Sul nuovo ministero dell’istruzione e del merito. Lettera

Sul nuovo ministero dell’istruzione e del merito. Lettera

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Inviata da Mario Ascione – Le parole hanno un peso specifico…creano. Danno vita. Nominare e chiamare per nome è determinare…dare legittimità a ciò che esiste. Delimitare il campo d’azione. Definire ciò che può esistere. Le parole non capitano a caso. Hanno un valore sacrale come nell’attimo della creazione che passa per il soffio della Parola che chiama alla vita dall’eternità indefinita al tempo della storia.

Cambiare un nome è dire un’identità nuova.

Allora bisogna essere attenti. Oculati sulla direzione presa con una definizione piuttosto che un’altra, con un nome che ne sostituisce un altro.

Il governo appena nato, col suo primo vagito, ci consegna nomi nuovi.

E tra tutti uno mi interessa in prima persona in qualità di docente assunto nella Pubblica Amministrazione.

Ebbene sento parlare di Ministro dell’Istruzione e del Merito.

Bene! Originale…

Ma in che senso?

Di quale merito stiamo parlando?

Innanzitutto la Scuola, se è pubblica e resta tale, non deve puntare al solo merito o mirare alla cura dei migliori.

La Scuola non è l’Istituzione di una élite definita e privilegiata.

Al massimo ha un solo obiettivo: rendere ciascuno migliore di ciò che era.

Ogni studente meritevole di aver camminato un passo più avanti rispetto al suo punto di partenza.

Io credo in una scuola di cammini che fanno diventare migliori. Tutti…

E smettiamola di rigirare la solita ritrita storia della meritocrazia come se la vita fosse una gara volta alla sola premiazione dei migliori.

È ovvio che i migliori vanno valorizzati. Sempre!

Ma quelli che non sono definiti migliori?

Quelli che faticano a stare al passo, che poi sono in maggioranza, che fanno? Restano nel loro angolo buio di ombra e di arretratezza?

La sfida è far gustare un brizzo di luce a chi prima non la vedeva ancora… ecco.

Come sarebbe bello se il ministro si sentisse promotore di una formazione creativa e permanente…di guida per ciascuno.

Le medaglie degli traguardi, di chi si sente arrivato, il primo sempre avanti rispetto a chi resta sempre dietro, non è nell’orizzonte della scuola a cui ho consacrato la mia professione e la mia vita stessa.

Sono un docente, formatore, educatore affinché ciascuno scopra come essere il meglio che può…maieutica.

Se poi si ribalta la riflessione e questo innovativo merito citato è da auspicare per la classe dei docenti, allora la situazione torna ad essere preoccupante. Intollerabile.

I docenti meritevoli saranno quelli più stipendiati.

E il merito avrà un corrispettivo in denaro.

Ecco qui posso anche sgranare gli occhi…finalmente!

Dopo anni che si stenta ad arrivare a fine mese un barlume di aumento.

Ma a chi?

Al migliore, come è giusto che sia!

E ricomincia la stessa gara ad essere al primo posto, avanti, e sempre e solo un passo avanti a qualcuno che mi deve stare dietro altrimenti io non potrò essere il migliore.

Ecco, è questa direzione conflittuale di meritocrazia che subordina che proprio non posso digerire.

E sto male…

Non amo i traguardi… ma i viaggi che mi mettono in moto.

Perciò non vi sforzate di essere originali a tutti i costi.

Di rinominare ciò che esiste senza deturpare.

Io non voglio essere il migliore…in gara con la vita.

Voglio amarla questa vita e così, con gli occhi innamorati, attraversarla in ogni sua direzione e farla attraversare. Dal primo all’ultimo…dal migliore al peggiore. E questo sarà il vero merito.

, 2022-10-22 14:02:00, Inviata da Mario Ascione – Le parole hanno un peso specifico…creano. Danno vita. Nominare e chiamare per nome è determinare…dare legittimità a ciò che esiste. Delimitare il campo d’azione. Definire ciò che può esistere. Le parole non capitano a caso. Hanno un valore sacrale come nell’attimo della creazione che passa per il soffio della Parola che chiama alla vita dall’eternità indefinita al tempo della storia.
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