Studenti stranieri: sono circa un milione, un terzo alla primaria, il 62% al Nord. I dati nel dossier della Uil Scuola Rua

Studenti stranieri: sono circa un milione, un terzo alla primaria, il 62% al Nord. I dati nel dossier della Uil Scuola Rua

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A frequentare le nostre scuole è circa un milione di studenti con cittadinanza non italiana. Un terzo di loro frequenta la scuola primaria, mentre è in forte aumento, a causa del conflitto in corso, la percentuale di bambini e ragazzi ucraini accolti nelle classi italiane. Sono i dati aggiornati dell’Anagrafe degli Studenti che ha censito precisamente 967.394 studenti e studentesse con cittadinanza non italiana. I dati sono stati riportati in un dossier della Uil Scuola Rua.

L’11,3% del totale degli studenti iscritti a scuola in Italia (8 milioni e mezzo). Il dato è in crescita rispetto al 2021, dove la quota,
secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, si fermava a 865.388. Il 32,7% (315.955) frequenta la scuola primaria (6-11 anni). In termini quantitativi, al secondo posto, con una percentuale del 21,3% (205.806), troviamo la scuola secondaria di II grado (14-19 anni). A seguire, gli alunni regolarmente iscritti alla scuola secondaria di I grado (11-14 anni) con una percentuale del 18,9% (182.479).

Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, i numeri ci dicono che la percentuale è all’11,4%. Non mancano gli studenti iscritti a Percorsi di I e II livello – CPIA (139.520) e agli ex Serali (13.342) – la cui quota totale si fissa a 152.862.

È nella scuola primaria (6-11 anni) che si concentra il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana nel nostro Paese. Sono 315.955, pari al 32,6% del totale. Praticamente uno su tre.

DOSSIER

Dal Consiglio dei Ministri di oggi, ci attendiamo un segnale nel senso dell’inclusione e del rispetto dei trattati internazionali e della Costituzione che garantisce pienamente ai minori il diritto universale all’istruzione e alla sicurezza. I minori che arrivano in Italia non rappresentano un’emergenza, ma una costante in crescita da qui ai prossimi anni. È per questo che in loro supporto, servono interventi concreti e non annunci”.
Questo il commento del Segretario generale D’Aprile in merito all’indagine della Uil Scuola Rua sugli studenti stranieri in Italia.

La scusa dell’imprevedibilità degli arrivi non può essere una giustificazione per la mancanza di misure. I minori che si trovano nel nostro Paese, hanno diritto all’istruzione – sottolinea – indipendentemente dalla regolarità del soggiorno dei loro genitori (Testo Unico Immigrazione 286/98). Quello dell’istruzione è uno dei diritti principali della persona.

Fino ad oggi ad aiutare i minori stranieri in Italia – ricorda il Segretario – è stata la cura e la sensibilità del personale della scuola che ha rappresentato e rappresenta il vero filtro dell’accoglienza favorendone e curandone l’ingresso.

È necessario – conclude D’Aprile – superare l’idea che i migranti rappresentino un costo sociale. Rappresentano una realtà del nostro Paese e come tale dovrà essere.

Le proposte della Uil Scuola Rua

Secondo la Costituzione italiana (articolo 34), «La scuola è aperta a tutti» e non esistono programmi o istituti scolastici separati per bambini con bisogni speciali. I documenti che la scuola è tenuta a richiedere quando un bambino migrante presenta domanda di iscrizione, devono essere gli stessi richiesti ad un bambino italiano, e, la mancanza di documenti di identificazione, di documentazione sanitaria e/o certificati scolastici, non preclude l’iscrizione del bambino. Se non è
in grado di presentare alcun documento di identità, deve essere iscritto su una lista di riserva che non precluderà, comunque, la sua partecipazione e l’ottenimento del certificato finale.
La normativa italiana garantisce il diritto all’istruzione di minori migranti, richiedenti asilo e rifugiati.

I minori non possono essere espulsi ed hanno diritto all’istruzione dai 6 ai 16 anni indipendentemente dallo status di immigrati regolari o irregolari del genitore/affidatario (sola eccezione è quella in cui seguono il genitore/affidatario espulso, Dlgs 286/98, art. 19).

Quella che offre lo Stato italiano è, dunque, una tutela ampia per i minori stranieri che viaggiano da soli, a prescindere che abbiano richiesto o meno a protezione internazionale. È prevista la nomina di un tutore legale e il riconoscimento dei diritti fondamentali: diritto alla protezione, alla salute, all’istruzione, a condizioni di vita adeguate.

L’impatto delle politiche migratorie sul diritto all’istruzione
Fino al 2014 i minori non accompagnati erano soggetti alle stesse regole applicate per i bambini italiani abbandonati. Negli anni, la concentrazione di minori in alcuni territori ha portato a misure più restrittive, e a violazioni, comportando spesso la violazione dei diritti fondamentali, con nuovi sistemi di accoglienza per i minori non accompagnati.

La legge italiana (Dlgs 142/15) prevede per i minori non accompagnati un regime di protezione specifico: non possono essere trattenuti nei Centri di identificazione e non possono essere accolti nelle stesse strutture di accoglienza destinate agli adulti. Principi che vengono disattesi costantemente.

La nomina di un tutore può richiedere anche un anno di attesa. Tempo nel quale non c’è nessun diritto all’istruzione, né nessuna protezione internazionale. È un tempo senza tempo e senza identità.
Circostanza coatta che impedisce non solo l’apprendimento della lingua ma anche ogni forma di integrazione scolastica, sociale o professionale.

Questa situazione vale anche per i minori stranieri “in transito”, coloro che, una volta arrivati in Italia, decidono di continuare il loro viaggio verso altri Paesi. La possibilità di fare richiesta di ricongiungimento familiare, di asilo, o trasferimento è regolata dai trattati di Dublino, ma i tempi della burocrazia e la chiusura di alcuni confini, li porta ad essere esposti più di prima. In molti scelgono la clandestinità. È così che diventano ‘irreperibili’.

La forza delle scuole, il coraggio degli insegnanti
L’Ocse, in una ricerca del lontano 2016 (Supporting Teacher Professionalism) ribadiva il ruolo attivo delle scuole: il sistema scolastico italiano valorizza l’autonomia delle scuole e degli insegnanti, cosa che ha un impatto positivo quando si tratta di sviluppare soluzioni personalizzate per bambini con bisogni educativi speciali, come i richiedenti asilo o bambini non accompagnati. Tuttavia, questa autonomia non potrà mai essere effettiva se lasciata alla sola iniziativa delle istituzioni scolastiche, senza risorse, supporto e linee di indirizzo su come permettere a questi bambini di integrarsi al meglio. È tutto lasciato al buon senso, alla volontà e all’intelligenza delle persone, alla sensibilità degli insegnanti, del collegio dei docenti e della dirigenza di ogni singolo istituto.

Stabilire procedure comuni rispetto alla normativa esistente
Appare non più rinviabile la costituzione di una regia che metta in comunicazione MIM, Ministero dell’Interno, Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con gli Enti regionali e comunali, e le Direzioni Regionali per la diffusione di un monitoraggio annuale, azioni coordinate per la tutela del diritto all’istruzione.

Integrare le pratiche locali in un percorso istituzionale nazionale
Serve un approccio di sistema che superi l’attuale situazione di emergenza che coinvolge con diversi flussi di migrazione sia le regioni del Centro-Sud che le regioni del Nord.
Vanno definiti standard adeguati nelle strutture di prima accoglienza, velocizzate le procedure di ricongiungimento familiare, ampliate le modalità di conoscenza dei meccanismi normativi per l’identificazione e iscrizione a scuola e quelli per la prosecuzione del viaggio in altri Paesi (fuori dalla clandestinità).

Il ruolo del personale amministrativo
È quello che si trova in prima linea nel processo di entrata nel sistema di istruzione dei bambini richiedenti asilo o stranieri che intendono iscriversi a scuola. Diritti, doveri, normativa, comunicazione interculturale: sono le tappe di un lavoro quotidiano che molte scuole hanno ‘imparato’ sul campo. Bisogna superare il concetto di ‘imprevedibilità’ degli arrivi. Serve invece un
‘potenziamento amministrativo’ e risorse che non vanno cercate solo nei ‘finanziamenti esterni’ ma rese strutturali per aiutare le scuole a sviluppare questo tipo di attività.

Migliorare l’accesso all’istruzione dell’infanzia e primaria
La condizione del bambino migrante (rifugiato, richiedente asilo, figlio di adulti entrati in Italia in clandestinità) è garantita dal dettato costituzionale. Spesso questo diritto è negato dai lunghi tempi necessari per l’identificazione e poi per l’individuazione della scuola di inserimento.
Passo essenziale per una vera integrazione è poi quello di un accesso, garantito con la collaborazione degli Enti locali di riferimento, ai servizi di mensa scolastica e a quelli di trasporto.

Aprire le strade all’istruzione secondaria
E’ la sfida più complessa se si considera la concentrazione di minori non accompagnati nei centri di accoglienza e nei Cpia. Possono essere necessari mesi prima di completare la procedura di asilo. Ugualmente complessa è l’integrazione linguistica. Servono risorse pedagogiche agli insegnanti di questo segmento di istruzione e la presenza di almeno un docente di italiano come seconda lingua in ogni scuola.

Bisogna mettere gli istituti in grado di elaborare interventi mirati in vari campi: sostegno linguistico, mediazione culturale, personale docente specializzato, ore lavorative extra, sovraffollamento delle classi.

Non ultimo, in una scuola del merito, sarebbe opportuno istituire borse di studio e meccanismo di supporto che permettano ai minori migranti e rifugiati di intraprendere e continuare il percorso scolastico anche fuori dal percorso dell’obbligo, fino alla maggiore età e alla conclusione degli studi superiori loro garantita assistenza e istruzione.

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