Cosa cè dietro lo scontro tra il Papa e i tradizionalisti

Cosa cè dietro lo scontro tra il Papa e i tradizionalisti

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di Massimo Franco

Sotto la lente i rapporti con la Cina e con la Russia, l’accordo segreto con Pechino e i contrasti col mondo ortodosso, mentre restano nodi aperti Taiwan e e altre delicate questioni come una possibile rinuncia

Nel suo discorso ai diplomatici accreditati in Vaticano, luned 9 gennaio Francesco ha spiegato che continua un dialogo rispettoso e costruttivo tra la Santa Sede e la Cina di Xi Jinping. E per questo si concordato di prorogare per un altro biennio l’accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, stipulato a Pechino nel 2018.

In pi, il Papa ha ripetuto l’invito a un cessate il fuoco immediato nel conflitto iniziato dalla Russia in territorio ucraino.

Sono due temi spinosi della politica estera vaticana. E diventeranno dirimenti nello scontro con il fronte tradizionalista, e non solo, in vista del prossimo Conclave, quando ci sar .

La rottura con padre Georg

Il colloquio di ieri tra Francesco e l’ex prefetto della Casa pontificia e segretario di Benedetto, monsignor Georg Gnswein, ha portato i riflettori sulle polemiche aspre seguite ai funerali del Papa emerito.

Ma dietro una rottura personale consumatasi quasi al rallentatore negli anni, e foriera solo di nuovi veleni provenienti dal passato, si percepiscono scricchiolii destinati a pesare sul futuro della Chiesa.

Le scelte della diplomazia sotto il papato di Francesco si stanno confermando divisive. Si aggiungono al problema della rinuncia, che si sta cercando di regolamentare dopo quasi dieci anni dalle dimissioni di Benedetto. La soluzione sarebbe affidata a un gruppo ristretto guidato dal gesuita Gianfranco Ghirlanda, ex rettore dell’Universit Gregoriana e canonista di fiducia del Papa.

Le ipotesi sulla possibile rinuncia

Rinuncia e politica estera sono due temi che spesso affiorano insieme. Ma sui rapporti con la Cina, come su quelli con la Russia di Vladimir Putin, le correnti che premono per un approccio diverso sono pi omogenee.

Sulla rinuncia, invece, si notano divergenze sia tra i sostenitori, sia tra gli avversari di Jorge Mario Bergoglio. C’ chi tra i tradizionalisti cattolici ha gi detto che la rinuncia di Joseph Ratzinger deve rimanere un caso isolato, eccezionale. E chi invece pronto a accettare che diventi una prassi, nella speranza che Francesco lasci il pontificato appena possibile: un segno di insicurezza.

I contrasti sull’accordo segreto con la Cina

Sull’accordo con Pechino, invece, i fronti sono ben delineati. Il testo dell’intesa rimane segreto: nel senso che non se ne conoscono i contenuti, per volont cinese. E questo gi crea diffidenza.

E la cautela estrema del Vaticano nel condannare la repressione contro le proteste a Hong Kong, e il silenzio sulla persecuzione dei cinesi Uiguri di religione musulmana, all’estremo ovest del Paese, sono considerati un sottoprodotto dell’accordo del 2018.

Per i tradizionalisti, la conferma che Francesco avrebbe sacrificato la chiesa cattolica clandestina cinese sull’altare del dialogo con Xi; e che per le stesse ragioni non ha protestato a sufficienza per l’arresto nel maggio scorso del cardinale emerito di Hong Kong, Joseph Zen, ultranovantenne, liberato poi dalla polizia cinese su cauzione, e ricevuto nei giorni scorsi da Francesco.

Il nodo Taiwan

Zen un critico irriducibile delle intese con Pechino. E dietro di lui si indovina una corrente della Chiesa convinta che l’accordo finir col pontificato di Francesco, spiega un cardinale.

Il giudizio di questi settori cattolici che Xi sia un dittatore spietato, che cercherebbe di indottrinare i cattolici e di arrivare a una Chiesa di Stato, contando sui timori della Santa Sede di incrinare il dialogo.

Ma non si capisce dove arrivino le preoccupazioni e a che punto si mescolino con l’ostilit al pontefice argentino. Il fatto che la questione incroci il problema dell’indipendenza di Taiwan, l’isola che la Cina vorrebbe riprendersi e che un bastione dell’Occidente in Asia, complica ulteriormente la questione.

Gli equilibri tra Mosca e Pechino

Il Vaticano continua ad avere relazioni diplomatiche con Taiwan ma non con la Cina: di nuovo per volont di Pechino.

E l’invasione russa dell’Ucraina e la solidariet cinese con Putin hanno finito per coinvolgere anche le relazioni tra la Roma papale e Mosca.

La critica di fondo che viene mossa al pontificato argentino e alla Segreteria di Stato di avere privilegiato in questo decennio i rapporti con regimi autocratici. Con la Cina, nella speranza di lungo periodo di convertire almeno una parte di quel Paese immenso; e con la Russia, per favorire il dialogo tra cattolici e ortodossi. Ma i risultati finora si sono rivelati magri.

Xi Jinping non recede da un nazionalismo comunista che vede la religione come un fenomeno solo da normalizzare. indicativo che nelle rare occasioni nelle quali gli sarebbe stato possibile incontrare Francesco, si sia ben guardato dal farlo: nonostante la cordiale disponibilit papale.

I contrasti col patriarca russo

Quanto alla Russia, la mediazione vaticana stata ignorata da Putin. E di riflesso sono regredite le aperture, arrivate al culmine nell’abbraccio a Cuba del 2016 col patriarca moscovita Kirill: lo stesso che oggi Francesco definisce chierichetto di Putin.

E questo mentre in Occidente c’ chi accusa Bergoglio di avere tenuto, almeno all’inizio, una posizione non abbastanza netta contro Mosca.

Sulla Russia, se anche esisteva un’analisi diversa da parte di Benedetto, non se n’ mai avuta notizia. Quando fu chiesto un commento sulla questione ucraina, dal Monastero si fece sapere che il Papa emerito preferiva tacere.

9 gennaio 2023 (modifica il 9 gennaio 2023 | 22:53)

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