Su Meloni malumori degli alleati. Salvini: io imbucato? Mai successo

Su Meloni malumori degli alleati. Salvini: io imbucato? Mai successo

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di Paola Di CaroI forzisti: lei arrogante. Il leader leghista: quando avranno voglia ci vedremo Forse ha portato chiarezza, sicuramente non armonia. La Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia di Milano — per il partito un successo organizzativo, per Giorgia Meloni l’occasione per lanciare con grande visibilità il suo nuovo progetto di partito conservatore che mira a dare una casa a tutti gli elettori di area — lascia strascichi fra gli alleati. Che non hanno gradito i toni, i modi, l’atteggiamento della padrona di casa. «È stata arrogante, aggressiva, per niente conciliante… Sembra si sia montata la testa», sussurrano dai piani alti di Forza Italia, da dove non arrivano però commenti ufficiali. E «sono venuti fuori accenti molto diversi dai nostri: come l’attacco all’America, così duro, che non è detto le venga perdonato oltre Atlantico…». Malumore anche dalla Lega, espresso stavolta ad alta voce direttamente da Matteo Salvini. Il capo della Lega aveva manifestato l’intenzione di passare a fare «un saluto» all’alleata, ma ha capito presto di non essere gradito. E dopo le parole rilasciate al Corriere della Sera da Ignazio La Russa («Giorgia non si imbucherebbe mai a Pontida»), Salvini ieri ha replicato: «Io avrei offerto il caffè, ma hanno detto che sarei stato un imbucato, e io non vado da imbucato da nessuna parte, il caffè me lo sono preso da solo, quando avranno voglia ci vedremo…». Di vertici in vista, ad oggi, però non ce ne sono, anche se tutti si dicono disponibili. Ma resta il gelo. Sempre il leader della Lega ragiona: «Se il centrodestra andrà compatto alle Politiche del 2023? Io dico di sì ma c’è qualcuno che nel centrodestra che dice invece “potremmo anche andare da soli”: secondo me è un errore». Lui giura che «la Lega lavora per un centrodestra unito mentre c’è qualcun altro che un giorno sì e uno no dice “potremmo anche far da soli”. Da soli non si vince, uniti sì». Il tema caldo che comunque va risolto in fretta è quello della Sicilia, dove si continua a trattare per andare con un candidato unico almeno a Palermo: FI e Lega sembrano più disposti di prima a convergere su Roberto Lagalla, candidato di Udc e FdI, ma non a dare il via libera alla ricandidatura di Musumeci in Regione, come invece la Meloni pretende. «Noi siamo impegnati a ricomporre», dice Salvini, ma se sul governatore Musumeci «tre quarti della coalizione dicono no, evidentemente c’è un problema». Non è l’unico, e non solo sulle Amministrative, perché mai come in questo momento il centrodestra è apparso così profondamente diviso, anche come messaggio e atteggiamento. Tanto che l’idea di una legge elettorale proporzionale che permetta a ciascuno di correre per conto proprio comincia a farsi strada tra molti azzurri. Per ora sono pourparler, ma sicuramente quello che sembrava un tabù fino a qualche settimana fa, oggi non lo è più. Si vedrà anche il risultato della tornata amministrativa, ma dopo un anno e mezzo di governo di governo separati, i partiti del centrodestra sono divisi da un solco. Acuito dai sondaggi che rendono più forte e quasi pronta a tutto la Meloni. Anche a correre da sola, se non ci sarà accordo. E la storia può avere molti, diversi finali. 2 maggio 2022 (modifica il 2 maggio 2022 | 22:20) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-02 21:16:00, I forzisti: lei arrogante. Il leader leghista: quando avranno voglia ci vedremo, Paola Di Caro

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