di Guido Santevecchi
La Marina Usa perderebbe due portaerei e 20 grandi navi, certo sventando, all’ultimo, l’invasione. Un think tank ha ipotizzato questo scenario in una simulazione di giochi di guerra: coinvolti generali e funzionari del Pentagono
Anno 2026, D-Day dell’attacco cinese a Taiwan: Massiccio bombardamento da parte degli aerei e delle navi della flotta di Pechino; sbarco della prima ondata cinese; i difensori taiwanesi si concentrano sulle teste di ponte sulle spiagge; gli attaccanti cinesi non riescono a far affluire rinforzi e rifornimenti perch sottomarini americani, cacciabombardieri della US Air Force appoggiati anche dall’aviazione del Giappone intervengono e paralizzano rapidamente il tentativo di invasione. questo lo scenario pi probabile che emerge da un’analisi approfondita del Center for Strategic and International Studies, rispettato think tank basato a Washington.
Gli strateghi (a tavolino) del Csis hanno condotto una serie di war games: 24 round in tutto, coinvolgendo ex generali americani, ufficiali della US Navy, funzionari del Pentagono. I partecipanti hanno spostato le loro pedine blu e rosse che rappresentavano difensori e attaccanti sulle mappe del teatro taiwanese, giungendo alla conclusione che un’invasione affonderebbe rapidamente nello Stretto. Il costo della difesa dell’isola democratica per sarebbe elevatissimo: oltre alle migliaia di morti da una parte e dall’altra, la US Navy perderebbe due portaerei e tra le 10 e le 20 grandi unit navali di superficie. E soprattutto, Taiwan uscirebbe dal conflitto devastata: un’economia degradata, un territorio al buio per i danni terribili alla rete elettrica causati dall’attacco cinese, risulta dalle simulazioni di guerra. La flotta cinese cesserebbe di essere operativa per diversi anni, secondo la previsione.
10 gennaio 2023 (modifica il 10 gennaio 2023 | 15:29)
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