in ospedale e le risposte acide e poco carine sono state davvero tante, sia a me che ad altre ragazze.

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Mi chiamo Elisa e ho 35 anni. Ho due figli partoriti in due ospedali diversi di due province piemontesi diverse ma c’era una cosa in comune in tutte le strutture: eravamo abbandonate. Il personale di notte dormiva durante il turno e non ci supportava. Durante il secondo parto ho dovuto effettuare un parto cesareo. Ho lasciato (dopo aver partorito con cesareo) mia figlia al nido per la prima notte e il personale mi ha fatto sentire in colpa. Non potevamo lasciare i bambini al nido se non per il tempo di una pip. In entrambe le strutture. Senza contare che il giorno dopo il cesareo l’infermiera e la ginecologa ridevano di me perch piangevo dal dolore.

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Ho partorito nel luglio 2021 dopo dieci ore di travaglio e parto operativo con ventosa. Immobilizzata le prime 30 ore con il catetere mi hanno lasciato la camicia del parto sporca di sangue fino al pomeriggio del giorno successivo. Nessuno mi ha aiutato a cambiarmi finch non hanno fatto rientrare il mio compagno. Lasciano le donne sole e senza dignit. Ho dormito sempre con la bimba nel letto. Potrei essere io quella madre.

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Chiunque potrebbe essere quella ragazza. Avrei potuto esserlo 9 mesi fa anche io. E mi viene la pelle d’oca mentre scrivo e le lacrime agli occhi.
A mezzanotte nasce l’amore della mia vita, ho delle perdite di sangue pi abbondanti del previsto quindi vengo trattenuta in sala parto per quattro ore anzich le canoniche due. Alle 4 vengo riportata in stanza, chiedo di fare una doccia perch avevo la camicia del parto inzuppata di sangue ma non possibile, il personale non ha tempo di star dietro a me e il pap lo mandano a casa. E allora mi metto nel letto, con la camicia utilizzata per il parto colma di sangue, con il mio bimbo nella culletta a fianco che veniva monitorato da un apparecchio in attesa della visita pediatrica che avrebbe fatto l’indomani mattina.
Tempo zero l’apparecchio emette suoni strani, accade pi volte e chiaramente suono il campanello, dopo la terza volta mi sento dire che l’apparecchio emette quei suoni perch tarato su parametri da bimbo sveglio, il mio stava dormendo, quindi alle 4 del mattino dopo un parto alle spalle era compito mio capire se fosse il caso di chiamare ogni volta che suonava.
Questione allattamento stendiamo un velo pietoso. Questi capezzoli non vanno bene, leva quella camicia da notte li che da solo fastidio…. Fu cos che rimasi con il pannolone, nuda, in una posizione scomodissima, con il seno dolorante e il mio bimbo urlante. Umiliazione a livelli pro.
Ah, il parto fondamentalmente non andato male, se non che ho dovuto aspettare per due ore l’epidurale. Motivo? C’ un solo anestesista e tante mamme che devono partorire. Solo ora, con il senno di poi riconosco che una grandissima cavolata, che per quante donne abbiano partorito quella notte di aprile, due ore per l’epidurale mi sembra uno sproposito considerando che in 10 minuti viene fatta. Morale della favola, sono uscita dall’ospedale completamente priva di energie, sfinita, stremata.
Sara

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Cesareo d’urgenza alle 2 di notte, dopo 13 ore di travaglio attivo. Nelle restanti ore di quella prima notte, bont loro, hanno lasciato che restasse in camera mio marito perch l’altro letto era vuoto.
La seconda notte no, perch il letto accanto era occupato. Bambino addosso, nel letto con me, per tutta la notte. Io avevo ancora cateteri, flebo, non stavo ancora in piedi. Terza notte, io muovevo pochi faticosi passi, se aiutata. Il bambino nella culla piangeva, non riuscivo a tirarmi su per prenderlo e allattarlo. Suono il campanello, arriva una infermiera? ostetrica? Le chiedo se pu passarmi il bimbo, se pu aiutarmi a tirarmi su e scendere dal letto, per andare in bagno…Scocciatissima, fa di malagrazia quel che le ho chiesto e poi se ne va dicendomi: Eh per signora, la terza notte oramai, deve essere autonoma. Il giorno dopo ho firmato le dimissioni precoci contro il parere medico e me ne sono andata a casa, a farmi accudire decentemente da marito e nonni.

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Ho fatto un cesareo in anestesia totale e dal primo momento in cui sono tornata in stanza avevo mia figlia accanto a me. Mia figlia nata alle 21.49 io sono tornata in stanza verso l’1:40 ancora sotto effetto di anestesia. Quella notte c’ stata un infermiera che veniva ogni 2/3 ore a controllarmi perch ero in stanza da sola, ma alle 8 con il cambio turno non ho pi visto nessuno. Il pap poteva venirci a trovare solo per 30 minuti dalle 18. Quel giorno sono iniziati anche i dolori post parto e oltre a quelli avevo anche un forte dolore alla schiena dovuto a un muscolo strappato mentre mi tiravano gi dal letto operatorio. Da l ho pochi ricordi se non forti dolori, la bambina che piangeva e le infermiere che mi dicevano che dovevo imparare a gestire il dolore perch avevo la bambina accanto e che si sarebbe agitata.
Passa cos anche il secondo giorno e quella sera dopo la visita del pap ci spostano di stanza e ci mettono con una mamma che aveva appena partorito. Mi ricordo ancora il suo viso, stanco e stremato. Il bambino glielo lasciarono l, lei aveva poche forze e tanto sonno quindi lo teneva in braccio a s per paura di non sentirlo. Quella stessa notte dopo 29 ore di travaglio alle 3 di notte il bambino inizi a piangere e lei lo riattacc al seno e si addorment, io avevo ancora forti dolori mi attaccai al campanello e cercai di chiamare le infermiere non arriv nessuno, provavo a chiamare lei ma non mi rispondeva, vedevo solo i piedi del bimbo scivolare. Non so con quale forza ma mi alzai e corsi verso di lei, presi il bambino dalla testa giusto in tempo per non farla sbattere a terra e iniziai a urlare e a chiamare lei e le infermiere. Dopo qualche minut lei si svegli e si spavent quando cap la situazione. La presi di peso e la portai in nursery, lei era spaventata, non voleva staccarsi dal bambino e le infermiere non l’aiutarono, le dissero di tornare in stanza con il bambino e mi chiesero a me di fare attenzione. Fortunatamente decisero di spostarmi e di mettermi accanto a lei, altrimenti non sarei mai riuscita a darle una mano.
#quellamammapotevoessereio

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Ho partorito 18 anni fa a Cagliari in un’ottimo ospedale. Mia figlia nata pretermine, io ho subto l’episiotomia e me la hanno affidata da subito in via esclusiva per via del rooming-in. Anzi, la avevo nel mio letto per via della marsupio terapia perch era nata prima. Per me stato un martirio: avere questo fagotto di 2 kg nel letto, lontana dal nido, lontanissima dal bagno e sola in camera. Ero stanca e, se chiedevo di portare la bimba un po’ al nido per potermi riposare ( non dormivo perch temevo di schiacciarla) le infermiere mi facevano sentire in colpa e, comunque, non la prendevano. Quando sono tornata a casa sono caduta per la stanchezza e temevo di essermi strappata i punti, per cui sono dovuta tornare in ospedale. Ho sempre pensato di aver subito una grave ingiustizia, non mi sono mai lamentata con nessuno, ma l’esperienza di questa povera madre mi ha fatto correre un brivido lungo la schiena perch penso di essere stata solo un po’ pi fortunata di lei.

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La seconda notte dopo il parto mi portarono P. nella stanza, dicevano che piangeva e svegliava gli altri neonati al nido. Era nella sua culla ma io lo presi in braccio e lo misi accanto a me nel letto. Ero sfinita non sapevo come farlo smettere di piangere. Lo tenevo accanto a me e cercavo di non addormentami, il letto non aveva sponde, sarebbe potuto cadere. Lottavo con i miei occhi perch le palpebre non si chiudessero, la mia testa ciondolava, P. smise di piangere, mi addormentai. Dopo non so quanto tempo mi svegliai di colpo, terrorizzata guardai al mio fianco e P. era l, non era caduto, non lo avevo soffocato o schiacciato ma era stata solo fortuna.

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Non ho camminato per giorni, non potevo stare nemmeno seduta, ma la bambina doveva stare con me in camera ed io non potevo nemmeno andare al bagno perch mia madre durante il giorno non poteva restare ad assistermi. Il giorno delle dimissioni mi hanno buttato fuori dalla camera mentre ero al bagno. Sono uscita dopo essermi lavata alla meno peggio e ho trovato un’altra mamma nel mio letto…che devo dire di pi.

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Proprio cos, poteva succedere anche a me. Ho un orribile ricordo non tanto del parto quanto del post parto. Ho partorito le mie figlie in due ospedali diversi e posso confermare che in nessuno dei due ospedali ho ricevuto aiuto da parte del personale dell’ospedale, nessuna indicazione di come allattarle, di come cambiarle, di come, banalmente, tenerle in braccio. Solo parole brusche, gesti meccanici privi di affetto, senza alcun tatto dopo ore e ore di grandi sofferenze. L’unico argomento trattato molto bene ricordo essere stato la morte in culla (SIDS), come se ci volessero dare nuove ulteriori preoccupazioni a quelle gi inevitabilmente insite in una neo mamma.
Un caro saluto, Carlotta

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Rottura delle acque alle 17, contrazioni iniziate di notte, partorito alle 7 del mattino di domenica. Tra l’adrenalina e il fatto che le persone vengono a trovarmi (pre covid) non dormo tutto il giorno e quindi mi ritrovo alla sera dopo pi di 36 ore sveglia sola, con la bimba in camera. Verso mezzanotte crollo e chiedo supplicando che mi venga tenuta per consentirmi di dormire qualche ora. Per fortuna accettano (brontolando) e io dormo un po’ fino alle 5 del mattino quando una burbera ostetrica mi sveglia a scossoni dicendo in malo modo che era l’ora di occuparmi di mia figlia.

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Dopo parto cesareo, con catetere, flebo e blando antidolorifico mi hanno lasciato mia figlia nel letto tutta la notte e quando ho chiesto se potevano toglierla perch ero molto stanca e avevo paura di soffocarla mi hanno detto che dovevo resistere e che era solo l’inizio della fatica!

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Ho chiesto un aiuto per cambiare il pannolino a mia figlia. Risposta: cerca su YouTube.

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Potevo essere io. Mio figlio nasce in un ospedale di Milano in pre restrutturazione. Parto regolare ma difficile, un ricamino per chiudere tutto, cosi dice il medico. Lui piange, piange sempre, la montata lattea non arriva. Per non disturbare le compagne di stanza che hanno un beb che dorme e uno in culletta termica, passo le due notti seduta tra due sedie di ferro in corridoio, sedermi normalmente non un’opzione. Una notte si sporca di meconio fino alla garza del cordone ombelicale, vado al nido per cambiarlo, in camera non c’ nemmeno il fasciatoio e non ho ben capito come rifare la medicazione. La puericultrice lo cambia velocemente e me lo riconsegna dicendo: Dovevi cambiarlo tu, a casa come pensi di fare.

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Prima figlia, avevo 33 anni. L’infermiera , entrata in stanza, senza avvisarmi, mi spreme fortissimo il seno sinistro per vedere se avevo latte. Senza chiedermi nulla. Mi lava un uomo senza alcun garbo. Andavo ad allattare dalla pediatra perch non avevo latte, per vedere se sbagliavo io, e lei mi dava quintali di peridon per farmi venire la montata lattea. Signora si vede che lei non ha una piena adesione al programma dell’allattamento. Quando mia figlia, a tre giorni, ha vomitato sangue credevo di morire, il sangue era del mio seno, io non lo immaginavo. Allattavo con dolore terribile, battevo i piedi a terra e mi scendevano le lacrime. Mi hanno salvato mia madre e mia suocera dicendomi che sarebbe cresciuta anche con il latte artificiale. La seconda volta non mi sono fatta toccare da nessuno. Ora quel seno non lo ho pi, a pensarci adesso non consentirei pi a nessuno di toccarmi in quel modo.

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A distanza di ben 22 anni, ho ripensato ai giorni del mio puerperio e ho avuto un sussulto: s forse sarebbe potuto capitare anche a me come alla mamma del Pertini di Roma.
Perch anch’io, stremata dal parto, mi sono addormentata mentre allattavo. Il medico del giro del reparto, alle 6 del mattino ci ha trovato cos: io supina, Anna adagiata sul mio seno. Beatamente addormentate tutte e due: io per la stanchezza, lei appagata per la poppata. No, non rischiava il soffocamento, ma forse di cadere dal letto s…
Confesso, ho un bel ricordo di quel momento e non ho mai pensato al rischio che quel sonno abbandonato poteva celare. Almeno non fino ad oggi.
Ma nell’ospedale dove ho partorito il rooming-in era una libera opzione. Non un’imposizione. E se mi sentivo stanca chiedevo che la bambina venisse portata nel nido. Oggi invece diventato la soluzione (sbagliata e frettolosa) alla mancanza di personale nei reparti di maternit. La societ ci vuole madri accudenti fin dal primo vagito nel nostro bimbo. Ma ogni donna ha i suoi tempi.
Un tempo, quando si partoriva in casa (cosa che non rimpiango, sia chiaro) non eravamo mai sole: c’era la famiglia intorno. C’erano mani di nonne, zie, sorelle che accudivano le neo-mamme e pensavano al beb. Perch sapevano che il riposo post partum sacro.

Non si tratta di tornare indietro ma di prestare pi ascolto ai bisogni delle donne.

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