Sui concorsi docenti: come faccio a non avere le competenze per insegnare dopo laurea e dottorato? Lettera

Sui concorsi docenti: come faccio a non avere le competenze per insegnare dopo laurea e dottorato? Lettera

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Inviata da Elisabetta Bossi – Insegno nella scuola secondaria solo da 4 anni, non sono di ruolo, eppure da quando ho iniziato a insegnare chimica sono cambiata molto, ho imparato a insegnare. Affermo che” ho imparato” non perché le mie competenze di chimica si siano ampliate, ma perché quello che conta quando insegno è la capacità di trasmettere un centesimo (anche meno) delle mie conoscenze ai ragazzi, la capacità di ascoltare gli studenti nelle loro difficoltà, la capacità di gestire una classe di 25 ragazzi a favore dell’apprendimento dei singoli, capacità di valutare nella sua complessità ogni individuo, la capacità di rendere il ricevimento genitori un momento veramente utile..etc.

Insomma l’insegnamento è fatto al 10%, esagerando, di competenze sulla materia e all’90% di competenze che si imparano sul campo, poiché nessuno forma gli insegnanti per questo.

Torniamo poi alle competenze, ho speso 5 anni in università a studiare e facendo esami, evidentemente per mia scelta. Sono stata valutata da docenti universitari in più occasioni. Valutata sia tramite prove orali che scritte. Ho svolto un anno di tesi, in cui si sviluppano competenze relative al relazionare, documentare e applicando le mie conoscenze/competenze in ambito chimico, anche affrontando (e risolvendo) problemi nuovi, a cui uno non trova soluzione utilizzando un libro. Dopo la laurea ho lavorato come ricercatrice in università, non dove ho conseguito la laurea. Ho fatto un dottorato in azienda e poi un anno di post doc all’estero. Come faccio a non avere le competenze per insegnare chimica?

C’è chi sostiene che un esame delle competenze dovrebbe essere garanzia di una legalità (in poche parole che non ci siamo comperati la laurea), ma se io mi fossi comprata una laurea, corrompendo tanti tanti professori, e avessi acquistato un dottorato, che problema avrei a trovare qualcuno che mi passa le risposte del mitico concorso?

Come può lo stato italiano voler valutare ora le mie competenze in prove computer based di 60 minuti (prova a tempo)? Si mette in dubbio la validità di una laurea?


Inoltre, l’unico modo che un professore ha per prepararsi a questi umilianti concorsi è effettuare simulazioni delle domande del concorso a raffica. Io ho due figli piccoli e sto insegnando. Come faccio a trovare il tempo per prepararmi al concorso? Tolgo tempo all’educazione dei figli o all’insegnamento? Inoltre questi concorsi comportano generalmente un impaccio logistico non irrilevante perché vengono svolti in provincie distanti da quella di residenza.

Insomma, questi concorsi, volti a valutare le competenze, sono di dubbia utilità e un ostacolo evidente per chi già insegna e, come immagino per molte docenti, un ostacolo per una vita familiare serena.


Riflessione dovuta: chi si riuscirà a preparare al meglio sono coloro neolaureati, freschi di laurea e con tanto tanto tempo a disposizione. Il risultato sarà che costoro passeranno facilmente i concorsi a discapito di chi lavora già da tempo insegna e magari ha famiglia, ma non ha potuto fare concorsi perché non ci sono stati.

Siamo pronti a una nuova entrata in campo massiva di professori che in qualsiasi istituto saranno travolti da studenti in classi numerosissime e inesperti in tutto quello che sta intorno alle mere “competenze della cdc”?


Infine, chi sarà per l’ennesima volta umiliato e non passerà la prova, continuerà a insegnare grazie alle gps, ma come al solito senza essere certo della data di assunzione e della scuola in cui insegnerà (se insegnerà).

Ciò sicuramente riguarda anche l’efficienza del sistema scolastico che inizia a funzionare solo qualche mese dopo l’avvio dell’anno scolastico.

, 2022-03-10 12:11:00, Inviata da Elisabetta Bossi – Insegno nella scuola secondaria solo da 4 anni, non sono di ruolo, eppure da quando ho iniziato a insegnare chimica sono cambiata molto, ho imparato a insegnare. Affermo che” ho imparato” non perché le mie competenze di chimica si siano ampliate, ma perché quello che conta quando insegno è la capacità di trasmettere un centesimo (anche meno) delle mie conoscenze ai ragazzi, la capacità di ascoltare gli studenti nelle loro difficoltà, la capacità di gestire una classe di 25 ragazzi a favore dell’apprendimento dei singoli, capacità di valutare nella sua complessità ogni individuo, la capacità di rendere il ricevimento genitori un momento veramente utile..etc.
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