di Anna Fregonara
Più caldo a tavola e più fresco in camera: strategie utili alla salute (oltre che all’economia). Se ne parla sul Corriere Salute in edicola gratis con il Corriere giovedì 17 novembre
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Se dovessimo sintetizzare con un «rimedio della nonna» scientificamente provato uno dei modi per affrontare in salute le temperature più fredde in arrivo sarebbe «mangia al caldo e dormi al freddo»: cibi caldi a tavola, ma qualche grado in meno nella camera da letto. Rimedio ancor più attuale dopo il decreto, firmato il 6 ottobre dal ministro della Transizione ecologica, per contenere i consumi di gas e che prevede 15 giorni in meno di accensione del riscaldamento e riduzione di un grado nelle case, passando da 20 a 19 °C. «Questa variazione è in linea con le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità la quale raccomanda che la temperatura domestica sia di 20 °C, con un’oscillazione di 2 gradi in più e altrettanti in meno. Con gli accorgimenti giusti, la popolazione generale sana non si accorge della differenza» spiega Giorgio Sesti, professore di Medicina interna all’università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di medicina interna. «Ci sono pochi studi rigorosi sull’effetto della variazione di 1 grado di temperatura in un ambiente, gli unici sono quelli condotti dai giapponesi che hanno una grande attenzione al microclima abitativo. Si è visto come per una riduzione come quella prevista nelle nostre case la pressione arteriosa del sangue varia meno di 1 millimetro di mercurio, vale a dire che se un soggetto ha 120 mmHg di “massima” passa a 121. In linea generale, una variazione di questo tipo non è quindi significativa dal punto di vista di possibili danni vascolari».
Il discorso può cambiare con categorie a rischio, non a caso dalle regole del decreto sono esclusi scuole, asili e luoghi di cura (ospedali e Rsa). «A casa, qualche precauzione in più bisogna avere per i bambini molto piccoli che non hanno ancora un sistema di regolazione della temperatura adeguato», prosegue Sesti. «Sono però soprattutto gli anziani fragili, spesso allettati, quelli più esposti. Questi pazienti non muovendosi soffrono di sarcopenia, una riduzione della massa e del movimento muscolare, uno dei più importanti meccanismi antifreddo. La contrazione muscolare può essere volontaria, come quando battiamo i piedi o le mani per scaldarci, e involontaria, come quando sentiamo i brividi. In ogni caso richiede muscoli efficienti che gli anziani fragili non hanno. Se questo tipo di paziente è a casa, bisogna preoccuparsi di coprirlo di più e meglio perché un grado potrebbe dare fastidio. Un anziano in salute è bene che prevenga la sarcopenia facendosi consigliare da un esperto qualche esercizio da eseguire a casa con pesetti da un chilo, per esempio. Anche portare buste della spesa leggere sono un ottimo allenamento. Un’altra categoria più esposta è quella dei malati reumatici, in particolare coloro che soffrono della sindrome di Raynaud. È un’alterazione della circolazione del sangue che colpisce più comunemente mani e piedi, rendendoli freddi, intorpiditi e di colore anomalo dopo esposizione a basse temperature. Un grado di differenza non dovrebbe essere sufficiente a scatenarla, ma è bene confrontarsi con il proprio medico se ci si accorge di non stare bene».
In generale, è più pericoloso non il calo di uno o due gradi, ma esporsi a uno sbalzo repentino di 10-12 °C.
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15 novembre 2022 (modifica il 15 novembre 2022 | 18:30)
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, 2022-11-15 17:35:00, Più caldo a tavola e più fresco in camera: strategie utili alla salute (oltre che all’economia). Se ne parla sul Corriere Salute in edicola gratis con il Corriere giovedì 17 novembre, Anna Fregonara