di Danilo di Diodoro
Studi condotti con la risonanza magnetica rivelano che alcune aree cerebrali sono chiamate a un superlavoro quando si altera la verità. Se ne parla sul Corriere Salute in edicola giovedì 21 luglio
Pubblichiamo in anteprima parte di un articolo del nuovo «Corriere Salute». Potete leggere il testo integrale sul numero in edicola gratis giovedì 21 luglio oppure in Pdf sulla Digital Edition del «Corriere della Sera».
Ci vogliono concentrazione e impegno per dire delle bugie, almeno se non si vuole correre il rischio di inventarsi storie deboli, a rischio di essere molto facilmente scoperte. Infatti, quando la mente è impegnata in altre attività, inventarsi una bugia credibile diventa un compito arduo, e si fa alto il rischio di essere scoperti. Lo indicano i risultati di uno studio sperimentale realizzato da Aldert Vrij del Dipartimento di psicologia dell’Università di Portsmouth, in Gran Bretagna, pubblicato sull’International Journal of Psychology & Behavior Analysis.
«La nostra ricerca ha mostrato come verità e bugia possano apparire ugualmente plausibili fino a quando a chi mente viene data la possibilità di restare concentrato su ciò che sta dicendo» afferma Aldert Vrij. «Ma, appena gli viene negata la possibilità di riflettere, chi sta ascoltando si rende conto che la verità appare molto più plausibile della bugia. Nel nostro esperimento questo risultato lo abbiamo ottenuto affidando a chi tentava di dire una bugia anche un secondo compito da svolgere contemporaneamente, sottolineando che si trattava di un compito importante». Quest’ultimo aspetto è decisivo, dal momento che se il secondo compito non è rivestito di una sua importanza, l’effetto di carico cognitivo sulla costruzione della bugia si perde.
Doppio compito
L’esperimento è stato realizzato in un laboratorio di psicologia cognitiva e ha coinvolto 164 partecipanti. A una parte del gruppo è stato detto di esprimere il proprio vero parere rispetto ad alcuni temi di attualità, mentre ad altri è stato chiesto di mentire rispetto alle loro vere opinioni. A una parte di questi ultimi è stato però anche affidato il compito di ricordare a mente un numero a sette cifre e alla fine sono stati proprio questi ultimi a costruire le bugie meno riuscite. La mente impegnata in un compito di una certa difficoltà, come ricordare il numero senza poterlo annotare, aveva meno energie cognitive da spendere per generare una bugia credibile. «È un approccio che si chiama “carico cognitivo imposto”» dicono gli autori dello studio. «Il razionale di questo approccio è che nel setting di un’intervista dire bugie è cognitivamente più impegnativo del dire la verità. Il carico cognitivo può essere aumentato attraverso specifici interventi che impongano una certa necessità di concentrazione».
Potete continuare a leggere l’articolo sul Corriere Salute in edicola gratis giovedì 21 luglio oppure in Pdf sulla Digital Edition del Corriere della Sera
19 luglio 2022 (modifica il 19 luglio 2022 | 15:44)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-07-19 13:30:00, Studi condotti con la risonanza magnetica rivelano che alcune aree cerebrali sono chiamate a un superlavoro quando si altera la verità. Se ne parla sul Corriere Salute in edicola giovedì 21 luglio, Danilo di Diodoro