Studio Polimi sulla Dad: il 57% degli insegnanti continua a usare il digitale

Studio Polimi sulla Dad: il 57% degli insegnanti continua a usare il digitale

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4′ di lettura

Il 57% dei docenti continua a utilizzare strumenti digitali per l’attività di valutazione degli studenti almeno una volta al mese, anche con il rientro in classe. Il 19% lo fa sempre mentre il 35% degli insegnanti non li aveva mai utilizzati prima della pandemia (contro il 13% che ne faceva uso anche prima del Covid). È quanto emerge dal progetto presentato il 13 aprile a Milano “Innovazione didattica: i Big Data per disegnare la scuola di domani”, studio sulla didattica a distanza condotto dal Politecnico di Milano, Fondazione Cariplo e WeSchool che mira a utilizzare «la potenza informativa dei Big Data per indagare le potenzialità del digitale per la didattica del futuro».

La ricerca

La ricerca utilizza informazioni e dati raccolti tra marzo 2019 e agosto 2021. Lo studio coinvolge 1 milione 730mila utenti attivi sulla piattaforma WeSchool, di cui l’88% studenti, il 10% insegnanti, il 2% appartenenti ad altri gruppi, ad esempio genitori. L’analisi ha riguardato circa 16mila scuole di tutta Italia: il 17% scuole per l’infanzia, il 30% primarie, il 47% secondarie. In definitiva, sono stati coinvolti più di 172mila insegnanti (con età media pari a 46 anni) e oltre un milione e mezzo di studenti, che rappresentano il 17% degli studenti italiani iscritti nell’anno scolastico 2019-2020. In Sicilia 2 scuole su 5 erano presenti sulla piattaforma. Alla presentazione del programma di ricerca hanno preso parte Vittorio Colao, il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Giovanni Fosti, presidente Fondazione Cariplo, Ferruccio Resta, rettore del Politecnico Miliano, Marco De Rossi, Ceo di WeSchool, Roberto Ricci, presidente Invalis.

Impatto positivo

Secondo quanto emerge dai dati, la didattica digitale, nel giudizio del campione di 1.800 docenti intervistati, ha avuto un impatto positivo sulla comunicazione e interazione tra gli attori della scuola. L’impatto della didattica digitale sulla comunicazione dei docenti con gli studenti è valutato positivamente dal 63% del campione (contro il 19% negativo), sulle modalità di interazione con le famiglie dal 50% (23% negativo), sulla comunicazione tra studenti all’interno della classe dal 45% (30% negativo).L’impatto positivo è confermato dalla prima analisi dei big data: del totale dei gruppi creati, il 10% di questi era di docenti «evidenziando quindi la necessità di creare rete tra colleghi per affrontare al meglio le sfide poste dal nuovo contesto, condividendo, all’interno di ogni gruppo, soprattutto risorse didattiche». Nei 27.898 gruppi di docenti creati nella piattaforma WeSchool nel biennio di analisi sono stati in media presenti 3 studenti insieme ad 8 docenti; le 119.594 classi di lunga durata (almeno due mesi) formatesi hanno creato in media, a fronte di 20 lezioni, 58 allegati e 91 post interattivi.

Prima, durante e dopo la Dad

Prima, durante e dopo la Dad la maggior parte dei docenti intervistati ha utilizzato gli sturmenti digitali come supporto alla lezione frontale. Il 68% dei docenti afferma di aver prodotto in autonomia almeno una volta a settimana i materiali didattici condivisi con gli studenti, mentre il 67% ha utilizzato, con la stessa frequenza, materiali didattici prodotti da terzi. Durante la Dad la tecnologia ha assunto un ruolo rilevante nell’assegnazione dei compiti e nelle azioni di monitoraggio di compiti e attività per l’87% degli intervistati che ne hanno fatto ricorso almeno una volta ogni sette giorni.Il 55% dei docenti del campione afferma che la didattica digitale ha avuto un impatto molto positivo o positivo sulla partecipazione degli studenti alle attività didattiche. Durante la Dad la percentuale di docenti che dichiara aver implementato metodologie innovative e partecipative almeno una volta a settimana è del 73%, aumentando del 44% rispetto al periodo pre emergenziale. Una volta terminata l’emergenza, il confronto con i dati pre pandemici fa emergere un parziale ritorno alle vecchie abitudini (46%).

La partecipazione

Secondo il campione di intervistati, durante l’anno scolastico 2019/2020, quasi 7 docenti su 10 riportano di aver coperto una porzione tra il 50% e il 90% del programma che avevano previsto. Cinque docenti su 10 stimano che la partecipazione degli studenti alla Dad sia stata superiore al 90% della classe (ma 2 docenti su 10 stimano una partecipazione inferiore al 50% della classe). Per quanto in misura più contenuta, la Dad ha inciso in modo evidente anche durante l’anno scolastico 2020/2021, soprattutto nelle scuole del secondo ciclo.In base ai risultati raccolti, il principale motivo dell’assenza degli studenti dalle lezioni durante la DaD è stato, sempre o frequentemente, la scarsa connessione ad internet (secondo il 50% dei docenti), seguito dalla scarsa motivazione degli studenti (30%), dalla mancanza di dispositivi digitali (29%) e dallo scarso supporto da parte della famiglia (28%). Dalla survey emerge anche che solo il 17% dei docenti, durante la prima fase dell’emergenza, si sentiva del tutto o molto «preparato ad affrontare la Dad grazie all’utilizzo di strumenti digitali», mentre in seguito il 53% dei docenti è del tutto o molto d’accordo nel «sentirsi più sicuro nell’utilizzo degli strumenti digitali per la didattica». Secondo l’88% dei docenti intervistati la didattica digitale ha impattato positivamente o molto positivamente sulle competenze digitali dei docenti, il 66% è d’accordo o molto d’accordo nell’utilizzare la didattica digitale anche in futuro, e più della metà dei docenti (il 57%) è d’accordo o molto d’accordo sulla necessità di sviluppare ulteriormente competenze digitali. Infine, il 67% del campione di docenti si dichiara d’accordo o molto d’accordo che «i mesi d’emergenza abbiano modificato permanentemente la presenza di strumenti digitali».

, 2022-04-14 10:32:00, Cifre e percentuali emerse dal progetto «Innovazione didattica: i Big Data per disegnare la scuola di domani», di Redazione Scuola

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