di Paola Di CaroIl vicepresidente di Forza Italia: noi al governo i veri patrioti, c’è l’interesse del Paese. In queste elezioni non ha vinto nessuno, se non l’astensione Il centrodestra brucia e Antonio Tajani, coordinatore e vicepresidente di Forza Italia, vorrebbe spegnere il fuoco. Evita di entrare nel botta e risposta tra Tosi e Meloni — «È una polemica davvero inutile e superata» — e invita tutti a «non drammatizzare un risultato che sta passando per quello che non è. Come ha detto Berlusconi , in queste elezioni non ha vinto nessuno, se non l’astensione. E quello che tutti noi del centrodestra dovremo fare non è metterci a litigare sulla leadership, ma riconquistare la fiducia dei cittadini che si allontanano dalla politica. A questo deve servire un vertice: a darci un progetto, a convincere la gente a tornare a votare, a dare una prospettiva di governo e un’idea di Paese per il futuro». Meloni lo vuole al più presto, Salvini condivide: voi? «Anche noi siamo d’accordo. Berlusconi ha detto che organizzerà un confronto approfondito su programmi, temi cruciali per il centrodestra — la libertà di impresa, la diminuzione della pressione fiscale, la lotta all’oppressione giudiziaria e burocratica, l’ambiente — che ci permetteranno non solo di vincere le elezioni, ma di governare. Lui, con la sua capacità di mediazione, il suo equilibrio, il saper smussare gli angoli, fare rinunce e rendersi concavo e convesso, è indispensabile al centrodestra». Sicuro che il ruolo che il leader di FI immagina per sé sia riconosciuto dagli alleati, visto che entrambi aspirano alla leadership? «Lasciamo perdere questo continuo parlare di leadership o premiership: gli elettori vogliono sapere non chi va, ma cosa si fa al governo. Nel centrodestra ci sono oggi tre leader, di forze diverse. Prima vinciamo, poi pensiamo a chi sarà il “capo”. Berlusconi può avere il ruolo di promotore per la sua esperienza, la sua saggezza, per la capacità di mediazione e la facilità nei rapporti umani, per il suo essere — lui sì — un leader riconosciuto, dentro e fuori il centrodestra». Quando si farà il vertice? «Nei prossimi giorni. Andrà giustamente preparato, inutile incontrarsi solo per una photo opportunity». Ma esattamente, oltre che di programma, di cosa dovete parlare? Regionali? «Parleremo di tutto. Le Regionali certo sono un tema, dovremo presentarci con i nomi giusti perché si possa vincere nelle Regioni, non spartirci candidature». Significa che in Sicilia non si può ripresentare Musumeci o in Lombardia si può pensare a un sostituto di Fontana? La regola della ricandidatura degli uscenti non vale più? «Significa che dobbiamo appunto scegliere i nomi migliori, a partire dalla Sicilia che è la prima che andrà al voto. Nessun veto, ma è giusto che venga candidato chi può vincere. Se un uscente non ha chance di essere rieletto, qual è il vantaggio nel ricandidarlo? Dovremo appunto arrivare preparati al vertice per parlarne, esaminare i vari casi e decidere». Ma voi sareste disposti ad affermare che nella prossima legislatura non sarete più disponibili ad allearvi con Pd e M5S, come vorrebbe Meloni quando pretende «chiarezza»? «Berlusconi lo ripete ogni volta, dice continuamente che il nostro obiettivo è vincere e governare con il centrodestra, che lui ha creato. Noi non abbiamo mica fatto accordi programmatici con M5S e Pd, abbiamo risposto alla chiamata a tutti i partiti per salvare il Paese che si dibatteva in una crisi sanitaria senza precedenti, con effetti che potevano essere devastanti sul tessuto economico e sociale. Dovevamo lavarcene le mani? No, perché come fanno i veri patrioti, abbiamo messo l’interesse del Paese davanti a quello di partito». Crede che l’esperienza del governo sia alla fine? «Finirà come previsto a marzo, allora si potrà votare. E allora potremo presentarci con un centrodestra in cui FI avrà un ruolo essenziale, perché senza di noi non si vince». Ma se la conflittualità ai vertici del centrodestra restasse e l’armonia perduta non si ritrovasse in fretta, la tentazione di tornare al proporzionale l’avreste? «La conflittualità dei vertici non è quello che ci chiedono gli elettori, che ci vogliono e ci premiamo se uniti. Rompere il centrodestra vorrebbe dire tradirli. E comunque non mi sembra ci sia tempo per ragionare di proporzionale: lo vorrebbe Letta, perché sa che perderebbe altrimenti. Ma non è più possibile muoversi solo per interesse di partito» 29 giugno 2022 (modifica il 29 giugno 2022 | 07:20) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-29 06:22:00, Il vicepresidente di Forza Italia: noi al governo i veri patrioti, c’è l’interesse del Paese. In queste elezioni non ha vinto nessuno, se non l’astensione, Paola Di Caro