Il provvedimento, già varato dal senato, è alla camera
Anche i docenti dovranno utilizzare i sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza degli accessi a scuola, per consentire all’amministrazione di verificare l’osservanza dell’orario di lavoro. E ciò consentirà loro di ottenere più facilmente il pagamento delle ore di straordinario. È quanto si evince dal disegno di legge AC 1433 «Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo». Il provvedimento è stato approvato dal senato il 6 dicembre scorso ed è attualmente al vaglio delle commissioni riunite affari costituzionali e lavoro della camera in sede referente. L’assegnazione del provvedimento in sede referente comporta che le commissioni si limiteranno a votare un parere sul disegno di legge e poi l’iter di approvazione proseguirà in aula. Se il testo sarà approvato senza modifiche, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e diventerà legge. Altrimenti dovrà ritornare al senato e così via fino a quando entrambe le camere approveranno lo stesso testo.
Finora i docenti non sono mai stati assoggettati all’obbligo di timbrare il cartellino. Anche se, dopo l’avvento del registro elettronica, di fatto, anche gli insegnanti sono sottoposti a controlli automatizzati della presenza. Ma ciò vale solo per le attività di insegnamento. E la mancanza di strumenti documentali per accertare la presenza e la permanenza a scuola durante le attività funzionali all’insegnamento ha fatto sì che, finora, i sistematici sforamenti dell’orario di lavoro obbligatorio non abbiano mai dato luogo al pagamento dello straordinario.
La mancata applicazione dei controlli automatizzati discende dal costante orientamento della Suprema corte (tra le tante si veda la sentenza 11025 del 12 maggio 2006). Secondo il quale, l’obbligo di adempiere ad operazioni di rilevamento automatico delle entrate e delle uscite assume rilievo solo in capo al personale non docente. Perché tale obbligo può sussistere solo in presenza di una norma di legge o di contratto. Previsione che, per il personale docente, non esiste. In particolare, spiegano i giudici di piazza Cavour: «Dalla giurisprudenza di legittimità e da quella amministrativa si ricava il principio che per i dipendenti pubblici l’obbligo di adempiere alle formalità prescritte per il controllo dell’orario di lavoro deve discendere da apposita fonte normativa legale o contrattuale». E siccome questa fonte legale o contrattuale per i docenti non c’è, non esiste nemmeno l’obbligo. Ciò ha fatto sì che si radicasse la prassi deteriore, secondo la quale, a fronte di un numero di ore di insegnamento tassativo inderogabile, il monte ore delle attività funzionali all’insegnamento di natura collegiale (anch’esso tassativo secondo il contratto) potesse essere superato omettendo, pacificamente, di corrispondere la retribuzione aggiuntiva maturata dai docenti. Che anche a causa della difficoltà di dimostrare lo sforamento dell’orario ordinario, si rassegnano a lavorare di più rinunciando alla retribuzione. Fatto, questo, che viola il principio costituzionale della giusta retribuzione e che è sanzionato con l’invalidità dall’articolo 2113 del codice civile. Ma quando il disegno di legge per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo diventerà legge, tutto ciò non potrà più accadere.
Sebbene la ratio del provvedimento sia quella di individuare e punire i lavoratori inadempienti, l’effetto per i docenti sarà quello difendersi più agevolmente dagli eventuali inadempimenti dell’amministrazione. La sistematicità e il rigore scientifico degli accertamenti relativi ad accessi e permanenza dei dipendenti durante l’orario di lavoro determinerà, infatti, la formazione di vere e proprie prove. Che potranno essere utilizzate, anche in giudizio, per dimostrare il diritto dei singoli lavoratori alla retribuzione aggiuntiva in caso di prestazioni eccedenti gli obblighi contrattuali. Prestazioni eccedenti che, nella scuola e per i docenti, costituiscono la regola e non l’eccezione.
Il nuovo sistema di controllo, pertanto, sempre nel caso dei docenti, avrà l’effetto di costringere l’amministrazione scolastica a rispettare le disposizioni contrattuali in materia di orario. In caso contrario, infatti, a fronte della deliberazione dei piani annuali delle attività, che costituiscono dei veri e propri ordini di servizio, i dirigenti scolastici inadempimenti potrebbero andare incontro ai cosiddetti giudizi di responsabilità davanti alla Corte dei conti. Perché i docenti potrebbero agevolmente dimostrare l’esistenza dei propri crediti retributivi anche davanti al giudice. La documentazione di verifica prevista dalle nuove disposizioni, infatti, consentirebbe agli insegnanti interessati di ottenere dal giudice una pronuncia di ingiunzione (cosiddetto decreto ingiuntivo). E ciò potrebbe costituire presupposto ai fini dell’insorgenza del danno erariale e della relativa azione di responsabilità nei confronti dei dirigenti inadempimenti.
Fonte dell’articolo: Italia Oggi