Sono diversi nell’ultimo periodo i casi eclatanti legati a ricorsi delle famiglie di studenti bocciati. Genitori che non accettano il verdetto della scuola e quindi la valutazione dei docenti, che decidono di ricorrere al TAR. Ma a quanto pare i vincitori sono pochi.
A fare i calcoli è Michele Bonetti, avvocato che si occupa da anni di diritto scolastico, che su al Corriere della Sera dice che soltanto un ricorso su dieci viene accolto.
“Molte cause riguardano gli studenti con il dsa, disturbi specifici dell’apprendimento – spiega Bonetti – Sono pochi quelle che si vincono perché finora la giurisprudenza del Tar è stata molto rigida”.
I dirigenti scolastici, chiamati in causa però non nascondono i risvolti negativi legati ad una situazioni del genere: “Quando ero preside a Milano – racconta Amanda Ferrario, preside dell’Istituto Tosi di Busto Arsizio – avevamo bocciato uno studente che aveva diverse insufficienze, una anche in educazione fisica. I genitori vennero a scuola e mi minacciarono, poi fecero ricorso al Tar che diede ragione alla scuola spiegando che non ci sono materie secondarie. Detto questo penso che i genitori che fanno ricorso rischiano di fare male ai propri figli che non si abituano agli ostacoli e alle difficoltà».
Secondo la DS, questo continuo ricorrere ai giudici dei genitori “Indicano anche una certa sfiducia nella scuola, è un peccato. I genitori che arrivano al Tar di solito hanno ignorato i segnali che ci sono stati durante l’anno”.
“Con il Covid e la Dad è possibile che ci sia stata qualche ulteriore incomprensione – spiega invece Cristina Costarelli, preside del Liceo Newton di Roma e presidente dell’associazione presidi del Lazio – Il problema con le bocciature è dovuto al fatto che la valutazione ha una doppia natura: è un momento del processo formativo e di crescita e al tempo stesso un atto amministrativo, c’è una parte sostanziale e una formale. Il Tar si occupa di questa seconda natura, ma spesso questi scontri con le famiglie si potrebbero risolvere in modo più proficuo parlandosi e cercando una strada che aiuti veramente lo studente”.
Secondo Michele Monopoli che è stato preside al Carducci e al Beccaria a Milano, “le scuole devono fare uno sforzo maggiore per connettersi con gli studenti, dare risposte al disagio giovanile. A volte invece prevale una visione conservatrice della valutazione che rischia di essere poco utile e di spingere verso l’eccesso opposto di chi vuole scuole senza voti. Bisogna fare molta attenzione“.
Bisogna ricordare che nei giorni scorsi, proprio in seguito all’ennesimo caso di cronaca di genitori che ricorrono al TAR contro la bocciatura del figlio, il Ministro Valditara ha annunciato di aver costituito un gruppo di lavoro per provare a fermare a livello legislativo l’escalation di ricorsi.
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