La Consulta boccia i ricorsi delle Regioni sul dimensionamento scolastico proposto dal Governo. Lo si apprende nella mattinata del 22 dicembre.
In base a come riporta l’Ansa, le norme censurate dalle Regioni, nonostante interferiscano “con la competenza regionale concorrente in materia di istruzione, sotto il profilo del dimensionamento scolastico“, “si fondano però, in via prevalente, su diversi titoli della competenza esclusiva statale“, quali, in particolare, “ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato” e “norme generali sull’istruzione“.
É quanto si legge nella sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato non fondati i ricorsi delle Regioni Toscana, Emilia-Romagna e Puglia contro le disposizioni della legge n. 197 del 2022.
Ciò in quanto, “senza in alcun modo incidere sulla concreta possibilità per le regioni di localizzare gli edifici scolastici ove collocare le istituzioni autonome o i relativi plessi, le previsioni impugnate ridefiniscono la consistenza del contingente organico” dei dirigenti scolastici e dei Dsga.
In tale prospettiva, “la nuova normativa non determina, almeno nel primo anno di applicazione, nemmeno una diminuzione del numero complessivo di dirigenti assegnato a ciascuna delle regioni ricorrenti, che anzi aumenta di qualche unità; precludendo il ricorso all’istituto della reggenza, diminuisce invece il numero delle istituzioni scolastiche autonome, inducendo alcuni accorpamenti di plessi con le stesse, per cui i primi si configureranno quali sedi distaccate delle seconde“.
La sentenza, tra l’altro, ha precisato che la normativa statale si pone “come dichiarato obiettivo quello di dare attuazione alla riorganizzazione del sistema scolastico prevista nel Pnrr” ed è diretta, in sintesi, a rendere “più efficiente ed efficace il sistema: essa, adottando il criterio della popolazione scolastica regionale, evita infatti gli effetti negativi, incrementati anche dal calo demografico, dell’eccessiva parcellizzazione delle istituzioni scolastiche; supera l’istituto della reggenza e le relative esternalità non positive (precarietà e duplicazioni di adempimenti); mantiene i risparmi che saranno realizzati in virtù di questa evoluzione all’interno del sistema dell’istruzione, dedicandoli a finalità meritorie“.
Ha però anche sottolineato che la piena realizzazione degli obiettivi della riforma implica “che la leale collaborazione sia intesa nel significato sostanziale, più volte specificato da questa Corte, di una responsabilità diffusa in vista della “doverosa cooperazione per assicurare il migliore servizio alla collettività” (sentenze n. 190 e n. 40 del 2022, n. 62 del 2020 e n. 169 del 2017; nello stesso senso, sentenza n. 33 del 2019), evitando l’arroccamento in letture rigide delle competenze e dei relativi raccordi“.
L’orientamento della Giurisprudenza sembra andare a favore del Ministero e del Governo.
Come sappiamo, sul dimensionamento scolastico il Consiglio di stato ha dato ragione al Ministero dell’Istruzione e del Merito bocciando il ricorso della Regione Campania.
Nell’udienza del 28.11.2023, il Consiglio di Stato ha confermato la decisione, presa con decreto monocratico del 6 novembre, con la quale era stata già sospesa l’efficacia dell’ordinanza del TAR Campania-Napoli del 30 ottobre in merito al decreto interministeriale di attuazione della riforma del dimensionamento scolastico prevista dal PNRR, impugnato dalla Regione Campania.
In precedenza il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara era tornato sul tema, chiarendo che una recente sentenza della Corte Costituzionale ha confermato la legittimità costituzionale della legge, sfatando i timori sulla chiusura di plessi scolastici.
La decisione dei giudici, secondo il Ministro, sottolinea l’infondatezza degli allarmismi generati attorno a questa riforma, che è una componente chiave del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il Ministro ha espresso preoccupazione per chi si oppone alla riforma, considerandola una deriva diseducativa.
Il nuovo dimensionamento non comporterà la chiusura di plessi scolastici e prevede risparmi da reinvestire nel settore educativo. Inoltre, rispetto alle preoccupazioni per i territori montani e i piccoli comuni, Valditara ha rassicurato che non ci sarà più il requisito minimo di 400 alunni per mantenere l’autonomia scolastica. Il Ministro ha anche evidenziato che eventuali ritardi nell’attuazione potrebbero compromettere l’avvio dell’anno scolastico successivo e il pagamento della rata Pnrr.
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Tagli a DS e DSGA, la Consulta boccia ricorsi sul dimensionamento scolastico di Toscana, Emilia Romagna e Puglia: Prevale la competenza di Stato