In questi giorni, come abbiamo ribadito più e più volte, si è aperta la possibilità di esprimere le 150 preferenze nelle istanze di partecipazione alle procedure di attribuzione dei contratti a tempo determinato. Sono giorni caldissimi, oltre che per il tempo atmosferico, per moltissimi docenti, in attesa di sapere cosa li aspetta in futuro.
La Repubblica ha raggiunto una docente torinese di 39 anni che sta vivendo un periodo di ansia e incertezza. Ecco la sua situazione: “Sono docente precaria da dieci anni. Finalmente dovrei essere immessa in ruolo e dovrei essere felice per questo: invece non dormo di notte e vivo nell’ansia di non sapere cosa succederà a settembre. Sarà un algoritmo a scegliere per il mio futuro e potrebbe anche scegliere una scuola molto distante dalla mia famiglia, da mio marito, dai miei due bimbi e da mia mamma invalida. Tutto questo si poteva evitare tornando ai metodi pre-Covid, ossia scegliendo in presenza in maniera più cristallina e semplice”, ha detto.
“Assurdo, quest’anno non sappiamo neanche quali siano i posti disponibili. È una scelta al buio. Sto facendo entrambe le domande, da titolare e da supplente, perché ancora non so dell’immissione in ruolo in modo ufficiale. Sono risultata idonea al concorso ordinario del 2020 e facendo i calcoli sulla base dei numeri dei posti autorizzati dal governo dovrei entrare nelle graduatorie dell’infanzia e della primaria: ma questi numeri sono stati comunicati solo attraverso i sindacati. Per riuscire a superare quel concorso studiavo di notte mentre allattavo mio figlio. Mi preparai duramente per farcela e fu una delle più grandi gioie della mia vita. Ora, però, vivo la stessa paura degli ultimi anni perché non vedo chiarezza e soprattutto perché dal prossimo anno, come gli altri vincitori di quel concorso, finiremo in fondo alle graduatorie”, ha aggiunto con amarezza.
La proposta della docente
Molte le ripercussioni nella vita privata: “Viviamo la paura di non sapere se a settembre lavoreremo e dove, nonostante punti e abilitazioni conquistati per essere docenti migliori. Tutto questo incide nella costruzione di una famiglia, nel chiedere un mutuo o un finanziamento, e alla fine incide soprattutto sulla propria serenità”.
“Temo di non sapere cosa ne sarà di me. I posti in tante scuole ci sono. Ma non abbiamo neanche una graduatoria di quelli disponibili. Devo scegliere comunque gli istituti vicino a casa anche se non sembra abbiano disponibilità? Ripeto, la soluzione era semplice: fare tutto ciò in presenza e confrontarsi, per scegliere, con il personale del ministero. Invece no: il Covid è passato, ma non questi problemi”, ha concluso.
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