il retroscena
di Fabio Savelli11 set 2022
Una corsa contro il tempo in cui non tutti remano dalla stessa parte tra accuse di ostruzionismo istituzionale e presunti tornaconti elettorali. Una scadenza dietro l’altra e un vincolo, quello di venerdì 16 settembre, in cui il governo spera di varare un nuovo decreto bollette da 12-13 miliardi per alleviare il conto del costo del gas a cui sono agganciati i prezzi dell’energia elettrica. Ad agosto si sono superati anche i 600 euro a megawattora e senza aiuti immediati il costo della bolletta, che le società che erogano l’energia spediranno ai loro clienti tra settembre ed ottobre, rischia di provocare fermi prolungati nelle fabbriche e di far chiudere migliaia di esercizi commerciali a corto di liquidità. Eppure prima di varare il maxi-intervento a sostegno dell’economia serve un doppio voto favorevole di Camera e Senato alla relazione programmatica sui saldi di bilancio che il ministro del Tesoro, Daniele Franco, ha trasmesso giovedì scorso al Parlamento per trasparenza istituzionale.
Nel calendario dei lavori parlamentari non sarebbe stata assegnata alla relazione programmatica di Bilancio, necessaria all’approvazione del nuovo decreto, la corsia preferenziale che meriterebbe. Nessuno a Palazzo Chigi nasconde l’apprensione per i giorni che passano, pur avendo fatto di tutto per «accelerare l’iter». Il voto alla Camera fissato per martedì e al Senato previsto per giovedì arriva troppo a ridosso del Consiglio dei ministri immaginato per approvare le misure di sostegno. A ridosso anche del viaggio istituzionale negli Stati Uniti che Draghi ha in programma da sabato 17.
Il decreto in gestazione si sovrappone poi alla conversione parlamentare del decreto Aiuti-bis, ostaggio delle liti tra partiti che riguardano il Superbonus. Con i Cinque Stelle che lo ritengono migliorabile per la parte relativa alla cessione dei crediti alle banche e su cui, dicono, si rischia il fallimento di 30 mila aziende che si sono esposti con gli istituti trovandosi ad anticipare il pagamento dei materiali. Ma i vincoli sul superbonus sono uno dei capisaldi dell’esecutivo, soprattutto perché si tratta di un incentivo che sta gonfiando a dismisura il costo per lo Stato. Tanto che il governo lo ha esplicitato anche nella relazione il cui il ministro Franco registra come «lo spazio fiscale che si intende destinare alla copertura di misure a ulteriore sostegno di famiglie e imprese sarebbe stato ancor più robusto se non si fosse registrato un andamento della spesa per bonus edilizi significativamente superiore rispetto alle stime». Spesa che «risulta aver già superato di 1,3 miliardi (solo nel 2022) le previsioni, con aggravio per il bilancio pubblico».
La dinamica delle entrate tributarie a luglio ed agosto fortunatamente restituisce una diapositiva migliore delle attese. Ma è una magra consolazione. Perché la maxi-inflazione di questi mesi trascina il gettito Iva, come storicamente accade nei periodi in cui i prezzi decollano verso l’alto. Le coperture aggiuntive, ha scritto il Tesoro, ammontano a 6,2 miliardi. Poco meno della metà delle risorse da mettere in campo. Senza scostamenti di bilancio, ha rivendicato Draghi, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, invita a smontare questa tesi mettendo sul «tavolo 30 miliardi». Dagli extra-profitti sulle aziende energetiche arriverebbero solo circa 900 milioni di gettito della seconda rata di fine agosto, che si aggiungerebbero agli 1,3 miliardi di giugno.
Così rischiano di ritardare gli interventi promessi dal governo con l’invito dei partiti a far tornare i parlamentari a votare in piena campagna elettorale. In primis il rafforzamento del credito d’imposta anche alle aziende non energivore, sotto i 16,5 chilowattora di consumi. La tagliola per supermercati, bar, ristoranti ed esercizi commerciali che spingono per vedersi restituito nel cassetto fiscale almeno il 50% del conto energia. Ma anche il bonus sociale per le bollette al momento confinato a chi ha un Isee fino a 12 mila euro. Fino alla rateizzazione per l’ultimo trimestre dell’anno che costringe il governo ad anticipare alla filiera elettrica più di 1 miliardo a trimestre. Senza contare, è una delle richieste di Confindustria, l’ipotesi che lo Stato si vesta da garante di ultima istanza con le banche per i crediti alle imprese alle prese con i costi delle bollette. Provvedimenti appesi alla campagna elettorale dei partiti mentre il Paese vive la più grande crisi energetica dagli anni ’70.
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, 2022-09-11 05:31:00, In pericolo il credito d’imposta per le aziende non energivore e il sostegno anche per chi presenta un Isee sopra i 12 mila euro , Fabio Savelli